Prosegue in forte rialzo la seduta dei mercati USA.
Al New York Stock Exchange e’ scattato il blocco degli ordini automatici di acquisto, una misura per evitare gli eccessi di rialzo.
Secondo l’analisi tecnica, per quanto riguarda il Dow Jones (DJI), il rimbalzo iniziato nella seduta di giovedi’ proseguira’ solo se l’indice riuscira’ a mantenersi al di sopra della resistenza di 7.690-7.700 punti.
Performance brillante per il Nasdaq (IXIC), che si muove attorno a quota 1.191. Guardando al potenziale di rialzo, le prossime resistenze sono fissate a 1.200 e 1.206 punti. Il prossimo supporto e’ invece a quota 1.188, seguito da 1.180.
A determinare il forte rialzo degli indici nella seduta di giovedi’ sono state soprattutto le ricoperture di posizioni corte. Gli operatori si chiedono quindi quanto sia sostenibile questo rally. “Abbiamo avuto un paio di giorni del genere in passato, ma il mercato non e’ stato in grado di sostenere il rimbalzo”, osserva Bob Basel, trader di Salomon Smith Barney, intervistato dal Wall Street Journal. Secondo molti, infatti, la performance di ieri e’ stata determinata da una sensazione che i mercati dovevano per forza rimbalzare dopo essere piombati mercoledi’ ai minimi degli ultimi cinque anni.
Da segnalare che il rimbalzo di giovedi’ ha preso forza quando l’indice della volatilita’ implicita CBOE Market Volatility Index ha superato l’importante soglia dei 50 punti (VIX).
Oggi, alle ricoperture si e’ aggiunta l’azione di quegli investitori che escono dai Treasury e cominciano a riposizionarsi sull’azionario.
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Sul fronte macroeconomico, hanno contribuito a mettere di buonumore gli investitori i dati complessivamente in linea con le stime su vendite al dettaglio e prezzi alla produzione di settembre.
Le vendite al dettaglio sono diminuite dell’1,2%, facendo registrare il calo piu’ significativo dallo scorso novembre. Il consensus generale di mercato era per una flessione dell’1,1%. Esclusa la componente relativa alle auto, l’indicatore ha messo a segno un rialzo dello 0,1%, in linea con le attese.
L’indice dei prezzi alla produzione ha registrato un rialzo dello 0,1%, in linea con le previsioni. Anche l’indice ”core”, depurato cioe’ dalle componenti piu’ volatili, quali i settori alimentare ed energetico, e’ aumentato dello 0,1%, rispettando le stime di mercato.
Il mercato ha invece snobbato il dato decisamente sconfortante sulla fiducia dei consumatori redatto dall’Universita’ del Michigan. Il dato preliminare di ottobre si e’ attestato a 80,4 punti, contro gli 86,1 del mese di settembre. Si tratta del livello piu’ basso degli ultimi dieci anni e del quinto ribasso consecutivo. Le attese erano per un valore di 85,2 punti.
Da segnalare anche alcuni spunti positivi provenienti dal fronte societario. La conglomerata General Electric (GE – Nyse) ha rispettato le stime sugli utili del terzo trimestre, anche se il fatturato e’ risultato leggermente inferiore alle previsioni. Alla luce della trimestrale nel complesso positiva l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha confermato il giudizio di ‘AAA’, che il colosso industriale mantiene dal 1967. La banca d’affari Lehman Brothers ha alzato il giudizio sul colosso informatico IBM (IBM – Nyse) da ‘equalweight’ ad ad ‘overweight’.
Ma non mancano le notizie sconfortanti. Da segnalare il nuovo profit warning della societa’ di infrastrutture per tlc Lucent Tech (LU – Nyse), che ha fatto sapere che la perdita di $0,45 per azione prevista in precedenza non sara’ sufficiente a causa di ulteriori svalutazioni e accantonamenti. Continua poi la raffica di notizie negative sui semiconduttori. Le banche d’affari UBS Warburg e Salomon Smith Barney hanno tagliato il target price e le stime sugli utili del n.1 mondiale Intel (INTC – Nasdaq). Il colpo di grazia per la societa’ e’ arrivato poi da SoundView Tech. E secondo indiscrezioni, si profila un quarto trimestre decisamente negativo per Taiwan Semi (TSM – Nasdaq) e United Micro. UBS ha ridotto le previsioni di crescita sul settore dei pc, motivando la decisione con la debolezza dell’hi-tech. Infine, il colosso della chimica Monsanto (MON – Nyse) ha lanciato un allarme sugli utili del 2002.
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