Società

Wall Street, peggior trimestre da marzo 2009. S&P 500 sfonda i 1040

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L’ultima seduta del trimestre si chiude con la rottura di un importante livello tecnico per l’S&P 500, quello di “quota 1040”. Segno che le premesse per i prossimi tre mesi sono tutt’altro che rosee. I guai per lo sforamento dei 1040 insomma sono in agguato. Il periodo aprile-giugno e’ stato il peggiore dal marzo 2009.

La situazione e’ decisamente peggiorata nell’ultima mezz’ora di contrattazioni, segno che gli operatori hanno preferito liquidare posizioni in vista del nuovo trimestre. A livello settoriale, la performance peggiore oggi va ai tecnologici, seguiti da finanziari (-1.45%), materie prime (-0.94%), energetici e utility (-0.8%), tentano di limitare le perdite gli industriali (-0.65%).

Soltanto tre titoli sul Dow chiudono in territorio positivo. L’indice ha ceduto lo 0.98% a 9774 (-97 punti), il Nasdaq ha perso l’1.22% a 2109 (-26 punti) mentre l’S&P 500 ha lasciato sul terreno l’1.01% a 1031 (-11 punti).

Per il trimestre il Nasdaq segna -12% (peggior periodo dagli ultimi tre mesi del 2008), l’S&P 500 -12% mentre il Dow -10%. A livello settoriale, sempre su base trimestrale, tonfo del 21% per il settore immobiliare residenziale, -16% per le risorse di base, -14% per i finanziari, -13% per energetici e industriali.

La giornata sembrava esser impostata all’insegna di un maggior ottimismo nonostante dati macro ancora una volta contrastanti. Il settore privato ha creato 13000 posti di lavoro in giugno, una cifra nettamente inferiore alle previsioni. Ora il problema e’ che il mercato si aspetta numeri altrettando deboli dopodomani, quando il governo pubblichera’ il rapporto governativo mensile sullo stato di salute dell’occupazione. Gli economisti scommettono sulla perdita di 100 mila posti e su un tasso di disoccupazione pari al 9.8%, in rialzo dal 9.7% di maggio.

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Restando in ambito fronte macro, dati in linea con le stime dal fronte manifatturiero: il Chicago PMI si e’ attestato al 59.1 in giugno dal 59.7 del mese precedente. Le richieste di mutui sono aumentate dell’8.8% dopo il calo del 5.9% della settimana precedente.

Gli indici hanno ignorato nel primo pomeriggio il monito arrivato da Moody’s, che minaccia di tagliare il rating di tripla A sulla Spagna. D’altra parte anche le aste della Bce sembravano aver spento i timori di ieri sulla crisi di liquidita’ delle banche Ue. Per altro smentita dal governatore di Bankitalia Mario Draghi per quanto riguarda gli istituti italiani.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico in ritirata le quotazioni del greggio. I futures con consegna agosto arretrano di $0.58 attestandosi a quota $75.36 al barile. L’oro perde $3 a $1243 l’oncia. Il cross euro/dollaro si attesta a $1.2265 (+0.33%). Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 2.94%.