Società

WALL STREET IN RIBASSO

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Partenza in rosso per i listini americani, con il Dow Jones che cede circa 60 punti. Si potrebbe parlare di cali fisiologici dopo il balzo esagerato della scorsa seduta (il maggiore in oltre un anno), sulle ali dell’entusiasmo per il piano varato in extremis dai leader dell’Unione Europea, ma le ragioni dei cali sono da ricercare altrove.

Il Dow Jones cede lo 0.53% a quota 10728.15, il Nasdaq l’1.21% in area 2345.98, mentre l’S&P 500 lo 0.44% a 1154.59 punti. Non va tanto meglio al resto delle borse d’Europa: Londra cede il 2.12%, Parigi il 2.20% e Francoforte l’1.25%. Il VIX, indice che misura la volatilita’ dei mercati, e’ tornato a correre (+7%).

Il piano colossale salva-euro viene ora messo in dubbio dagli investitori, i quali riconoscono che anche se Ue, FMI e Bce hanno promesso di correre in soccorso dei Paesi dell’area euro piu’ bisognosi, perche’ in condizioni fiscali precarie, tali problemi sistemici vanno comunque risolti prima o poi. Ecco che si spiega la debolezza dell’euro dopo il breve tentativo di riscatto della vigilia.

Ieri si e’ dunque trattato di un rally che si potrebbe definire “di sollievo”. Lo scetticismo dei trader nei confronti del piano ha fatto si’ che sia tornato un certo interesse per il dollaro, che scambia in progresso dello 0.6% contro le sei principali valute rivali. Nel frattempo i prezzi dell’oro sono saliti sui nuovi massimi del 2010 in area $1223 l’oncia.

Pesa inoltre il rincaro dei prezzi in Cina, che fa temere per una stretta monetaria. Un eventuale rialzo dei tassi di interesse a Pechino potrebbe rallentare la ripresa economica mondiale.

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La dimostrazione di quanto gli investitori siano preoccupati che il piano di salvataggio da quasi mille miliardi di dollari messo a punto dai leader finanziari europei non sia sufficiente a contenere la crisi del debito sovrano dell’area euro, la offrono i mercati monetari e il costo per proteggere i bond degli istituti bancari dalle perdite.

Crescono intanto i dubbi sul futuro della moneta unica, gia’ ieri in altalena, tanto che qualcuno prospetta anche un valore a 1.20 dollari nell’arco di tre mesi. D’altra parte sono molti gli interrogativi che ancora restano aperti dopo il maxi piano salva-euro. C’e’ chi e’ convinto che il piano stesso sia un vero e proprio flop per quanto, giusto per citarne uno, il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria lo abbia da poco definito “credibile” e “di buona taglia”.

Negli Stati Uniti oggi e’ previsto un solo dato macro, quello delle scorte di magazzino all’ingrosso, alle 16 italiane. Attenzione al confronto tra Sec e vertici di Nyse e Nasdaq che siederanno di fronte al Congresso con lo scopo di trovare una soluzione per evitare che impressionanti cali causati dai sistemi di trading come quelli registrati giovedi’ scorso a Wall Street non si ripetano piu’.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio cedono terreno. I futures con consegna giugno segnano un calo di -$0.43 attestandosi a quota $76.37 al barile. Sul valutario la moneta unica ha nuovamente perso smalto a $1.269 (-0.74%).

L’oro torna ad essere comprato con grande intensita’, tanto da fargli raggiungere i massimi assoluti sopra $1.230 l’oncia. Alla chiusura il metallo prezioso ha registrato un incremento di $19.30 (+1.6%) in area $1220.30, avvicinandosi sempre piu’ ai massimi di sempre toccati il 3 dicembre dell’anno scorso. Il rendimento sul benchmark decennale si attesta al 3.5350% dal 3.5410% di ieri.