New York – La seduta a Wall Street non era iniziata nel migliore dei modi ma dopo poco piu’ di un’ora e mezzo di scambi gli operatori hanno ritorvato fiducia. Il merito – per una volta – va al leader egiziano Mubarak che, per bocca del suo vice Omar Suleiman, ha lasciato l’incarico di presidente del paese ponendo cosi’ fine a un regime trentennale.
Il Dow ha chiuso in rialzo dello 0,36% a 12.273,26 (+43,97 punti). Su dello 0,68% il Nasdaq a 2.809,44 (+18,99 punti). L’S&P 500 e’ salito dello 0,55% a 1.329,15 (+7,28 punti). A livello settimanale l’indice tecnologico ha registrato un +1,5%, come il Dow, mentre il benchmark di Wall Street ha segnato un +1,4%.
L’entusiasmo degli investitori e’ controbilanciato dalle incertezze legate al futuro. E’ vero che al 18esimo giorno di proteste il popolo egiziano ha finalmente ottenuto quello che voleva ma analisti ed economisti gia’ guardano alle questioni ancora aperte: ritmo con cui verranno adottate le riforme, ruolo delle forze militari che da oggi hanno in mano le redini del paese, ruolo del Fratelli Musulmani, il piu’ grande e meglio organizzato movimento di opposizione che viene ancora visto dall’Occidente come fonte di una possibile deriva islamica.
“E’ una mossa che va sicuramente nella giusta direzione ma cio’ che ancora non sappiamo e’ la piega che la storia di questo paese prendera’”, ha detto a Reuters John Sfakianakis, capo economista di Riyadh.
Certo e’ che i credit default swap, ossia il costo per assicurarsi contro il rischio di fallimento dell’Egitto, sono calati di 24 punti base a 313 (dati CMA). Allo stesso tempo l’Etf Market Vectors Egypt Index (che permette di investire nell’azionario egiziano) e’ arrivato a registrare guadagni intraday di quasi l’8%.
Wael Ziada, a capo della divisione ricerche della banca di investimento con sede al Cairo EFG-Hermes, ha spiegato a Reuters che le dimissioni del rais egiziano “riportano fiducia perche’ il paese sta raggiungendo uno stato piu’ o meno stabile”. Ziada ha pero’ messo in guardia: “Dobbiamo sapere come le forze militari gestiranno la situazione”. Da un punto di vista economico, sembra ormai irraggiungibile il +7% che il paese arabo era riuscito a registrare nei tre anni prima dell’esplosione della crisi finanziaria.
La cautela arriva anche dagli analisti di Nomura: in un report odierno hanno scritto che “resta da capire se l’euforia visibile nelle strade al Cairo e’ sostenibile nel corso della fase difficile di transizione” successiva all’uscita di scena di Mubarak. Circa il 40% degli 80 milioni di egiziani vive con o meno di $2 al giorno mentre la corruzione la fa da padrone.
Tornando negli Stati Uniti, l’agenda macro odierna ha visto l’aumento della fiducia dei consumatori americani a febbraio (dato preliminare dell’Universita’ del Michigan), ai massimi di 8 mesi fa ma leggermente sotto le attese. Il risultato di dicembre della bilancia commerciale ha invece deluso le attese. In tutto il 2010 gli Usa hanno raggiunto un deficit record nei confronti della Cina.
L’effetto “Addio Mubarak” si e’ fatto sentire anche sui listini europei. Dalla Germania e’ arrivata la notizia che Axel Weber lascera’ la guida della Bundesbank ad aprile. Il nome del suo successore verra’ comunicato la settimana prossima, ha dichiarato il cancelliere Angela Merkel. Il tutto accade a due giorni dall’annuncio con cui lo stesso governatore si e’ chiamato fuori nella corsa per la guida della Bce.
Sugli altri mercati, i futures con scadenza marzo del petrolio hanno chiuso in calo dell’1,4% a $85,55 il barile (-$1,18). I contratti con scadenza aprile dell’oro hanno ceduto lo 0,4% a $1.357,20 per oncia mentre l’argento e’ scivolato dello 0,1% a $30,50. Sul fronte valutario l’euro ha lasciato sul campo lo 0,42% a $1,3546. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,6460% dal 3,708% di ieri.