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WALL STREET: PROSEGUE L’EROSIONE DELL’AZIONARIO USA

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Un’altra seduta caratterizzata da pesanti vendite sui mercati azionari americani, intensificatesi con il rilascio del dato sull’inflazione, ancora in crescita. Il Dow Jones e’ arretrato dell’1.88% a 11205, l’S&P500 dell’1.68% a 1270, il Nasdaq ha ceduto l’1.50% a 2195. Ha recuperato terreno il dollaro, mentre e’ apparso sotto pressione il petrolio, arretrato con il dato sulle scorte.

Nel mese di aprile, i prezzi al cunsumo hanno registrato un incremento dello 0.6%, risultando superiori alle attese degli analisti, che erano per un progresso dello 0.5%. E’ risultata superiore al consensus anche la versione “core” del dato, che non tiene conto degli elementi piu’ volatili quali cibo ed energia, avanzata dello 0.3% contro le attese di +0.2%.

Il dato, che arriva all’indomani del contrastato dato sui prezzi alla produzione, ha intensificato i timori degli investitori, ultimamente nervosi a causa dello spingimento, oltre le attese, del ciclo rialzista sui tassi. La Fed ha infatti sottolineato, nell’ultimo meeting (in cui e’ stato portato il costo del denaro al 5%), che le future mosse di politica monetaria dipenderanno in gran parte dalla qualita’ dei dati economici che verranno rilasciati quotidianamente sui mercati: nel caso di chiari segnali di un aumento delle pressioni inflazionistiche (come in questo caso), diventa poco probabile un vicino stop delle strette creditizie operate da Bernanke e dal suo “equipaggio”.

Immediata la reazione degli investitori, che da tempo sperano in una tregua del “caro-vita”, tradotta in un massiccio e diffuso sell-off sull’azionario, che ha portato il Dow Jones a realizzare la peggiore performance giornaliera di diversi mesi ed il Nasdaq a passare in territorio negativo rispetto all’inizio dell’anno.

Tutte le blue chip hanno contribuito al forte calo dell’indice industriale, fatta eccezione per Hewlett-Packard, in buona crescita, forte dell’ultima trimestrale. Il colosso informatico ha riportato, nell’after hour di martedi’ risultati che hanno battuto le attese degli analisti: il titolo e’ riuscito ad avanzare del 3.5%. Il gruppo ha anche annunciato che ridurrà i suoi centri data, dagli attuali 85 sparsi in tutto il mondo a sei concentrati negli Usa nell’ambito del piano di taglio dei costi che prevede risparmi per circa un miliardo di dollari nei prossimi anni. Per il resto, forti cali sono stati registrati da Alcoa, Boeing, General Motors, AT&T ed Exxon Mobil, quest’ultimo costretto ad accusare anche il calo del petrolio.

Il greggio, che gia’ si era portato sotto i $70 nelle recenti sedute, ha intensificato le perdite , scivolando ai piu basso livelli di cinque settimane. I contratti futures con scadenza giugno hanno ceduto 84 centesimi a $68.69 al barile. A mettere pressione al comparto, oltre al taglio delle previsioni sulla domanda globale da parte dell’OPEC, e’ stato anche il terzo rialzo consecutivo del dato relativo alle scorte di benzina.

Tra gli altri titoli, va menzionato il rialzo della catena d’elettronica Circuit City, che ha confermato l’outlook positivo per il prossimo anno fiscale e il calo della societa’ sviluppatrice di microchip Applied Materials, penalizzata dalle previsioni sui prossimi trimestri da molti giudicate “conservative”.

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Sugli altri mercati, ha ceduto terreno l’oro che, dopo aver toccato un massimo intraday di $712.50 ha invertito rotta con il rilascio del dato sul CPI e il conseguente rafforzamento del dollaro. I futures con consegna giugno sono arretrati di $1.100 a $691.80 all’oncia.

In calo, quindi, anche l’euro, scivolato ai minimi di una settimana. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ a New York il cambio con il biglietto verde e’ di 1.2754. In netto ribasso, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 5.15% dal 5.10% di martedi’.