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Wall Street perde quota 1.400. Ma mercato toro resta in piedi

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New York – Dopo aver toccato il fondo in seduta (quasi -1%) Wall Street prova a risalire la china, ma le notizie negative provenienti da Cina ed Europa si dimostrano un ostacolo troppo ostico da sormontare per i listini.

In chiusura il Dow arretra di -78,48 punti (-0,60%) a 13.046,14, il Nasdaq -12,00 punti (-0,39%) a 3.063,32, lo S&P500 -10,11 punti (-0,72%) a 1.392,78.

I dati positivi giunti dal fronte del lavoro ed economico in generale, che fanno ben sperare per l’andamento dei consumi di questi mesi di inizio 2012, non sono sufficienti a spingere al rialzo un mercato azionario americano poco motivato e privo di spunti rialzisti.

L’S&P500 finisce dunque per chiudere in rosso per il terzo giorno di fila. L’indice allargato ha bucato la soglia chiave dei 1.400 punti, mentre il Nasdaq retrocede dai massimi di 11 anni toccati ieri. La volatilita’ (indice Vix che misura la paura che aleggia sui mercati) e’ in aumento di un punto pieno, a quota 16.

Tra le blue chip, pesanti Alcoa (-2,53%) e Caterpillar (-2,36%). A livello settoriale, i ribassisti non risparmiano nessuno, ma sono energetici e industriali i piu’ colpiti.

Mentre all’interno dei propri confini la situazione sembra stabile e la ripresa avviata, gli investitori devono fare i conti con i timori circa un rallentamento economico mondiale, dopo i dati manifatturieri poco convincenti dalla Cina e dall’Eurozona.

L’indice preliminare Pmi (purchasing managers’ index) della Cina stilato da HSBC e Markit Economics si attesta a 48,1, i minimi dallo scorso novembre, e in calo rispetto ai 49,6 di febbraio. Si resta dunque sotto i 50, valore che separa contrazione da espansione.

A peggiorare il sentiment è poi anche il dato sul Pmi nell’Eurozona, sceso a 48,7 punti, contro i 49,3 punti, confermandosi sotto quota 50 punti, dunque in fase di contrazione. Gli analisti avevano previsto un dato migliore, pari a 49,8 punti.

In Europa i riflettori sono puntati soprattutto sulla Spagna, dopo l’avvertimento di Willem Buiter, analista di Citi, che ha detto che il paese non è stato mai così vicino al default. La dichiarazione ha avuto un effetto zavorra sui bond periferici dell’Unione europea e sia i rendimenti dei titoli spagnoli che quelli italiani sono schizzati verso l’alto.

Ma le nubi si sono di nuovo addensate anche sull’Italia, colpita dalla nota di Moritz Kraemer, responsabile del debito sovrano dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Kraemer, in particolare, ha affermato che il paese rimane il rischio maggiore dell’Eurozona.

Sul fronte societario occhio alle società legate al petrolio e più in generale alle materie prime, con i timori legati alle prospettive di crescita economica che pesano sulle attese dei risultati d’esercizio.

Nella giornata di mercoledì Bernanke ha sottolineato davanti alla Comissione della Camera che in Europa sono stati fatti progressi per risolvere la crisi del debito, ma che le misure intraprese non sono ancora sufficienti. I bilanci delle banche europee vanno ulteriormente rafforzati, anche considerando le condizioni di difficolta’ economiche nell’area.

Dal fronte economico degli Stati Uniti i dati sulle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione hanno evidenziato una situazione in progressivo miglioramento nel mercato del lavoro. Nell’ultima settimana le domande di indennita’ sono calate di 5 mila unita’ a quota 355 mila, piu’ del previsto, ai minimi di febbraio 2008. Anche il Superindice ha fatto meglio delle aspettative, accelerando del +0,9%, il massimo avanzamento dell’ultimo anno e il quinto mensile consecutivo.

L’impatto dei dati negativi, o meglio da recessione, è stato avvertito soprattutto dall’euro, che è arrivato a scivolare contro il dollaro toccando il minimo intraday a $1,3140. Al momento il rapporto euro/usd si attesta a $1,3195, mentre contro lo yen la moneta unica scivola a JPY 108,94, dopo aver testato un minimo intraday a JPY 108,68. Rapporto dollaro/yen a JPY 82,54.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio accelerano al ribasso a $105,35 al barile, mentre le quotazioni dell’oro calano a $1.642,50.