Wall Street in rosso: petrolio e oro record, guerra civile in Libia e bancarotta in Grecia
New York – Dopo una buona partenza di seduta, Wall Street inizia a cedere terreno, con le turbolenze socio-politiche nel Medio Oriente e Nordafrica hanno spinto i prezzi del petrolio ancora piu’ in alto. Alle 17 italiane, il Dow cede lo 0,31%, il Nasdaq l’1,35% e l’S&P 500 lo 0,54%.
A spingere in rialzo i listini in avvio e’ stato anche il calo del greggio, che ha momentaneamente fatto un passo indietro rispetto ai $107 al barile toccati nella primissima mattinata americana, sulla scia delle indiscrezioni – poi rivelatesi infondate – secondo cui Gheddafi avrebbe avviato le trattative con il fronte dei ribelli per andarsene dal paese in sicurezza. I funzionari americani hanno reso noto alla Cnbc che e’ difficile che Gheddafi stia trattando con i ribelli una sua eventuale dipartita.
Anche i metalli preziosi sono molto richiesti. Ma mentre argento e oro, ad esempio, sono ritenuti beni rifugio al pari del dollaro e dei Treasuries, ne’ la valuta, ne’ i titoli di stato hanno riscontrato lo stesso interesse oggi.
Ovviamente tale dicotomia ha portato qualcuno a postulare che gli Stati Uniti stiano perdendo la loro posizione di leader nella riserva di valute. Con quel tema fisso in mente, ecco spiegato il perche’ del rialzo della Cina, contrastante con l’andamento delle altre borse nella regione di Asia e Pacifico. Agli investitori sono piaciuti i nuovi dettagli sulle politiche economiche messi a punto nel fine settimana a Pechino.
Nonostante i rialzi del petrolio si siano ridotti, l’indice delle Commodity scambiava comunque in rialzo dell’1%. Se i guadagni dovessero venire confermati, si tratterebbe della settima seduta consecutiva positiva. A monte dei continui sbalzi di prezzo sono i timori circa la carenza di scorte a causa delle rivolte in corso in Libia, ormai nel mezzo di una guerra civile. I morti provocati dagli scontri tra rivoltosi e filogovernativi si stima siano tra i 1.000 e i 2.000.
Anche in altri parti del Nordafrica e Medioriente, tra cui l’Arabia Saudita, il maggiore produttore di oro nero al mondo, la sensazione e’ che il malcontento della popolazione piu’ povera possa sfociare in disordini e instabilita’. Il governo saudita ha vietato qualsiasi marcia e protesta in vista del “giorno della collera”, che prendera’ luogo venerdi’ 11 marzo.
“L’incremento dei prezzi del greggio continua a dominare i mercati e probabilmente rimarra’ il fattore chiave sul breve termine”, avverte Deutsche Bank in una nota ai clienti. Un altro rischio – sostengono gli analisti – e’ rappresentato dalle elezioni in Nigeria del 9 aprile. L’ultimo ciclo elettorale si sono ripetuti diversi attacchi alle piattaforme petrolifere delle multinazionali straniere attive nell’area del Golfo del Niger.
Mentre le piazze europee proseguono in rialzo (Francofrte +1,13%, Londra +0,79%, Parigi +0,57%), non e’ andata cosi’ bene in Asia, dove ha rappresentato pero’ un’eccezione l’indice di Shanghai, che ha chiuso in progresso dell’1,8%, alimentato dalle politiche economiche messe a punto dal governo cinese nel fine settimana.
Sul fronte macro Usa, il calendario e’ scarno di appuntamenti di rilievo con i soli dati sul credito al consumo in agenda. Le cifre verranno annunciate alle 21 italiane. In ambito societario Western Digital si prepara ad acquistare Hitachi Global Storage Technologies, divisione controllata per intero da Hitachi, in un’operazione in contanti e azioni del valore di circa $4,3 miliardi.
Milano si conferma tra i listini migliori del panorama europeo. Sullo sofndo rimane la crisi del debito sovrano dei paesi dell’area periferichera. Sugli spread e cds influisce il giudizio di Moody’s sulla Grecia, che riporta le incertezze legate al destino dei titoli di stato europei. Conseguenze anche sullo spread Italia-Germania che sale a 164 punti base.
In tutto questo, il Ftse Mib sale dell’1% circa grazie all’effetto Bulgari. In attesa dell’avvio delle contrattazioni a Wall Street – i futures sono lievemente positivi, anche l’euro è in fermento e si attesta al massimo dallo scorso 5 novembre superando la soglia degli 1,40 dollari al barile a 1,4015 dollari.
Sul fronte delle commodities, il petrolio torna a correre, con i futures con scadenza ad aprile quotati a New York in rialzo a 105,6 dollari al barile in rialzo dell’1% circa, dopo aver toccato l’area dei $107 ai massimi di due anni me mezzo. Rally anche per l’oro, che vola sul Comex a 1.441,1 dollari all’oncia, in rialzo di 12,6 dollari, e per l’argento. Quanto ai Treasury il rendimento del decennale avanza di 4,7 punti base, attestandosi a quota 3,54%.
Tornando a Piazza Affari, occhi puntati tutti sul titolo del lusso Bulgari, che ha infatti aperto con un balzo del 61% e che continua a guadagnare il 60% circa; tutto merito dell’accordo che permetterà al gruppo francese LVMH di rilevare il controllo della società italiana attraverso uno scambio di azioni e lanciare poi un’opa che prezza il titolo a 12,25 euro, ovvero a un premio superiore del 61% rispetto al valore di chiusura di Bulgari della scorsa settimana. Richiesti i titoli del lusso come Tod’s (+5%) e Luxottica. Si scommette sul cambiamento del capitalismo italiano del lusso e fioccano giudizi positivi sul titolo Bulgari.
Tra gli altri titoli recupera Fondiaria Sai, che aveva aperto in calo del 4%, dopo la decisione della Consob su Groupama comunicata lo scorso venerdì. Ma ora si riaccende la speculazione sui titoli.