Chiusura tutta in discesa per i mercati americani su cui hanno pesato le cattive performance del settore high tech e le paure sulla situazione economica USA.
Il Nasdaq Composite, che segna una flessione di circa il 67% rispetto i massimi del marzo 2000 e del 31% dall’inizio dell’anno, termina le contrattazioni ad un passo da quota 1.700 punti.
Il Nasdaq ha chiuso a 1.705,64 (-3,03%)
Il Dow Jones a 9.840,84 (-1,92%)
L’S&P 500 a 1.106,40 (-2,24%)
Come accaduto nella seduta di mercoledi’, anche oggi l’indice dei tecnologici e’ sceso ai minimi dell’aprile scorso e secondo alcuni analisti potrebbe raggiungere quota 1.456,34-1.370,61 in autunno, qualora sfondasse il canale tra 1.706,10 e 1.700,20.
Trader dunque preoccupati sul mercato dei derivati.
L’indice che misura la volatilita’ delle opzioni, il Cboe Market Volatility Index (VIX – Cboe), e’ salito di oltre il 10%, portandosi ben al di sopra di quota 30, livello che non raggiungeva dall’aprile scorso.
E la tensione e’ sfociata anche sul mercato dei futures, dove un analista ha confessato all’agenzia di stampa Dow Jones “la situazione e’ molto, molto pericolosa”.
Secondo molti analisti a Wall Street, gli investitori iniziano a dubitare che i big dell’high tech possano essere in grado di registrare bilanci anche solo in linea con le aspettative del mercato, visto che molte banche d’affari stanno gia’ abbassando le stime su utili e fatturato di alcuni colossi americani ed europei.
E’ il caso oggi di Intel (INTC – Nasdaq) – protagonista di una nota ribassista di Merrill Lynch – che aggiornera’ gli investitori sull’andamento di meta’ trimestre in serata.
Joe Osha, l’analista di Merrill Lynch che ha redatto il rapporto sul colosso dei semiconduttori, ha infatti ridotto le aspettative sulle vendite da $6,5 miliardi a $6,3 miliardi, giustificando le nuove stime con la delusione delle vendite che hanno preceduto il rientro scolastico negli USA. Secondo i dati raccolti da Thomson Financial/First Call, gli analisti di Wall Street si attendevano un fatturato di $6,4 miliardi e utili – esclusi gli oneri straordinari – di 10 centesimi per azione.
Sotto pressione anche il settore dei server, dopo le notizie negative provenienti da Manugistics (MANU – Nasdaq), e quello delle telecomunicazioni sul ‘profit warning’ di Motorola (MOT – Nyse).
Non sono riusciti a dare fiducia ai mercati neanche i commenti estremamente positivi di Lehman Brothers su Yahoo! (YHOO – Nasdaq), definito “un’opportunita’ d’acquisto da non perdere”, o l’annuncio che il dipartimento di Giustizia americano non richiedera’ lo smembramento del colosso Microsoft (MSFT – Nasdaq).
Sul fronte macroeconomico, e’ risultata minima e limitata al mercato dei titoli di stato USA la reazione al dato sui nuovi sussidi di disoccupazione, scesi di 3.000 unita’ nella settimana conclusasi il primo settembre e portandosi, quindi, a 402.000. Gli analisti a Wall Street si attendevano un calo a 398.000 unita’.
Da notare che il dato di due settimane fa e’ stato rivisto a 405.000 unita’ dopo essere stato comunicato a 399.000.
Una panoramica piu’ chiara sul mercato del lavoro statunitense e lo stato di salute dell’economia USA verra’ fornita venerdi’ con i dati relativi alla disoccupazione in agosto (vedi tabella seguente per dati storici).
Luglio |
4,5% |
4,5% |
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Giugno |
4,5% |
4,5% |
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Maggio |
4,4% |
4,4% |
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Aprile |
4,5% |
4,5% |
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Marzo |
4,3% |
4,3% |
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Febbraio |
4,2% |
4,2% |
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Gennaio |
4,2% |
4,2% |
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Attualmente, sulla situazione dell’economia sembra che i membri della Federal Reserve siano ancora divisi.
Da una parte William McDonough, governatore della Fed di New York e vice presidente del Federal Open Market Committee (FOMC), sostiene che sia altamente improbabile che l’economia americana cada in un periodo di recessione nella seconda meta’ dell’anno; dall’altra, invece, William Poole, governatore della Fed di St. Louis, ritiene che gli ultimi dati economici non forniscano alcuna speranza, dato che l’economia americana non sta crescendo affatto.
Non hanno aiutato poi i dati relativi all’indice dei manager americani responsabili degli ordini di acquisto per le aziende non manifatturiere (NAPM settore servizi), che per agosto ha segnato un calo a 45,5 contro i 48,9 di luglio.
Il dato e’ in netto contrasto con quello sul NAPM comunicato martedi’ scorso, salito per agosto in maniera esponenziale.
“Qualora il settore servizi continuasse il declino – e’ stato il commento a caldo di Chris Low, capo economista di First Tennessee Capital Markets – il recupero del settore manifatturiero non potra’ essere sostenuto”.
Sui listini in generale, hanno mostrato una tendenza al rialzo i settori sanitario, petrolifero, ospedaliero.
In ribasso, invece, i settori bancario, assicurativo, hotel, ferroviario, farmaceutico, edilizio, intrattenimento, tessile, chimico, software, chip, infrastrutture per le tlc, biotech.
VEDI QUALI SONO I TITOLI DI RILIEVO CHE HANNO MOSSO I MERCATI:
WALL STREET: I TITOLI CHIAVE DEL 6 SETTEMBRE