Società

WALL STREET: INDICI IN RECUPERO MA ANCORA NEGATIVI

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*Marco Bonelli, Managing Director di Raymond James, e’ molto conosciuto tra gli investitori istituzionali e i trader italiani. I suoi commenti quotidiani di meta’ seduta sull’andamento della Borsa Usa (comprese le indicazioni di trading operativo e le posizioni rialziste) non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

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La sessione di oggi si e’ aperta in lettera. L’uragano “Rita” sta lentamente perdendo forza, diventera’ infatti categoria 3, ma si sta comunque avvicinando alle coste del Texas. Alcoa (AA) ha abbassato le stime per il prossimo trimestre e Oracle (ORCL) prevede una diminuzione delle vendite nel primo trimestre ’06. Infine, il prezzo del greggio e’ tornato sotto i $65 al barile.

Al momento, l’indice Dow Jones e’ in ribasso di 5 punti a 10416, Nasdaq e’ invariato a 2111 cosi’ come l’S&P500 a 1214.
Negative le performances dei settori “retail”, banche, biotecnologia e trasporti; in rialzo invece finanziari, servizi per le telecomunicazioni, assicurazioni e linee aeree..
L’indice VIX si trova al livello di 13.31. L’indice ”advance/decline” sta facendo registrare una lettura -400. I volumi sul NYSE sono di 625 milioni di titoli scambiati.

L’indice Dow Jones ha chiuso a quota 10422, tornando cosi’, anche se di soli 22 punti, al di sopra del limite inferiore della “trading range” compresa tra 10400 e 10700. Riteniamo pero’ che il rialzo di ieri sia solo da considerarsi un rimbalzo tecnico dopo tre sessioni consecutive di ribasso nelle quali il mercato ha perso 263 punti. Infatti, sia l’indice “advance/decline”, sia l’indice dei semiconduttori SOX, sia il Nasdaq hanno mostrato debolezza relativa. Infine, il livello di ipervenduto del mercato e’ sceso leggermente a –3.5.

TRADING OPERATIVO:

Questa mattina, JDSU ha annunciato uno split inverso. Cio’ rende decisamente piu’ atraente il titolo per gli investitori istituzionali, ma nello stesso tempo, JDSU potrebbe essere oggetto di pressione in vendita a breve termine. Abbiamo quindi deciso di chiudere al nostra posizione con un guadagno del 12%.

Invece, la nostra posizione su LDIS e’ in lettera dello 0.4%.

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DA QUI ALLA CHIUSURA:

Lunedi’ mattina, sara’ pubblicato il dato macro sulle vendite di case gia’ esistenti.

POSIZIONI RIALZISTE:

AU (APERTA IL 7/4 A $35.12; CHIUSA IL 12-9 A $39.10; PERF +11.33%)

LDIS (APERTA IL 12/9 A $6.99; ATTUALE $6.61; PERF –5.44%)

JDSU (APERTA IL 12/9 A $1.63; CHIUSA IL 23/9 A $1.83; PERF +12.27%)

EBAY (APERTA IL 12/9 A $37.84; CHIUSA IL 14/9 A $38.40; PERF +1.48%)

BORSA: NEW YORK; INDICI FERMI, IN ATTESA URAGANO/ANSA

Non si muove una foglia oggi a Wall Street, in quanto gli indici di riferimento della Borsa sono in pratica immobili, aspettando Rita. Che non è certo una bella donna, ma l’ uragano che potrebbe aggiungere ulteriori danni al disastro provocato appena qualche settimana fa da Katrina. Eppure, il mercato azionario statunitense, dopo un avvio in leggera flessione, sembra intenzionato a tenere le posizioni, anche se quella che si chiuderà oggi sarà probabilmente l’ ottava con il ribasso più consistente da tre mesi a questa parte, segno che allo stato attuale non ci sono molti elementi per indulgere all’ ottimismo.

Fra questi ultimi, peraltro, vanno annoverate le confortanti valutazioni espresse martedì scorso dalla Federal Reserve, la quale, aumentando il costo del denaro per l’ undicesima volta di fila, ha voluto rassicurare tutti – investitori e consumatori – sulla solidità dell’ attuale situazione economica. Insomma, ha detto più o meno testualmente la banca centrale Usa, le conseguenze di Katrina saranno negative solo sul breve periodo, il prezzo del petrolio (che viaggia a ridosso del record storico di 70,85 dollari del 30 agosto scorso, NDR) non preoccupa, l’ inflazione è pienamente sotto controllo, la ripresa è solida è la politica monetaria resta accomodante.

Come dire, americani non preoccupatevi, che tutto evolve per il meglio. Sarà. La Borsa però da tempo dimostra di non credere troppo a questo tipo di ragionamenti, con la conseguenza che gli indici fanno sia pure gradualmente retromarcia, pur senza mai sprofondare. In attesa appunto di misurare adesso l’ effetto-Rita, di vedere cioé quale sarà l’ impatto dell’ uragano sull’ economia e sopratutto sui conti delle aziende. I quali conti a questo punto dimostrano di cominciare a soffrire di questo stato di cose, sopratutto del caro-petrolio.

Oggi, al riguardo, è emblematico il forte ribasso di Alcoa, numero 1 mondiale dell’ alluminio, che scende del 6,3% a 24,26 dollari, dopo aver lanciato un profit-warning, cioé un allarme sul fronte degli utili, in quanto le materie prime stanno rincarando troppo a causa dell’ impennata del greggio, mentre al tempo stesso i prezzi non potranno essere aumentati più di tanto, perché la concorrenza è feroce. Sulla scia di Alcoa, la rivale Alcan lascia sul terreno 92 cents, a 31,42 dollari. Se Roma piange, Parigi non ride, in quanto anche il comparto dell’ acciaio è messo sotto pressione. US Steel, infatti, nel corso di questa settimana borsistica ha perso il 5%, dopo una trimestrale deludente a causa sempre del prezzo del petrolio.

Ma é andata male nell’ ottava anche ad uno dei colossi della cosmetica, Avon, -16% dopo aver tagliato le stime di profitto per via di Katrina e dei maggiori costi del carburante che comprimeranno la domanda per beni tutto sommato (nessuno s’ offenda) superflui. Oggi un’ altra nota dolente nel panorama borsistico viene peraltro anche da un tecnologico di grido come Oracle, -8,1% a 12,42 dollari, dopo aver comunicato un incremento dei ricavi derivanti da nuove licenze che è il più basso da oltre un anno, anche se il tasso di crescita è stato del 12%, quindi più che apprezzabile.

Vanno bene invece i titoli del comparto-salute, con UnitedHealth Group che sale di 1,38 dollari, a 55,01 dollari, mentre WellPoint avanza di 2,37 dollari, a 75,56. Il rialzo è da porre in relazione al fatto che Medicare, cioé il sistema sanitario statunitense, ha dato il via libera all’ offerta di nuove prescrizioni farmaceutiche per gli anziani, nell’ ambito del maggiore piano di espansione del servizio pubblico da 40 anni a questa parte. Come dire che tutto il mondo è paese, nel senso che la sanità, per ragioni anche elettorali, fa aprire universalmente i cordoni della Borsa e in Borsa a guadagnarci sono ovviamente le aziende del ramo.

Fra gli altri titoli, di rilievo è il recupero di Delphi, la martoriata società della componentistica, che avanza di 33 cents, a 3,45 dollari, per effetto di alcune valutazioni espresse da Merrill Lynch, secondo cui l’ azienda si salverà dalla bancarotta. Quanto a Palm, produttore di telefoni, segna un tonfo, -5,4 dollari, a 29,57 dollari, dopo aver previsto utili leggermente al di sotto delle attese. Per ragioni opposte – cioé un utile sopra le previsioni degli analisti – va bene invece 3Com, +24 cents, a 3,86 dollari.

Attorno alle 19.00 ora italiana l’ indice Dow Jones perde lo 0,18% a 10.402,87 punti, il Nasdaq composite segna -0,09% a 2.108,94 e lo S&P 500 -0,14% a 1.212,96.