Società

Wall Street frena e il Dow Jones riscivola sotto quota 10000

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E’ il settore energetico ad aver trascinato al ribasso i listini americani mentre si guarda nuovamente agli equilibri geo-politici dopo che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato oggi una quarta tornata di sanzioni contro l’Iran, (dove sembra nascondersi Osama bin Laden) per il suo programma nucleare, che secondo le potenze occidentali servirebbe a sviluppare armi atomiche.

Sono il molti a credere, e lo ha detto anche il ministro agli esteri italiano Franco Frattini, che una guerra contro il paese guidato da Ahmadinejad sarebbe un evento “catastrofico” per tutto il mondo.

Il Dow lascia sul terreno lo 0.41% a 9900 (-40), il Nasdaq ha perso lo 0.54% a 2159 (-12 punti) mentre l’S&P 500 ha ceduto lo 0.60% a 1056 (-6 punti). Da inizio anno i tre indici nell’ordine hanno ceduto il 5, il 4.3 e il 4.8%. Tenuti i minimi visti lo scorso 6 maggio, il giorno del “flash crash”, quando Dow e S&P 500 avevano toccato per pochi istanti quota 9850 e 1040.

A livello settoriale, la peggior performance va agli energetici seguiti dai finanziari (-1%, in controtendenza Citigroup), tecnologici (-0.7%) e materie prime (-0.3%).

La giornata sembrava essere iniziata nel migliore dei modi, sulle attese della testimonianza di Ben Bernake, numero uno della Fed, alla commissione Bancaria della Camera. Attese premiate visto che gli indici hanno toccato i massimi intraday (con incrementi superiori al punto percentuale) con le dichiarazioni sull’economia americana (“si espandera’ nel 2010 e nel 2011”) arrivate proprio dal governatore della banca centrale. Tanto che il Dow si era portato sopra i 10000 punti. Non sono mancati gli avvertimenti: ci sono “significativi freni”. Potrebbero passare anni prima che il mercato del lavoro si riprenda da tutti i danni subiti durante il recente periodo di profonda recessione.

La conferma di questi segnali di miglioramento e’ arrivata dal Beige Book, il consueto rapporto sull’andamento dell’economia dei 12 distretti della Fed da cui emerge una ripresa, seppur “modesta”.

Quando mancava un’ora alla fine della seduta gli indici hanno poi iniziato a ripiegare, complice il calo degli energetici. Monitorato speciale il colosso petrolifero BP, dal 20 aprile nel mirino degli investitori (e non solo) a causa del petrolio che continua a fuoriuscire dal pozzo Macondo dopo l’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. I dubbi sono sulla conferma del dividendo (lasciata trapelara la settimana scorsa dal ceo del gruppo, che aveva anche ribadito la solidita’ finanziaria della societa’). Il canale televisivo Cnbc si e’ anche interrogato sulla possibilita’ di una bancarotta del gruppo nel lungo termine. Il 20 aprile la capitaliozzazione era di $189.34 miliardi, oggi pomeriggio era arrivata a $94.4 miliardi. La tensione e’ diomostrata dal balzo dei rendimenti dei bond della societa’. Il titolo chiude con un calo di quai il 16%, sui minimi di 14 anni a $29.18.

Tornando al quadro macro, la situazione debitoria europea resta sullo sfondo. Lo conferma anche il fatto che nel Beige Book emerge la proccupazione sul caso. Sull’Ungheria, Fitch fa sapere che una conferma del giudizio (attualmente BBB con outlook negativo) richiede misure sul budget piu’ stringenti.

Dalla Grecia, invece, il ministro delle finanze Georges Papaconstantinou ha smentito categoricamente i nuovi “rumors” secondo cui Atene potrebbe fallire o uscire dall’euro: “si tratta di voci senza alcun fondamento e che hanno una dimensione solo speculativa; tutto questo e’ alquanto improbabile e anche comico”. Smentite anche le voci su una possibile ristrutturazione del debito. La Grecia ricevera’ a settembre la seconda parte di aiuti (pari a 110 miliardi di euro) da parte di Ue e Fmi.

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Gli operatori devono anche fare i conti con la proposta franco-tedesca di bloccare la vendita alla scoperto di azioni e bond statali, invito accolto favorevolmente dalla Commissione europea.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio segnano un guadagno grazie a scorte inferiori alle attese. I futures con consegna luglio avanzano di $1 attestandosi a quota $73.90 al barile (+2.65%). Sul valutario la moneta unica quota $1.1987 (+0.14% ma era arrivata a guadagnare lo 0.6%). L’oro, arrivato a cedere $12. ne guadagna alla fine della giornata $5 in area $1235. Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 3.1870% dal 3.1680% di ieri.