L’azionario americano ha chiuso la seduta in rialzo, grazie a un bello scatto sul finale, quando gli investitori hanno messo da parte la mezza delusione per il rapporto sul lavoro. Il calo del tasso di disoccupazione ai minimi di oltre due anni non viene giudicato sufficiente dagli osservatori, sopratutto in considerazione della contemporanea diminuzione del tasso di partecipazione alla forza lavoro.
Il Dow e l’S&P si sono confermati sopra soglie tecniche importanti, mentre il Nasdaq, che fin dalle prime battute stato il piu’ positivo dei tre, ha avuto la migliore settimana degli ultimi cinque mesi. L’indice delle blue chip ha registrato un progresso dello 0,25% in area 12.092 e allungato a cinque la serie di giornate positive. Il Nasdaq ha riportato un rialzo dello 0,56% a quota 2.769, mentre l’S&P 500 dello 0,29% a 1.311 punti.
Tra i settori, sono i gruppi di vendite al dettaglio e tecnologici ad aver trascinato il rally, guadagnando forza sul finale di una seduta che ha visto gli indici di borsa principali oscillare per buona parte tra territorio negativo e positivo. La settimana si chiude invece con un rialzo del 2,7%, il migliore da due mesi, per il benchmark di Wall Street, del 2,3% per il Dow e del 3% per il Nasdaq.
All’interno del paniere principale, Kraft e Procter & Gamble hanno conquistato la vetta, mentre JP Morgan e General Electric sono risultati i titoli piu’ venduti. L’indice di volatilita’ Vix, considerata misura attendibile della paura che aleggia sui mercati, e’ sceso sotto quota 17.
Tutti gli occhi erano puntati sul rapporto sull’occupazione di gennaio che a un primo sguardo nel complesso puo’ sembrare positivo. Dalle cifre ci si aspettava una creazione di posti di lavoro maggiore di quella effettivamente registrata, ma il tasso di disoccupazione e’ inaspettatamente sceso, ai minimi di aprile 2009.
Dai minimi di febbraio 2010, sono stati creati 1 milione di posti, ma se analizzate con cura, le cifre non sono cosi’ buone, perche’ sono “ingannate” da un cambiamento che e’ in atto. Si tratta di un dato che fa preoccupare enormemente gli analisti: il tasso di partecipazione alla forza lavoro. Esso si trova ai minimi di 26 anni. Per molti e’ questo l’unico motivo per cui il tasso di disoccupazione e’ calato al 9%. Gli americani che non hanno piu’ fiducia nel mercato e non fanno nemmeno piu’ domanda di lavoro sono saliti di 2,2 milioni in un anno.
Allo stesso tempo sempre in gennaio e’ stato pero’ riscontrato anche un miglioramento notevole del tasso di disoccupazione reale, pertanto secondo alcuni analisti la flessione del tasso di disoccupazione non puo’ essere spiegata solo con la costante crescita del numero di americani che hanno smesso di cercare lavoro e che dunque non vengono piu’ calcolati nel tasso di disoccupazione ufficiale misurato dal governo. Il dibattito e’ aperto.
Sul fronte valutario l’euro e’ sceso dello 0,37% a $1,3581, mentre il dollaro ha ripreso la corsa da dove aveva lasciato ieri e ha guadagnato terreno contro le valute rivali principali. Ieri il biglietto verde si era reso protagonista della migliore seduta in un mese.
Nelle sale operative gli operatori hanno cercato di tenersi aggiornati con una certa frenesia sulle notizie provenienti dall’Egitto, dove si teme che le manifestazioni di protesta possano contagiare tutta la regione araba e provocare instabilita’. Nel finale di mattinata pero’ sono iniziate a circolare voci secondo cui il presidente Mubarak sarebbe sul punto di dimettersi, anche se a certe condizioni. Questi rumor hanno messo sotto pressione petrolio e commodity.
Dopo che il presidente dello Yemen e il re di Giordania sono corsi ai ripari per scongiurare un’altra Tunisia o un altro Egitto nei loro rispettivi paesi, anche che anche il presidente algerino Bouteflika, per paura di fare la stessa fine di Ben Ali e Honsi Mubarak, ha preso delle iniziative per venire incontro ai suoi contestatori. Nello specifico ha deciso di rimuovere lo stato di emergenza che vigeva nel paese da 19 anni.
Sugli altri mercati, i futures con scadenza marzo calato dell’1,7% a quota $89,03 il barile, ai minimi di una settimana. Settimana che per i prezzi si e’ chiusa in calo dello 0,4%. I contratti con scadenza analoga dell’oro hanno subito una contrazione dello 0,3% a $1.349 l’oncia. I prezzi sono aumentati dello 0,6% in settimana. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale e’ salito di 11,1 punti base a quota 3,652%.