Dopo aver trattato quasi per l’intera giornata in territorio positivo, gli indici americani sono stati investiti da un’ondata di vendite subito dopo la comunicazione della Federal Reserve sui tassi d’interesse. Come atteso dalla maggior parte degli economisti, la Banca Centrale Usa ha alzato il tasso sui fed funds di 25 punti base, portandolo al 3.75%. Il Dow Jones ha ceduto lo 0.72% a 10.481, l’S&P500 lo 0.79% a 1.221, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.65% a 2.131.
Nelle ultime settimane, a causa del disastro economico causato dall’uragano Katrina, si erano intensificate le voci secondo cui la Fed avrebbe potuto optare per una pausa del ciclo rialzista che caratterizza la sua politica monetaria dal mese di giugno 2004. In quell’occasione fu operato il primo rialzo dei tassi d’interesse della serie; quello di oggi e’ l’undicesimo consecutivo.
Dal documento ufficiale che accompagna la decisione, e’ emerso che le conseguenze di Katrina potrebbero causare un aumento delle pressioni inflazionistiche nel breve termine, ma non rappresentano una minaccia persistente per l’economia Usa.
Il Fomc, il braccio operativo della Fed, ha inoltre confermato il termine “measured pace”, per descrivere il passo con cui intende procedere sulla via dei cambiamenti alla politica monetaria accomodante. La decisione ha sorpreso la maggior parte degli operatori, che si aspettavano un cambiamento nel linguaggio, che avrebbe potuto indicare un risvolto sulle future mosse in materia di tassi.
Notizie negative erano gia’ arrivate dal fronte economico con il deludente dato sul settore immobiliare. Nel mese di agosto i nuovi cantieri edili negli Stati Uniti sono scesi dell’1.3%. Il valore annualizzato si e’ attestato a 2.01 milioni di unita’, le attese degli analisti erano per un calo a 2.025 milioni. Le licenze di costruzione sono calate del 2.2% a 2.124 milioni di unita’, dai 2.171 mln di luglio.
Non e’ bastato ad arginare le vendite il calo del petrolio, oggi sotto pressione in seguito alla decisione dell’OPEC, in riunione a Vienna, di aumentare la produzione di due milioni di barili al giorno e, non accadeva dalla prima Guerra del Golfo, di sospendere le quote estrattive. Il contratto future con scadenza ottobre, oggi nel suo ultimo giorno di contrattazione, ha ceduto $1.16 a quota $66.23 al barile. Le quotazioni sul future con consegna novembre, da mercoledi’ quello di riferimento, sono calate dell’1.9% a $66.20.
Le vendite sul comparto energetico si sono comunque affievolite nella seconda parte della giornata, in seguito agli aggiornamenti relativi alla tempesta tropicale Rita, la cui forza si e’ intensificata nelle ultime ore. Le ultime notizie riportano che la tempesta abbia gia’ assunto le caratteristiche di un uragano di seconda categoria. Intanto cresce l’attesa per il dato settimanale sulle scorte che verra’ rilasciato nella giornata di domani alle 16:30 ora italiana.
Passando al fronte societario, va segnalato il crollo della societa’ retail di abbigliamento American Eagle Outfitters (AEOS), in seguito ad un profit warning sul prossimo trimestre. Il titolo, sceso di circa il 12%, ha trascinato al ribasso l’intero settore retail.
In netto calo anche le azioni della societa’ produttrice di ricambi per auto Delphi, su cui pendono le incertezze sugli accordi con General Motors, il principale cliente.
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Tra i titoli del Dow Jones hanno registrato le migliori performance Procter & Gamble, Altria ed American International Group. I maggiori ribassi gli hanno registrati McDonald’s, Hewlett-Packard, Home Depot e Du Pont.
Sugli altri mercati, l’euro ha continuato a deprezzarsi nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ $1.2124. In calo l’oro. Il future con scadenza dicembre e’ arretrato di 40 centesimi a quota $470 all’oncia. Invariati, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni si e’ attestato al 4.25%.