Dopo la pausa per la ricorrenza del Martin Luther King Day, gli operatori hanno ripreso le operazioni di trading accompagnati da un sentiment ribassista che ha spinto i listini azionari in forte calo. I nuovi problemi all’interno del settore bancario e le grigie previsioni sugli utili societari non hanno fatto altro che evidenziare la profondita’ della crisi economica ereditata dal nuovo presidente americano Barack Obama. Il Dow Jones, sotto la soglia degli 8000 punti, ha chiuso con un calo del 4.01% a 7949, l’S&P500 ha ceduto il 5.28%a 805, il Nasdaq e’ arretrato del 5.78% a 1440.
Il sell-off sui listini, deboli fin dall’avvio, si e’ intensificato subito dopo la chiusura della cerimonia per l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. Nel discorso d’inaugurazione, il presidente Usa non ha fornito nuovi dettagli sul modo in cui la nuova amministrazione tentera’ di risolvere la pesante crisi economica in atto, gravando sull’umore degli operatori, gia’ nero per via delle cattive notizie sulle condizioni bancarie negli Stati Uniti ed in Europa.
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“Penso che gli investitori si aspettassero qualcosa, un segnale, un piano, una speranza” ha affermato Joe Saluzzi, manager di Themis Trading. “Ma non si e’ sentito niente che gia’ non si conoscesse”. Dalla vittoria delle elezioni a novembre, Wall Street ha puntato molto sui nuovi piani di Obama, fiduciosi sulla stabilizzazione dell’economia a sul blocco del continuo aumento del tasso di disoccupazione.
A gravare sulla performance dei listini e’ stata ancora una volta la diffusa debolezza dei titoli bancari, nel mirino di short e ribassisti. State Street, il piu’ grosso money manager al mondo per istituti finanziari, ha annunciato una perdita di $6.3 miliardi nel proprio portafoglio e ridotto le stime sui prossimi risultati fiscali. Il titolo ha lasciato sul terreno il 57%, trascinado al ribasso Citigroup (-18%), Bank of America
(-27%), JP Morgan (-19%). Gli spider settoriali XLF e BKX (quest’ultimo ai minimi dal 1995) hanno ceduto rispettivamente il 15% e il 18%.
“Se le banche non invertono rotta, non c’e’ speranza di assistere ad un recupero dell’azionario” ha continuato Saluzzi. “Finche’ i bilanci di queste banche non verranno puliti, e ci vorranno diversi trimestri ancora, nessun comprera’ titoli del settore”. La crisi non da’ segnali di cedimento neanche in Europa. Il governo britannico ha annunciato un secondo piano di salvataggio per le banche; Royal Bank of Scotland ha lanciato un allarme su una possibile maxi perdita di $42 miliardi per l’anno fiscale da poco conclusosi. Pesanti perdite anche per Lloyds Banking.
A New York si respira anche un certo clima di nervosismo in vista dei numerosi risultati trimestrali che verranno rilasciati in settimana. Colossi come Google, General Electric, US Bancorp, Microsoft, riporteranno i numeri fiscali nei prossimi giorni. Le stime non sono delle piu’ incoraggianti, considerate le attuali condizioni economiche e il deterioramento del mercato del lavoro. Numeri in chiaroscuro per Johnson & Johnson che ha riportato un profitto leggermente superiore alle attese ed un calo del 4.7% dei ricavi, peggiore del consensus. Subito dopo la chiusura delle borse sara’ la volta del gigante informatico IBM.
Sugli altri mercati, in rialzo il petrolio. I futures con consegna febbraio, all’ultimo giorno di scambi, hanno guadagnato $2.23 a $38.74. Sul valutario, calo dell’euro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio nei confronti del dollaro e’ di 1.2887. In buon progresso l’oro: i futures con consegna febbraio sul metallo prezioso hanno guadagnato $15.30 a $855.20 l’oncia. In calo i Titoli di Stato Usa. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 2.3450% dal 2.3040% di venerdi’.