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Wall Street non tiene i massimi di due anni e mezzo

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Il mercato chiude in calo dopo i massimi di due anni e mezzo toccati di recente. A pesare sono stati alcuni dati macro poco convincenti, come le vendite al dettaglio, salite ma meno delle attese.

Il Dow Jones cede lo 0,34% a quota 12.226,49, il Nasdaq lascia sul cmapo lo 0,46% in area 2.804,35, mentre l’S&P 500 perde lo 0,32% a 1.328,02 punti. Era da due settimane che non si vedevano cali cosi’.

All’interno del paniere delle blue chip prese di mira in particolare Exxon Mobil, Intel e DuPont, mentre JP Morgan e i finanziari in generale si sono mossi in controtendenza. L’indice Vix di volatilita’ e’ salito sopra quota 16. Tra i principali settori chiudono in rosso energia, telecomunicazioni e materiali di base.

La debolezza, che si e’ fatta piu’ accentuata con il passare della seduta, arriva dopo che l’S&P 500 ha raggiunto i massimi di oltre due anni, a solo un punto di distanza dalla soglia del doppio dei livelli di 666 punti toccati ai minimi di 12 anni il 9 marzo 2009.

Una sfilza di dati macro nel complesso inferiori delle attese non ha aiutato. Il rialzo delle vendite al dettaglio in gennaio – il settimo consecutivo – e’ stato dello 0,3%, mentre il mercato si aspettava un +0,5%. Le cifre del mese precedente sono state riviste al ribasso.

L’indice Empire State che misura l’andamento dell’attivita’ dell’area di New York, e’ salito a quota 15,4, lievemente sotto le previsioni. I prezzi all’import hanno registrato un aumento dell’1,5% dopo il +1,2% del mese precedente. Dagli ultimi numeri macro nel resto del mondo sono emersi aumenti dei prezzi al consumo in Cina e Regno Unito, mentre il Giappone ha rivisto al rialzo l’outlook sulla crescita economica di quest’anno.

Gli investitori tentano di lasciarsi alle spalle il senso di incertezza che aleggia da un po’ di tempo sui mercati. Un occhio di riguardo e’ rivolto comunque sempre all’andamento dei prezzi del petrolio. I nuovi rialzi visti nella prima parte di seduta, poi andati scemando, si spiegano con le tensioni che permangono sul fronte geopolitico in Medio Oriente: i riflettori sono ora sull’Iran , dove, sull’onda dell’Egitto, scoppiano nuove proteste. Dimostrazioni antigovernative anche in Bahrein.

Tentativo vano di reazione per l’euro che sui mercati newyorchesi ha provato a recuperare la soglia degli $1,35, dopo la debolezza seguita al raggiungimento dell’accordo sulla creazione di un Fondo Permanente dai ministri delle Finanze dei 27 paesi dell’Unione Europea, avvenuto nella giornata di ieri.

L’inflazione in Cina e’ salita del 4,9% in gennaio rispetto a un anno prima, sotto le previsioni che erano per un incremento del 5,4%. I prezzi al consumo britannici sono aumentati del 4% su base annuale il mese scorso dal +3,7% di dicembre.

Sul fronte societario non si segnalano grandi notizie, fatta eccezione per i conti di Qwest Communications International, che ha chiuso l’ultimo trimestre in perdita. In calendario e’ prevista anche la trimestrale di Sirius XM Radio.

Da notare inolte che FedEx ha tagliato le linee guida in risposta all’impatto del maltempo. Marriott ha registrato un utile sorprendentemente positivo, ma accompagnato da un outlook a luci e ombre. Meglio delle stime hanno fatto anche i conti di Marsh & McLennan.

Nel frattempo l’operatore dei listini di New York, NYSE Euronext, e Deutsche Boerse hanno confermato l’operazione di fusione che dara’ vita alla maggiore borsa valori del mondo per fatturato e volumi scambiati. La notizia, ampiamente anticipata nei giorni scorsi, si inserisce in un processo di generale consolidamento del settore. Nei giorni scorsi e’ stato infatti ufficializzato il matrimonio tra il London Stock Exchange e la borsa di Toronto, mentre i mercati di Singapore e Sydney lavorano a un’alleanza.

Sugli altri mercati, i futures con scadenza marzo segnano un calo dello 0,58% a $84,32 il barile. I contratti con scadenza aprile dell’oro guadagnano lo 0,66% a $1.374,10 l’oncia. Anche l’argento si sta rendendo protagonista di una bella seduta, favorito dagli ultimi dati sull’inflazione. Ora i prezzi sono solo al 2% di distanza dai massimi visti quest’anno. Sul fronte valutario l’euro chiude piaatto a $1,3486. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,6160%, in lieve rialzo, di 0,2 punti base.