Un’altra giornata negativa per i mercati americani, con gli operatori ancora impegnati a digerire le dichiarazioni sull’inflazione del presidente della Fed, Ben Bernake, che hanno lasciato intendere nuovi rialzi dei tassi d’interesse. Il Dow Jones, scivolato sotto la soglia psicologica degli 11000 punti durante le contrattazioni (non accadeva dallo scorso 10 marzo) e’ arretrato dello 0.42% a 11002, l’S&P500 dello 0.11% a 1263, il Nasdaq ha ceduto lo 0.32% a 2162.
La mancanza di una precisa linea di comunicazione da parte della Fed sulla politica monetaria sta rendendo gli investitori sempre piu’ nervosi. In base ai dati economici diffusi nell’ultimo periodo la Banca Centrale ha annunciato dapprima che avrebbe potuto optare per una pausa del ciclo rialzista sul costo del denaro, per poi assumere un atteggiamento piu’ aggressivo contro l’inflazione, lasciando intendere una continuazione delle strette creditizie.
In avvio di settimana l’indice industriale e’ sceso di quasi 200 punti e il listino tecnologico ha registrato una delle peggiori performance giornaliere dell’anno, con un ribasso superiore ai due punti percentuali.
La Federal Reserve ha alzato i fed funds ben sedici volte consecutive dal giugno 2004, portandoli al 5.00%. I futures sui fed funds prevedono una possibilita’ di circa il 70% su un nuovo rialzo del costo del denaro nel meeting di fine giugno. Lo scorso venerdi’, in seguito al rapporto sull’occupazione nettamente inferiore alle attese, tale possibilita’ era scesa al 48%.
Nelle contrattazioni giornaliere, alcune note positive sono emerse dal comparto energetico. I futures con scadenza luglio sul petrolio sono arretrati di 10 centesimi a $72.50 al barile, grazie al piano di incentivi offerti dall’Unione Europea all’Iran per lo stop al programma di arricchimento dell’uranio. La situazione sul settore rimane molto incerta, in attesa della risposta di Teheran, e mentre ci inoltriamo nella stagione degli uragani che potrebbero creare non pochi problemi agli impianti di produzione del Golfo del Messico.
Per quanto concerne il comparto societario, i titoli del Dow Jones a realizzare i maggiori rialzi sono stati Johnson & Johnson, General Electric e AT&T. Sotto maggiore pressione, invece, General Motors, Boeing e Hewlett-Packard. Il colosso dell’auto ha ceduto oltre il 3% in seguito alle dichiarazioni del CEO del gruppo, Rick Wagoner, secondo cui la difficile situazione di Delphi, principale fornitore di ricambi, potrebbe bloccare la produzione di veicoli negli stabilimenti del Nord America.
Fuori dall’indice industriale, in evidenza il comparto farmaceutico, ed in particolare Human Genome Sciences. Il titolo e’ avanzato di circa il 4% grazie al pagamento di $507.5 milioni escluse royalties, da parte della casa svizzera Novartis, per i diritti sull’Albuferon, farmaco attivo contro l’epatite C.
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Sugli altri mercati, in calo l’oro. I futures con consegna agosto sono arretrati di $14.00 a $634.70 all’oncia. Sul valutario, euro debole rispetto al dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.2834. In rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 5.006% dal 5.026% di lunedi’.