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WALL STREET: PROVE TECNICHE DI CORREZIONE

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Alta tensione alla borsa di New York, dove gli indici sono stati colpiti da una nuova ondata di vendite a causa di un mix di notizie negative relative allo stato dell’economia statunitense e alla crisi dei mutui subprime. Il Dow Jones ha ceduto il 2.65% a 13299 (un calo di 361 punti, il piu’ forte da agosto), l’S&P500 ha perso il 2.94% a 1475, il Nasdaq e’ arretrato del 2.70% a 2748 (peggior ribasso dallo scorso febbraio).

A mettere sotto pressione gli indici – con accelerazione dei sell nell’ultima mezz’ora – ancora una volta la debolezza del settore finanziario/bancario, il forte deprezzamento del biglietto verde e l’avvicinarsi del prezzo del greggio alla soglia dei $100. Altre 4 notizie negative hanno armato il braccio dei ribassisti: 1) una dichiarazione sui tassi di un governatore della Fed; 2) un esponente del governo cinese ha detto che la Cina potrebbe diversificare le proprie riserve valutarie vendendo dollari; 3) General Motors ha annunciato una perdita trimestrale monstre di $39 miliardi (un record negativo nella storia economica Usa); 4) infine il Procuratore Generale di New York, Andrew Cuomo, ha citato in giudizio i big dei mutui Usa Fannie Mae e Freddie Mac, nell’ambito dell’indagine sul settore mutui immobiliari ad alto rischio.

“E’ stata la miscela esplosiva di paure per petrolio, dollaro e subprime, che ha colpito il mercato in un botto” ha detto Paul Nolte, direttore degli investimenti di Hinsdale Associates. “Questi fattori non sono nuovi, ma oggi e’ il primo giorno che prendono il centro del palcoscenico. Sembra che nessuno volesse chiudere la seduta con un portafoglio long, passare la nottata era la massima preoccupazione, per questo c’e’ stato il selloff proprio alla fine della seduta”. Stando alle voci sul mercato newyorkese, sembra destinato a crescere il numero delle banche coinvolte nel credit crunch causato dai mutui subprime.

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Nei giorni scorsi sia Citigroup che Merrill Lynch hanno annunciato svalutazioni record per complessivi 20 miliardi. Alcuni analisti hanno stimato oggi possibili perdite a carico di Lehamn Brothers e Bear Stearns comprese tra i $3 e i $4 miliardi. Nuove svalutazioni
sono state previste per Morgan Stanley (MS). Il titolo della banca d’affari ha perso il 6%. Da una ricerca della Fed e’ emerso che il “credit crunch” ha drasticamente ridotto le possibilita’ di concessione di credito a consumatori e aziende da parte delle grosse banche d’affari colpite dalla crisi dei mutui.

“Non ci si puo’ nascondere da nessuna parte”, ha detto alla Dow Jones Jack Ablin, chief investment officer di Harris N.A. Il sell-off in borsa del settore finanziario – ha aggiunto – riflette “l’avvitamento a spirale della crisi del credito” per via della poca trasparenza delle banche. “Siamo come davanti a un uragano: sappiamo che colpira’, ma nessuno sa esattamente quanto gravi saranno i danni”.

Come se non bastasse, il procuratore generale di New York Andrew Cuomo ha citato in giudizio i colossi para-pubblici dei mutui Usa Fannie Mae e Freddie Mac, nell’ambito di un’indagine sul settore dei mutui subprime per l’acquisto di case. L’indagine cerca di ottenere informazioni sui prestiti per i mutui che le due società hanno comprato da banche, inclusa Washington Mutual (il cui titolo ha perso oltre il 7%). Cuomo ha anche citato in giudizio le banche d’investimento coinvolte nell’indagine, senza pero’ fare i nomi. Jim Cramer, noto conduttore Tv, ha dato a Cuomo del “comunista”.

Wall Street e’ particolarmente nervosa per queste news relative al credit crunch esploso la scorsa estate. L’agenzia di ratings Moody’s ha emesso un downgrade per circa $36 miliardi di debiti bancari nella forma di structured investment vehicles (SIV): si tratta di circa l’11% del totale di SIV in circolazione. Gli analisti di Royal Bank of Scotland Group hanno fatto un calcolo, secondo cui banche e brokers potrebbero essere costretti a svalutazioni in totale di $100 miliardi, relative ad attivita’ illiquide e ormai difficilmente vendibili sul mercato.

Serie preoccupazioni sono state inoltre sollevate dai governatori della Fed, Pool e Lockhart, che hanno espresso dubbi sulla crescita dell’attivita’ economica degli Stati Uniti evidenziando come le attuali condizioni del sistema produttivo non rispecchino i dati favorevoli che continuano a giungere dal fronte macro.

A contribuire al sentiment negativo a Wall Street e’ stata anche la maxi perdita ($2.88 per azione) riportata dal colosso dell’auto General Motors (GM) corrispondente a un rosso record nella storia della finanza americana pari a $39 miliardi. Il titolo ha lasciato sul terreno circa 5 punti percentuali. L’unico componente del Dow Jones in grado di chiudere la seduta in territorio positivo e’ stato Boeing (BA). Le maggiori perdite sono state riportate, oltre dalla gia’ citata GM, da American Express (AXP), American International Group (AIG) e JP Morgan (JPM). Nel settore finanziario gli investitori hanno venduto a piene mani i titoli dei due big dei mutui nel mirino di Cuomo: Fannie Mae ha perso -10.1% a $49.79, Freddie Mac -8.6% a $45.13, minimo dal settembre 2000. Washington Mutual ha perso -7.76%, anche per via di un warning su massicce perdite previste sui mutui immobiliari. Infine il gigante delle carte di credito Capital One e’ crollato di -15.53%; qui l’annuncio e’ che le svalutazioni per i clienti che non riescono a pagare le rate delle proprie carte di credito potrebbero essere di centinaia di milioni di dollari in piu’ del previsto.

Irrilevanti ai fini del trading giornaliero gli ultimi dati macroeconomici. Il buon numero sulla produttivita’ del terzo trimestre non e’ servito assolutamente a nulla per arginare le perdite sull’azionario. L’indicatore e’ schizzato del 4.6% nel periodo luglio-settembre, nettamente al di sopra delle attese degli analisti (+3.1%). Note positive sono emerse anche dalla componente dl costo unitario del lavoro, scesa dello 0.2% in controtendenza con le previsioni del mercato. Le scorte di magazzino all’ingrosso sono cresciute in misura superiore alle attese (+0.8% contro +0.1%).

Sugli altri mercati, nel comparto energetico il petrolio ha chiuso in leggero calo dopo aver segnato un nuovo record storico a $98.62, durante le contrattazioni elettroniche della mattina. A raffreddare le quotazioni del greggio sono stati i dati settimanali sulle scorte che hanno registrato un calo inferiore alle attese. Alla fine della giornata i futures con consegna dicembre hanno ceduto 33 centesimi a $96.37.

Sul valutario, il dollaro continua a sprofondare verso i minimi con l’euro che ha continuato a spingersi al rialzo a nuovi record nei confronti della valuta Usa. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4637. La Casa Bianca non ha rilasciato commenti sulla debolezza del dollaro, dicendo che non parla di “movimenti di valute”, ma ha definito “troppo alti” i prezzi del petrolio. Il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto, ha detto che l’amministrazione “si astiene dal commentare i movimenti delle valute” e ha rinviato le domande al Dipartimento del Tesoro. La portavoce Dana Perino ha invece dichiarato che “i prezzi del petrolio sono troppo alti”. Il dollaro ha esteso oggi le ampie perdite, scivolando al minimo dei 12 anni contro il franco svizzero, di 26 contro la sterlina e stabilendo nuovi record al ribasso nei confronti di un basket di valute.

La debolezza del biglietto verde ha avuto l’effetto di spingere al rialzo le quotazioni dell’oro, da sempre visto come un bene rifugio. I futures con scadenza dicembre sul metallo prezioso sono avanzati di $10.10 a $833.50, nuovo top di 28 anni. In progresso i Titoli di Stato Usa. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.3340% dal 4.367% di martedi’.

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