Con la chiusura ai massimi di ieri e il raggiungimento subito dopo l’apertura della soglia dei 2.222 punti, il Nasdaq sembrava possedere tutti i requisiti necessari a un vero e proprio rally.
Tuttavia, senza nemmeno aspettare il dato piu’ che positivo relativo agli ordini alle fabbriche cresciuti dell’1,8%, il tabellone elettronico ha virato improvvisamente verso il basso per poi assestarsi sui 2.186 punti.
Complice del cambiamento di rotta un comunicato diffuso dalla “Semiconductor Industry Association” in base al quale nel mese di Marzo 2001 le vendite mondiali dei semiconduttori sono calate del 4,5% rispetto all’anno precedente e del 7% rispetto a Febbraio.
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Eppure le notizie di questa mattina facevano ben sperare.
A dare la spinta decisiva al mercato tecnologico, era stata una nota diffusa da Terry Ragsdale di Goldman Sachs secondo cui la domanda dei semiconduttori per i chip vedra’ una rapida impennata nel mese di marzo.
Incisivo era stato anche un giudizio dato da Christopher Stix di Morgan Stanley in base al quale, secondo le recenti stime, il mercato delle infrastrutture per le comunicazioni si sta finalmente stabilizzando.
“Siamo vicini ad alcune aree di resistenza: 1.300 punti per lo S&P 500 e 2250 per il Nasdaq. C’e’ un sentimento positivo ora sui mercati e lo testimoniano i volumi in aumento”, aveva detto Guy Truicko di Unity Management, intuendo le difficolta’ che il Nasdaq avrebbe incontrato.
Leggermente piu’ problematica sembra essere invece la situazione del Dow Jones che sconta molte prese di beneficio proprio su quei titoli che ieri avevano guidato al rialzo l’indice delle blue chip tra le quali Procter & Gamble (PG – Nyse), Philip Morris (MO – Nyse) e Boeing (BA – Nyse).
“Gli investitori sono curiosi di vedere se il Dow sara’ in grado di superare la soglia degli 11,000 punti”, ha concluso Truicko.
Un ulteriore motivo di preoccupazione per l’indice dei trenta titoli piu’ importanti, il giudizio negativo dato da UBS Warburg and CS First Boston sul settore energetici.