Dopo l’apertura in rosso gli indici azionari americani sono riusciti ad imboccare la strada dei rialzi archiviando la seduta in territorio positivo. Le nuove iniziative di JP Morgan mirate alla risoluzione della crisi immobiliare ed il calo dei tassi interbancari hanno offuscato i deboli dati macro che hanno evidenziato il difficile momento dell’economia americana. Il Dow Jones ha guadagnato l’1.57% a 9324, l’S&P500 l’1.54% a 968, il Nasdaq e’ salito dell’1.32% a 1720. Brillante la performance settimanale, la migliore dal 1974, con rialzi rispettivamente di +11.4%, +10.7% e +10.9%. Pessimo invece il risultato mensile con ottobre che si conferma il peggior mese dal 1987 per l’S&P500 (-17%), dal 2001 per il tecnologico Nasdaq (-18%) e dal 1998 per l’indice industriale (-14%).
“Il continuo allentamento delle tensioni sul mercato del credito, con il Libor a tre mesi che si muove al ribasso sta dando un po’ di fiducia alle banche, come JP Morgan e Wells Fargo”, ha dichiarato Michael James, senior trader di Wedbush Morgan. Gli operatori hanno apprezzato l’ultimo annuncio di JP Morgan relativo alla modifica dei termini sui mutui contratti dai clienti (per un valore complessivo di $110 miliardi) per limitare i rischi di pignoramento delle abitazioni. James Dunigan, responsabile degli investimenti PNC Wealth Management osserva che “solo quando il mercato immobiliare tocchera’ un punto di bottom, con la risoluzione dei problemi legati ai mutui, il mercato azionario potra’ finalmente ripartire con decisione”.
La situazione macroeconomica resta pero’ preoccupante: la fiducia dei consumatori e’ risultata ancora in calo, prosegue la contrazione del settore manifatturiero, frena la spesa della famiglie americane. Nel mese di settembre le spese al consumo sono diminuite in misura maggiore del consensus nonostante il reddito sia cresciuto oltre le attese; l’indice dell’attivita’ manifatturiera nell’area di Chicago e’ crollato ben al di sotto delle stime mentre la fiducia dei consumatori e’ stata rivista lievemente al rialzo, risultando comunque in pesante calo rispetto al mese precedente.
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Il sell-off registrato ad ottobre ha mandato in fumo piu’ di $9.5 trilioni in valore azionario a livello mondiale, praticamente quasi un terzo delle perdite complessive registrate da inizio anno, originate dalle massicce perdite e svalutazioni riportate dagli istituti finanziari. Da gennaio ad oggi l’indice S&P500 ha registrato un calo del 34%.
A livello societario, sono risultate contrastate le trimestrali delle principali aziende che hanno diffuso i risultati fiscali nelle ultime ore. Il gigante petrolifero Chevron ha riportato un balzo del 114% dei profitti a $7.9 miliardi.
Male invece il colosso dei videogames Electronic Arts che ha riportato un’ampia perdita negli ultimi 3 mesi e ridotto le previsioni sui risultati fiscale dell’intero anno, il che ha spinto il titolo a perdere il 17.78%. Giovedi’ era stata la rivale giapponese Nintendo a deludere: i due annunci hanno incrementato le preoccupazioni sulla spesa dei consumatori proprio in un periodo particolarmente critico, coincidente con gli acquisti per le festivita’ di fine anno.
Gran recupero sul finale del secondo assicuratore sulla vita americano Prudential Financial, che proprio due giorni fa aveva annunciato un’imprevista perdita trimestrale, cosi’ come per Cigna, bersagliata nelle ultime settimane a causa dei timori sugli utili 2009.
Nel settore hi-tech, chiusura negativa per Intel dopo aver detto detto che la crisi finanziaria potrebbe avere un impatto negativo sulla sua produzione di chip. In rosso anche Yahoo! in seguito ad un articolo pubblicato dal Wall Street Journal secondo cui il Dipartimento di Giustizia Usa potrebbe gia’ la prossima settimana respingere la proposta di partnership con Google sulla ricerca online.
Nel comparto dell’auto, debole General Motors: sembra infatti che l’amministrazione Bush sia contraria ad un eventuale merger con Chrysler. GM ha ceduto il 4.61% dopo che tre fonti hanno riferito a Reuters che le trattative per la fusione con Chrysler sono in una fase di impasse stante il fatto che l’amministrazione Bush ha escluso di dare un contributo finanziario all’operazione.
Sugli altri mercati, in rialzo il petrolio. I futures con consegna dicembre sono avanzati di $1.85 a $67.81 al barile. La performance settimanale e’ pari ad una perdita ‘monstre’ del 33%. Sul valutario, in calo l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.2744. In progresso l’oro. I futures con consegna dicembre sul metallo prezioso hanno ceduto $20.30 a $718.20 l’oncia. Arretrano infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.97% dal 3.9390% di giovedi’.
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