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WALL STREET: INDICI DEBOLI, PESA IL CARO PETROLIO

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Wall Street procede debole, appesantita dal caro-petrolio, tornato oggi nei pressi dei livelli record, e dalla giornata-no di alcune big del comparto sanitario, tra cui Johnson & Johnson, sotto inchiesta da parte del governo Usa.

In questo contesto, poco peso hanno avuto i numerosi dati congiunturali diffusi oggi, risultati peraltro in chiaroscuro. Se i redditi personali sono infatti risultati in aumento dello 0,3% a febbraio e i consumi personali hanno accelerato la marcia a +0,5%, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono risultate largamente sopra le attese segnando +20.000 unità.

Migliore delle stime è stato invece l’indice Pmi Chicago di marzo salito a 69,2, mentre in linea sostanzialmente con le attese sono risultati gli ordini alle fabbriche di febbraio che hanno messo a segno +0,2%. Gli indici Usa, dicevamo, risentono ancora dell’allarme petrolio, rinfocolato oggi da Goldman Sachs che ha indicato in un report che il gerggio è in un periodo di superfibrillazione e le quotazioni potrebbero raggiungere addirittura i 105 dollari barile.

Guardando all’andamento dei singoli titoli, si segnalano i pesanti ribassi delle aziende attive nella produzione di protesi ortopediche indagate dal governo Usa in merito ai rapporti di consulenza e servizi instaurati con i chirurghi. Johnson & Johnson cede 72 cents, a 67,33 dollari, Stryker scivola di 3,90 dollari, a 43,53 dollari e Biomet perde 3,58 dollari,a 35,45 dollari. Pesante tonfo anche per Zimmer Holding, che pure non figura nella lista delle aziende indagate dalle autorità Usa. La big delle protesi per ginocchia e anche cede l’8,6%, a 7,08 dollari.

In caduta libera anche Biogen, maglia nera dello S&P 500, in seguito agli sviluppi della vicenda che riguarda un farmaco contro la sclerosi multipla prodotto con la partner irlandese Elan che ha portato alla morte di tre pazienti. Il colosso farmaceutico perde dunque il 10%, a 34,44 dollari. Elan da parte sua è arrivata a perdere alla Borsa di Dublino fino al 58%, a 2,3 euro.

Sorride invece J.C. Penney che balza del 6,5%, a 51 dollari, dopo le indiscrezioni che un gruppo di fondi di investimento guidato da Cerberus Capital e Carlyle Group starebbe per acquistarla per la cifra di 18 miliardi di dollari. In giornata sì anche le big petrolifere, rivitalizzate dalle quotazioni in fibrillazione dell’oro nero: Exxon Mobil sale di 66 cents a 59,90 dollari risultando la best performer del Dow Jones.

Quando sono trascorse circa due ore dall’avvio delle contrattazioni, questa la situazione dei principali indici della Borsa Usa: il Dow Jones cede lo 0,21% (109.518,79 punti), lo S&P 500 sale dello 0,121%& (1.182,70) e il Nasdaq scivola dello 0,20% (2.001,70).