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WALL STREET: FORTE CALO PER LA PAURA DEI TASSI

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Una seduta da dimenticare per gli indici americani, una delle peggiori dell’anno, con il Dow Jones in calo dell’1.22% a 11500, l’S&P500 dell’1.28% a 1305, ed il Nasdaq in ribasso del 2.07% a 2272. A far riemergere le pesanti vendite, concentrate particolarmente sul comparto tecnologico, e’ stato l’aumento dei prezzi del petrolio e delle commodities che ha rinvigorito le pressioni inflazionistiche quindi i timori di ulteriori aumenti dei tassi.

Nella giornata di martedi’, la Federal Reseve ha attuato un nuovo rialzo dei tassi d’interesse, il sedicesimo della lunga serie iniziata nel giugno 2004, che ha portato il costo del denaro al 5%. La Banca Centrale Usa ha anche affermato, con grande delusione di quanti si attendevano un vicino stop delle strette creditizie, che le future mosse di politica monetaria saranno dettate dai dati economici che verranno rilasciati quotidianamente sui mercati.

L’obiettivo principale di Bernanke & Co e’ quello di contenere l’inflazione ed allo stesso tempo garantire una moderata crescita economica. Gli elevati prezzi energetici e l’avanzamento del valore delle commodity a livelli, in alcuni casi, senza precedenti, forniscono un forte motivo di preoccupazione per gli investitori che potrebbero assistere ad una continuazione delle operazioni di aumento dei tassi a breve.

I contratti con scadenza giugno sul petrolio hanno chiuso le contrattazioni sul floor del Nymex in rialzo di $1.19 a quota $73.32 al barile: si tratta del maggiore livello di chiusura di oltre una settimana.

In forte progresso l’oro. I futures sul metallo prezioso hanno messo a segno una performance positiva di $15.80 a quota $721.50 all’oncia (maggiore livello dal 1980). In forte rialzo anche l’argento (ai massimi di 25 anni), il platino e il rame (questi ultimi ai massimi storici).

In riferimento a quanto espresso dalla Fed, gli operatori hanno riposto maggiore attenzione ai dati macro che sono stati rilasciati in giornata. Nel mese di aprile, le vendite al dettaglio hanno registrato un incremento dello 0.5%, originato dal salto del 4.6% del prezzo della benzina. Il consensus degli analisti era per una crescita dello 0.8%. Esclusa la componente “auto”, l’indicatore e’ cresciuto dello 0.7%, contro un consensus di +0.9%.

Nel mese di marzo sono risultate in aumento anche le scorte di magazzino (+0.7%), in misura maggiore rispetto alle attese del mercato (+0.5). In leggero calo, invece, nella scorsa settimana, le nuove richieste per sussidi di disoccupazione, scesi di appena 1000 unita’, ma comunque vicini al livello piu’ alto dall’inizio dell’anno, pari a 325 mila.

Per quanto riguarda la cronaca societaria, a pesare sull’indice industriale sono state le deludenti prove di American International Group e General Motors. AIG, la piu’ grossa compagnia assicurativa del mondo, ha riportato una perdita di circa il 5% dopo aver comunicato risultati trimestrali inferiori alle attese. Ad intaccare i conti dell’azienda sarebbero state grosse spese impreviste.

Male il colosso dell’auto GM, che ha chiuso la serie positiva di rialzi, che avevano fruttato un +18%, chiudendo la seduta con una perdita di circa tre punti percentuali.

Restando tra le blue chip, bene la farmaceutica Johnson & Johnson, che ha beneficiato dell’upgrade, da Neutral a Buy, emesso dagli analisti di Banc of America (alla base della decisione, considerazioni sulla valutazione dell’azione).

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Tra gli altri titoli, in forte rally la societa’ di noleggio di films, Movi Gallery: l’azione e’ avanzata di oltre il 50% dopo aver riportato brillanti risultati trimestrali, ed annunciato un nuovo piano di ristrutturazione interna.

Sugli altri mercati, ancora in rialzo l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio e’ a quota 1.2838. In ribasso, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 5.15% dal 5.125%.