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(WSI) – Macché recessione. I risparmiatori non devono farsi incantare dalla propaganda dei candidati alla Casa Bianca e devono invece cogliere le opportunità della Borsa americana che, ad eccezione del settore finanziario, è oggi molto attraente per il livello scontato delle quotazioni e le buone prospettive di crescita dei profitti. Vede rosa Donald Luskin, fondatore e chief investment officer di Trend Macrolytics, una società di consulenza economica per investitori istituzionali. Dal suo ufficio nella Silicon Valley, California, spiega i motivi del suo ottimismo.
Non siamo in recessione?
«Per parlare di vera recessione, la situazione dovrebbe peggiorare notevolmente. Grandi aziende come Intel, Ibm, Google, Caterpillar, non solo hanno annunciato ottimi profitti per il primo trimestre 2008, ma i loro Ceo hanno anche previsto la continuazione della tendenza positiva per il resto dell’anno, senza paura di un rallentamento».
Non crede che la crisi del settore finanziario abbia un impatto negativo su tutta l’economia? Si parla molto della chiusura dei crediti bancari a tutti i business.
«Se ne parla, ma non sta avvenendo in realtà. Basta guardare le statistiche pubblicate dalla Federal Reserve: non c’è carenza di prestiti, non si vede il credit crunch . Certo, se sei un debitore subprime , cioè poco affidabile e ad alto rischio di non rimborsare il capitale ricevuto, non trovi più credito e probabilmente non avresti dovuto averlo neppure prima».
E il rifinanziamento delle case, che negli ultimi anni ha alimentato i consumi degli americani?
«Anche quello continua ad andare bene, anzi, è un settore in forte crescita, a un tasso del 16% annuo, sempre secondo gli ultimi dati della Fed. Insomma, il fatto che le banche e le finanziarie abbiano erogato alcuni stupidi prestiti nel passato non significa che tutta l’economia sia in crisi».
Lei crede che la recessione sia solo un fenomeno psicologico?
«È una questione politica. A novembre si vota per il nuovo presidente Usa e buona parte del Parlamento. E tutti i candidati lanciano allarmi sullo stato dell’economia, perché vogliono rendere gli elettori ansiosi e preoccupati, per poi presentarsi come i salvatori».
I cicli economici però esistono ancora. A quale punto del ciclo siamo secondo lei?
«Di certo non in recessione. Negli ultimi tre mesi si è registrato un calo dei posti di lavoro al ritmo di circa 80 mila al mese. Se ci fosse la recessione, dovrebbero sparirne 260 mila al mese».
Torniamo al settore finanziario: molti temono che arriveranno altre cattive sorprese. È una paura del tutto infondata?
«La maggioranza della gente sconta già tutte le possibili cattive notizie. È vero che le banche hanno grossi problemi. Ma è come essere a una festa con dieci persone, di cui solo una puzza terribilmente perché non si è fatta il bagno per tre settimane: se la stanza è piccola, tutta l’aria è ammorbata e sembra che tutti puzzino. Le banche puzzano e fanno credere che anche gli altri settori siano malmessi. Non è così».
Quando si aspetta che Wall Street se ne accorga?
«Ha già cominciato ad accorgersene. Nell’ultimo mese l’indice Dow Jones è salito del 7%, un grosso balzo che però nessuno ha enfatizzato, perché si tende a notare e a preoccuparsi solo per i ribassi. Gli investitori hanno iniziato a rendersi conto che le quotazioni di molte azioni sono scontate rispetto al loro valore fondamentale».
È il momento di scommettere su tutta la Borsa americana?
«A me piacciono tutti i settori, meno il finanziario».
Lei vive e lavora nella Silicon Valley, culla dell’high-tech: qual è l’umore? Non sono diminuiti i capitali disponibili per finanziare le start up?
«Se chiedi alla gente come va il resto del mondo, la risposta è pessimista. Ma qui gli affari vanno sempre bene. Ci sono così tante nuove idee: tutte quelle buone trovano finanziatori. La differenza con cinque anni fa è che allora ottenevano soldi anche le cattive idee. A dimostrazione delle occasioni offerte del mercato, c’è la notizia che Sequoia, la società di venture capital più “intelligente” della Silicon Valley, quella che ha sostenuto i primi passi di Apple e Google fra gli altri, sta pensando di lanciare un nuovo fondo che investe direttamente in Borsa. E se lo fanno loro…».
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