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WALL STREET IN ROSSO, OSTAGGIO DELLA VOLATILITA’

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Nonostante il mini rally intravisto sul finale, i mercati americani chiudono in forte calo la terza seduta di contrattazioni dopo gli attentati dell’11 settembre scorso contro le Torri Gemelle e il Pentagono.

Molti analisti sottolineano come a pesare sui mercati sia ancora l’incertezza della situzione con Pakistan e Afghanistan e le paure sugli effetti di un’eventuale controffensiva americana.

I principali indici di borsa, che si portano cosi’ ai minimi del 1998, registrano una flessione considerevole rispetto alla chiusura del lunedi’ precedente agli attentati: il Dow Jones in calo di circa l’8,5%, pari a 850 punti, mentre il Nasdaq Composite in perdita di oltre il 10%, o 170 punti, se paragonati alla chiusura del 10 settembre scorso.

Nonostante cio’, l’indice delle blue chip termina al di sopra di quota 8.750, mentre il Nasdaq sopra la soglia psicologica dei 1.500 punti.

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“L’America sembra essersi fermata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre scorso – dice Arthur Cashin di UBS PaineWebber – e i mercati ne stanno risentendo in maniera acuta e continueranno a risentirne finche’ non ci rimetteremo in piedi”.

Cashin identifica come principale fonte di tensione sulle borse americane l’incertezza che sembra essersi sviluppata intorno ad una prossima controffensiva USA e l’impatto sull’equilibrio geopolitico nella regione Mediorientale.

Sul floor del New York Stock Exchange non c’e’ stato panico, ma si e’ sentito il peso del cosiddetto fattore ‘event risk’, ossia – come spiega Cashin – l’idea di un qualcosa di irrisolto che sta deviando anche il panorama finanziario USA.

Il problema e’ che il piano contro il terrorismo che Bush sta cercando di mettere a punto con gli alleati non e’ ancora chiaro, come non e’ chiaro nemmeno il ruolo dei governi di Pakistan e Afghanistan.

Le borse USA quindi non sembrano reagire positivamente agli sforzi dell’amministrazione Bush di creare una coalizione globale contro il terrorismo, ma puntano gli occhi sulla debolezza dell’economia USA e sull’eventuale direzione che questa assumera’ nel lungo periodo. E di certo non aiutano i dati provenienti dal Beige Book, secondo cui l’economia americana e’ ancora debole ed e’ peggiorata in alcune aree del paese.

Maureen Allyn, chief economist di Zurich Scudder Investments, ritiene che “la fiducia dei consumatori sia a forte rischio, non solo a causa degli attacchi terroristici negli USA e di una prossima controffensiva americana, ma anche dai massicci licenziamenti che stanno diffondendosi tra le societa’ statunitensi”.

Allyn sostiene che il tasso di disoccupazione si portera’ presto sopra quota 5% e questo creera’ uno sconforto psicologico nella maggior parte degli investitori e un cambiamento nel modo di spendere delle famiglie americane.

Piu’ ottimista e’ invece Thomas Galvin, chief market strategist di Credit Suisse First Boston, secondo cui la fiducia dei consumatori – ora danneggiata dagli incidenti di martedi’ 11 settembre – riuscira’ a stabilizzarsi, contribuendo ad una ripresa dei mercati.

L’analista di CSFB spiega come parte della tensione presente oggi sui mercati sia stata causata dalle presunte forti vendite da parte di investitori istituzionali e fondi. Molti analisti, infatti, ritengono che sono migliaia le persone che cercano di liquidare le proprie posizioni nei fondi d’investimento e negli hedge fund, costringendo cosi’ le societa’ di gestione a vendere a spada tratta.

Galvin tuttavia assicura che per ora “si tratta solo di riposizionamenti di portafoglio e le vendite sembrano interessare tutti gli investitori in generale”.

Galvin pero’ non e’ il solo ad essere ottimista. Le forti perdite registrate sui mercati fanno contrasto con la convinzione generale che una ripresa possa arrivare in un futuro troppo lontano.

E’ il caso di molti analisti tecnici che, per ora, sembrano guardare con interesse all’indice di volatilita’ delle opzioni, il cosiddetto VIX.

L’indicatore, infatti, nei giorni scorsi ha registrato un rally del 30%, portandosi sopra quota 40, un livello considerato chiave da molti analisti visto che presuppone l’inizio della ‘capitolazione’ per i mercati.

In altre parole, i trader sembrano puntare contro il mercato e questo – a detta degli analisti tecnici – non puo’ che essere un segnale positivo che riconduce a un possibile fondo per gli indici americani.

“Sul mercato sono presenti ora pessimismo ed emotivita’ – ha detto Philip Roth, Chief Technical and Market Analyst della banca d’affari Morgan Stanley Dean Witter – Gli investitori sono nervosi, ma la fine del calo potrebbe essere vicina”.