Società

WALL STREET PEGGIORA,
DOW JONES IN CALO -2%

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Gli indici sono peggiorati a New York. A poco piu’ di due ore dalla chiusura il Dow Jones segna una perdita del 2.00%, il Nasdaq cede lo 0.70% (controlla la performance in tempo reale). I deludenti annunci societari e le notizie di migliaia di licenziamenti nelle grandi aziende americane hanno ricordato agli investitori che l’economia e’ in recessione, impedendo all’indice industriale di estendere il recente rally.

Dopo la lunga serie di tagli alla forza lavoro annunciata la scorsa settimana da molte aziende americane (AT&T, Du Pont, Dow Chemical, Carlyle, tra le altre), in mattinata il colosso dell’alta tecnologia Sony ha dichiarato che effettuera’ un taglio del 5% dello staff impiegato nella divisione elettronica, il che si traduce nell’eliminazione di circa 8 mila posti di lavoro.

Notizie negative anche dal corriere internazionale FedEx (considerato un po’ il barometro dell’economia) e dal produttore di chip per la telefonia mobile Texas Instruments. Entrambe le societa’ hanno lanciato nelle ultime ore un allarme sugli utili per i prossimi trimestri. In particolare FedEx (il cui titolo si muove in ribasso dell’11% in avvio) ha rivisto al ribasso le stime sull’EPS del quarto trimestre a $0.10-0.16 (da $0.30-0.36), Texas invece ha ridotto quelle sull’intero anno fiscale a $3.50-4.75 (da $4.75-5.25). Profit warning anche dal produttore di acciaio Nucor.

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Dopo il forte rally delle ultime due sedute, alcuni analisti stanno giustificando le vendite iniziali anche con l’avvio di alcune prese di beneficio da parte degli investitori. E’ tornata l’incertezza nel comparto dell’auto, in vista della possibile approvazione del piano di salvataggio che eviterebbe alle tre case di Detroit di dichiarare bancarotta ed effettuare massicci tagli al personale. I leader democratici hanno gia’ inviato alla Casa Bianca una proposta per un prestito ponte da $15 miliardi che richiede determinate concessioni da GM e Chrysler (Ford sarebbe esclusa) e soprattutto un solido piano di ristrutturazione di lungo termine.

Alcuni senatori repubblicani, pero’, esclusi dal processo di negoziazione, hanno fatto capire che la firma e’ tutt’altro che certa. E non immediata. “Stiamo diventando un’economia socialista”, dice l’ala pro-libero mercato dei repubblicani, ce giustamente mette sotto accusa il management delle aziende.

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