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WALL STREET, LA CURA DA’ I PRIMI FRUTTI

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Il recupero a forte rimbalzo delle borse in Europa è dipeso da Wall Street. Analogamente, del resto, è accaduto per il periodo di sconforto che si collegava alle vicende dei bilanci gonfiati e dei dissesti di grandi corporations Usa.

Ora Wall Street ha avuto una grossa iniezione di fiducia, perché il modello capitalista americano, basato sul valore per l’azionista, ha saputo riparare i binari contabili da cui alcuni grossi convogli avevano deragliato.

George Bush ha firmato in tutta fretta la legge bipartisan che rende effettive le sanzioni per chi trucca i bilanci: stabilendo, in primo luogo, una forza speciale di indagine collegata alla Sec.

Questa pubblica su un sito Internet l’elenco degli amministratori che non hanno ancora ottemperato al suo ordine di garantire di persona la veridicità del bilancio della loro società. Il termine per farlo è il 14 agosto, dopo di che la Sec si riserva di procedere a indagini. L’ordine riguarda un migliaio di compagnie e si estenderà a 15 mila.

Frattanto l’elenco è una pessima pubblicità per le società i cui capi non garantiscono i bilanci. Il valore per l’azionista è l’obiettivo migliore che un manager possa perseguire e il modello di capitalismo che su di esso si fonda è il migliore che si possa concepire: perché comporta che le imprese non perseguano il vantaggio dei gruppi di controllo o dei manager, ma del pubblico che investe nelle imprese.

Il problema è evitare gli inganni al “re azionista”. Wall Street ritiene che gli strumenti varati siano efficaci: ne apprezza il contenuto, la rapidità e la determinazione con cui sono attuati.

Altra cosa è sapere se vi sono finalmente motivi per una ripresa generalizzata. L’economia reale Usa è sana e procede, a differenza dell’europea, con grossi sviluppi della produttività, cioè del prodotto per addetto.

Ma non si sa ancora se il secondo semestre potrà registrare la crescita del pil, cioè del prodotto complessivo, a suo tempo prevista. La burrasca finanziaria dell’ultimo periodo ha inciso anche sull’economia reale.

La ripresa in Europa tarda perché la Germania è in panne. Chi investe nei nostri mercati per sapere se è tornato il sereno, ancora una volta, dovrà scrutare il cielo a stelle e strisce.

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