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WALL STREET: MA
LI VOLETE LEGGERE GLI INDICATORI?

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(WSI) –
L’evoluzione dei prezzi sui mercati finanziari, in generale, e sui mercati azionari, in particolare, costituisce un processo di sviluppo simile a quello che ha luogo in ogni altro ramo della storia del genere umano. Tale evoluzione è caratterizzata dal fatto che per un certo periodo un numero maggiore di persone si presenta sul mercato come compratore o compra per importi più elevati rispetto al numero e agli importi dei venditori.

Ma questa situazione non può durare all’infinito, poiché ogni processo di sviluppo, oltre che del vettore che si manifesta nel senso dell’impulso, ha bisogno anche del consolidamento o correzione. Ed ecco quindi che subentra un periodo nel quale i venditori prevalgono sui compratori.

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In entrambi i casi gli acquirenti e i venditori non agiscono come un’entità collettiva, come un gruppo, come una comunità. Ciascun individuo, anzi, pur comportandosi secondo un istinto di gregge – un po’ come nella moda in cui milioni di persone si vestono nella stesa maniera – agisce in realtà come se fosse isolato e in piena competizione con gli altri. Non vi è cioè una solidarietà di gruppo fra i compratori e i venditori: ciascuno di essi segue il suo interesse, il suo “particulare” ed è mosso solo dal desiderio del guadagno e dalla paura della perdita.

Tuttavia, nel complesso, essi rappresentano una folla nella quale gli individui perdono la loro capacità critica, cadono preda di emozioni violente, dell’irrazionalità, del contagio, della suggestione e si spingono più in là di quanto non dovrebbero e forse non vorrebbero.
Come folla i loro comportamenti sono soggetti alle leggi della psicologia delle folle.

Un tempo si riteneva che per definizione la folla fosse imprevedibile, ma studi più recenti hanno dimostrato che il suo comportamento è solo apparentemente disordinato ed è in realtà soggetto a delle regole, ad un ordine. C’è sempre del metodo nella follia degli assembramenti, un ordine nel disordine. Il problema è quello di saperlo cogliere.

Altrettanto vale, appunto, per il comportamento degli operatori nei mercati azionari.
Se ci si riferisce all’esperienza degli ultimi 12 anni si può rilevare che ci fu una fase di rialzo sfrenato dei prezzi delle azioni dal gennaio 1995 alla primavera del 2000 e poi una prevalenza di venditori, altrettanto pronunciata, per 3 anni, fino al marzo del 2003 e poi di nuovo un’altra ondata di rialzi negli ultimi 52 mesi. Se c’erano validi motivi per comprare, dal 1995 al 2000, perché allora quella terribile ondata di vendite dal 2000 al 2003? E se le cose erano così negative in quel triennio, perché questa fantastica ripresa dei corsi delle azioni negli ultimi 4 anni e 4 mesi?

Le notizie economiche, finanziarie e politiche in questo periodo sono state un po’ buone e un po’ cattive, ma i mercati azionari hanno continuato ad apprezzarsi quasi senza soste. Nel frattempo, tuttavia, si è andata configurando una struttura di prezzi, un ordine nel disordine, che si è completata nella terza decade di febbraio 2007.

Infatti, il giorno 27 febbraio, ed ancora il 5 marzo, il mercato di New York ha registrato due giorni al ribasso del 90%. Si intende convenzionalmente come giorno al ribasso del 90% quello in cui la somma del volume e delle escursioni dei prezzi dei titoli al ribasso è pari al 90% di tutti i titoli trattati. Inoltre il rapporto fra titoli al ribasso e titoli al rialzo è stato il più alto degli ultimi 100 anni, più elevato di quello del giovedì nero del 1929 e di quello del giorno in cui, il 10 maggio 1940, la Germania nazista ha invaso la Francia e più alto del 19 ottobre 1987, il giorno del grande crash.

Se tutto questo non corrisponde ad un cambiamento di trend c’è da domandarsi che cosa ancora sia necessario per segnalarlo. È vero, tuttavia, che il 6 marzo e il 21 marzo ci sono stati 2 giorni al rialzo 90%. Ma questi 2 potenti rialzi possono significare soltanto il panico dei ritardatari, tipico della psicologia della folla.

E’ necessario quindi che chi analizza i mercati, invece di concentrarsi sulle notizie, si concentri sulla lettura diretta della struttura dei prezzi per cercare di individuare le fasi di prevalenza dei compratori e quelle dei venditori, le fasi dell’impulso e quelle della correzione. Entrambe sono necessarie allo sviluppo, così come la crescita in un organismo è frutto di allungamento e di consolidamento spesso in relazione fra loro secondo i coefficienti della sezione aurea (0,618 e 1,618). In assenza di correzioni fisiologiche i mercati vengono segnati solo da casi estremi, e cioè da euforia e panico, da comportamenti maniacali al rialzo e al ribasso. E forse non è una bella cosa.

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