L’azionario americano ha preso la strada dei ribassi dopo aver oscillato tra territorio negativo e positivo per buona parte della mattinata. Gli investiori sono impegnati a digerire le ultime cifre contrastanti sulla situazione occupazionale. Il calo del tasso di disoccupazione ai minimi di 21 mesi non e’ bastato a convincere gli operatori a fare acquisti nell’ultima seduta di una settimana che per ora si e’ rivelata nel complesso positiva.
Il tutto all’indomani di una seduta che ha visto il Dow aggiornare i massimi di due anni e mezzo, favorito dalla promessa del presidente della Federal Reserve Chairman Ben Bernanke di continuare a intraprendere le misure necessarie per alimentare la crescita dell’economia. Le blue chip che piu’ pesano sul Dow – in calo di 10 punti circa – sono JP Morgan e Bank of America, mentre Boeing e Cisco si sono portate in vetta al paniere.
L’S&P 500 cede leggermente quota, mentre il Nasdaq resiste sopra la parita’. L’indice di volatilita’, considerata misura attendibile della paura che aleggia sui mercati, e’ sceso in area 16 punti. A livello settoriale vendute le banche e gli energetici, mentre i tecnologici sono tra i piu’ richiesti.
Tutti gli occhi erano puntati sul rapporto sull’occupazione di gennaio che a un primo sguardo nel complesso puo’ sembrare positivo. Dalle cifre ci si aspettava una creazione di posti di lavoro maggiore di quella effettivamente registrata, ma il tasso di disoccupazione e’ inaspettatamente sceso, ai minimi di aprile 2009.
Dai minimi di febbraio 2010, sono stati creati 1 milione di posti, ma se analizzate con cura, le cifre non sono cosi’ buone, perche’ sono “ingannate” da un cambiamento che e’ in atto. Si tratta di un dato che fa preoccupare enormemente gli analisti: il tasso di partecipazione alla forza lavoro. Esso si trova ai minimi di 26 anni. Per molti e’ questo l’unico motivo per cui il tasso di disoccupazione e’ calato al 9%. Gli americani che non hanno piu’ fiducia nel mercato e non fanno nemmeno piu’ domanda di lavoro sono saliti di 2,2 milioni in un anno.
Allo stesso tempo sempre in gennaio e’ stato pero’ riscontrato anche un miglioramento notevole del tasso di disoccupazione reale, pertanto secondo alcuni analisti la flessione del tasso di disoccupazione non puo’ essere spiegata solo con la costante crescita del numero di americani che hanno smesso di cercare lavoro e che dunque non vengono piu’ calcolati nel tasso di disoccupazione ufficiale misurato dal governo. Il dibattito e’ aperto.
In settimana i listini hanno accumulato sinora rialzi pari al 2%, ma oggi la seduta potrebbe riservare sorprese negative. Le trimestrali in calendario sono poche quest’oggi e la giornata verra’ passata analizzando nei minimi dettagli il dato sul lavoro.
Sul fronte valutario l’euro e’ in calo dello 0,36% a $1,3585, mentre il dollaro ha ripreso la corsa da dove aveva lasciato ieri e guadagna terreno contro le valute rivali principali. Ieri il biglietto verde si era reso protagonista della migliore seduta in un mese.
Intanto dalle sale operative ci si tiene aggiornati con una certa frenesia sulle manifestazioni in Egitto, che si teme possano causare un contagio in tutta la regione araba. Nelle ultime ore pero’ sono iniziate a circolare voci secondo cui il presidente Mubarak sarebbe sul punto di dimettersi, anche se a certe condizioni. Questi rumor hanno messo sotto pressione petrolio e commodity.
Dopo che il presidente dello Yemen e il re di Giordania sono corsi ai ripari per scongiurare un’altra Tunisia o un altro Egitto nei loro rispettivi paesi, anche che anche il presidente algerino Bouteflika, per paura di fare la stessa fine di Ben Ali e Honsi Mubarak, ha preso delle iniziative per venire incontro ai suoi contestatori. Nello specifico ha deciso di rimuovere lo stato di emergenza che vigeva nel paese da 19 anni.
Verso le 18.30 italiane i volumi sono nella media (NYSE 389 milioni, Nasdaq 924 milioni di titoli passati di mano), con i titoli in rialzo che sono in numero minore rispetto a quelli in ribasso (1105/1774 sul NYSE, 915/1553 sul Nasdaq) e con i nuovi massimi che si confrontano con i nuovi minimi in rapporto di 175 a 8 sul NYSE e 116 a 19 sul Nasdaq.
Tra i settori, si distinguono in rialzo: Turkey-TUR +2,5%, Sugar-SGG +1,3%, Retail-XRT +1%, Indonesia-IDX +1,0%, Semis-SMH +0,9%, Insurance-KIE +0,8%, Biotech-XBI +0.6%, Base Metals-DBB +0,6%. In ribasso: Cocoa-NIB -3%, Solar-TAN -3%, Gasoline-UGA -3%, Cotton-BAL -2%, Heating Oil-UHN -2%, Crude Oil-USO -1,9%, Metals and Mining-XME -1,8%, Steel-SLX -1,6%, India-INP -1,6%, Vietnam-VNM -1,6%, Latin America-ILF -1,6%, Peru-EPU -1,6%, Spain-EWP -1,5%.