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WALL STREET: LUCE VERDE, CONFERMATI I SEGNALI DI INVERSIONE

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*Maurizio Milano e’ il responsabile dell’Analisi Tecnica Gruppo Banca Sella. Questo documento e’ stato preparato da Gruppo Banca Sella ed e’ rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come
definiti nell’art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale
di WSI.

(WSI) – Prosegue il rally dei mercati azionari. I segnali di inversione a partire dai minimi del 6 marzo sono stati confermati, e gli indici hanno raggiunto i primi obiettivi di rimbalzo indicati. Rispetto ai minimi gli apprezzamenti, sui principali indici Usa, è stato di circa un +20%. I rialzi continuano ad essere trascinati dal settore bancario, per le speranze di un piano concreto del governo in merito all’isolamento degli asset tossici ed al conseguente inizio di graduale ripristino del circuito del credito.

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Dal minimo a 46,72 del 6 marzo (quasi l’89% in meno rispetto ai picchi a 414,75 del febbraio 2007), lo scorso giovedì l’indice si è spinto al test di 87, registrando un recupero dell’86% rispetto ai minimi. La tenuta del supporto a 70 dovrebbe consentire un veloce allungo in direzione della resistenza critica a 100, il cui superamento darebbe finalmente un primo segnale convincente di inizio di stabilizzazione per il settore bancario. Solo quando avremo questo segnale potremo dire che il peggio è alle nostre spalle – nel senso che il sistema tiene –, nella consapevolezza comunque che la crisi economica non ha ancora toccato il fondo.

Ma siccome le Borse anticipano di diversi mesi le inversioni dei cicli economici, una stabilizzazione del settore finanziario in un contesto di economia ancora in deterioramento sarebbe proprio lo scenario che ci consente di dire che in Borsa abbiamo davvero toccato il fondo. Una conferma di uno scenario in miglioramento per l’investimento azionario si avrebbe da un calo della volatilità implicita. Il Vix dovrebbe ridiscendere al di sotto di 41 e quindi del supporto critico in area 35-37 – cioè sui livelli di settembre 2008 precedenti al fallimento di Lehman – per avere un segnale chiaro e forte che il rally in atto sarà davvero sostenibile.

Un calo del Vix al di sotto del Vxn sarebbe poi il segnale che stiamo uscendo dall’emergenza “finanziaria” e che quindi ci sono spazi davvero ambiziosi di rimbalzo. Un bear market rally, certamente, perché ipotizzare una ripresa a “V” dei listini è sicuramente prematuro, ma comunque un rimbalzo di tutto rispetto: un ritorno sui livelli di fine settembre vorrebbe dire ancora un +40% dai prezzi correnti per l’S&P500. Per non negare tale possibilità è necessario che gli indici difendano i guadagni dell’ultima settimana.

L’S&P500 deve assestarsi al di sopra di 740, con obiettivo la forte resistenza in area 800/35; il Dow Jones Industrial deve mantenersi al di sopra di 7100 e dovrebbe salire oltre 7400/550 verso la forte resistenza in area 8000/300; il Nasdaq Composite dovrebbe mantenersi sopra 1385-1400 e quindi risalire oltre l’area 1495-1535 verso la forte resistenza in area 1600/50; il DJEurostoxx50 deve assestarsi sopra 2000 e potrebbe risalire verso la forte resistenza in area 2200/50; l’S&PMib deve mantenersi sopra 14000, con possibili salite verso 16000 e quindi a testare la resistenza a 17300; il Nikkei225 deve assestarsi sopra 7600/800 e potrebbe risalire a 8350 e quindi verso 8750/850. Solo il superamento delle resistenze indicate fornirebbe però un segnale convincente che ci troviamo di fronte all’inizio di un rimbalzo importante e sostenibile, il primo dopo il crollo di ottobre-novembre e tante false partenze.

Sul fronte valutario, l’euro/dollaro è fuoriuscito in accelerazione dalla parte alta della banda laterale tra 1,2330-1,2450 e 1,3000-1,3300 in cui si era mosso negli ultimi 2 mesi. Le quotazioni si sono spinte verso 1,3735, non lontano dalla resistenza in area 1,4000-1,4170, che dovrebbe contenere l’apprezzamento dell’euro nelle prossime sedute. La decisione della Fed di iniziare politiche monetarie espansive non convenzionali (il cosiddetto quantitative easing, cioè l’acquisto di titoli governativi a fronte di stampa di cartamoneta) ha avuto un effetto ovviamente benefico sui corsi obbligazionari, “rimangiato” però da un deprezzamento del dollaro, conseguenza “inevitabile” di tale decisione.

Il dollaro si è indebolito anche contro yen, scendendo velocemente dalla resistenza in area 99,65-100 verso 93,55, per poi recuperare verso 97. Prevedere l’andamento del dollaro per le prossime settimane è ora particolarmente difficile, perché molto dipenderà da come la Fed scaglionerà i propri interventi (quando e quanto). Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera, perché non sarebbe funzionale agli interessi Usa. Lo scenario più probabile è quindi di un dollaro debole, o al massimo laterale.

Sul comparto obbligazionario, le politiche di easing della Fed hanno sostenuto il corso del decennale, col Treasury (decennale Usa, prezzo corrente a ridosso di 124) balzato da 120 verso 126, all’interno comunque di una banda laterale con estremi 119 – 127. Sembra prematuro ipotizzare un prossimo allungo rialzista oltre 126-127, anche se le politiche Fed dovrebbero comunque sostenerne il corso. Le prese di beneficio scatterebbero con la rottura del supporto a 121 (poco probabile).

Meno chiara la dinamica del Bund, visto che la Banca Centrale Europea non imiterà, se non in ritardo e con minor vigore, la politica Fed. Il Bund comunque balza da 122 verso 124,70, all’interno ancora di una banda laterale tra 120 e 125,65. Un segnale di perdita di spinta si avrebbe su discese al di sotto di 122,00; il trend rialzista dominante riprenderebbe invece al superamento dei massimi in area 125,65-126 (prematuro). Fintantoché le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli obbligazionari governativi e corporate è chiaro che i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di conseguenza i corsi dei titoli rimarranno elevati: l’impressione che si stia formando una bolla, tuttavia, rimane.

Sul fronte petrolio/commodities, è probabile che la fase di stabilizzazione/moderata positività in essere da fine dicembre – che interrompe una forte discesa iniziata dai picchi di metà luglio 2008 – prosegua anche per le prossime settimane. Apprezzamenti marcati del petrolio (il crude quota a ridosso di 52 $/barile) e delle altre materie prime (l’indice CRB quota a ridosso di 226) scatterebbero solo nel caso inizi un buon rimbalzo dell’azionario.

Il forte rialzo dell’oro, sostenuto dal clima di generale incertezza, ha portato al test dei massimi del marzo 2008 a ridosso dell’area 1000-1033, per poi ripiegare verso 884 e quindi rimbalzare verso 952/67. Discese sotto 884-900 segnalerebbero una diminuzione delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento al di sotto di tale supporto (prematuro) fornirebbe però un segnale distensivo affidabile. Nuove tensioni al di sopra di quota 1000 (poco probabile).

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