Nonostante un tentativo di reazione sul finale il mercato azionario americano non ce l’ha fatta recuperare tutte le perdite accumulate sin li’. A pesare e’ stato sopratutto il calo dei titoli tecnologici, mentre i prezzi del greggio continuano a salire sulla scia dell’intensificarsi delle tensioni nell’area mediorientale e nordafricana. Il Dow ha ceduto oltre 80 punti (lo 0,66%) a quota 12.089,58, limitando i ribassi che a un certo punto erano di circa il doppio di quelli accusati in chiusura. Tra le blue chip, prese di mira Alcoa, Intel e Disney, mentre AT&T e 3M costituiscono l’eccezione.
L’indice allargato S&P 500 e il Nasdaq hanno lasciato sul campo rispettivamente lo 0,83% a 1.310,13 e l’1,4% in area 2.745,63. Il Vix, indice attendibile per misurare la paura che aleggia sui mercati, e’ salito sopra quota 20. A livello settoriale particolarmente colpiti dalla lettera materiali di base, hi-tech e beni di consumo discrezionale.
I rialzi dell’avvio sono durati ben poco. A spingere in rialzo inizialmente i listini e’ stato il momentaneo sbandamento del greggio, che ha fatto un passo indietro rispetto ai $107 al barile toccati nella primissima mattinata americana, sulla scia delle indiscrezioni – poi rivelatesi infondate – secondo cui il colonnello libico Gheddafi avrebbe avviato le trattative con il fronte dei ribelli per andarsene dal paese in sicurezza. I funzionari americani hanno reso noto alla Cnbc che e’ difficile che Gheddafi stia trattando con i ribelli una sua eventuale dipartita.
Anche i metalli preziosi sono molto richiesti. Ma mentre argento e oro, ad esempio, sono ritenuti beni rifugio al pari del dollaro e dei Treasuries, ne’ la valuta, ne’ i titoli di stato hanno riscontrato lo stesso interesse oggi. Ovviamente tale dicotomia ha portato qualcuno a postulare che gli Stati Uniti stiano perdendo la loro posizione di leader nella riserva di valute. Con quel tema fisso in mente, ecco spiegato il perche’ del rialzo della Cina, contrastante con l’andamento delle altre borse nella regione di Asia e Pacifico. Agli investitori sono piaciuti i nuovi dettagli sulle politiche economiche messi a punto nel fine settimana a Pechino.
Nonostante i rialzi del petrolio si siano ridotti, l’indice delle Commodity ha comunque registrato la settima seduta consecutiva positiva. A monte dei continui sbalzi di prezzo sono i timori circa la carenza di scorte a causa delle rivolte in corso in Libia, ormai nel mezzo di una guerra civile. Il bilancio delle vittime negli scontri tra rivoltosi e filogovernativi si stima sia tra i 1.000 e i 2.000 morti.
Anche in altri parti del Nordafrica e Medioriente, tra cui l’Arabia Saudita, il maggiore produttore di oro nero al mondo, la sensazione e’ che il malcontento della popolazione piu’ povera possa sfociare in disordini e instabilita’. Il governo saudita ha vietato qualsiasi marcia e protesta in vista del “giorno della collera”, che prendera’ luogo venerdi’ 11 marzo.
“L’incremento dei prezzi del greggio continua a dominare i mercati e probabilmente rimarra’ il fattore chiave sul breve termine”, avverte Deutsche Bank in una nota ai clienti. Un altro rischio – sostengono gli analisti – e’ rappresentato dalle elezioni in Nigeria del 9 aprile. Durante l’ultimo ciclo elettorale si sono ripetuti diversi attacchi alle piattaforme petrolifere delle multinazionali straniere attive nell’area del Golfo del Niger.
Le piazze finanziarie europee hanno chiuso in ribasso, cosi’ come l’Asia, dove ha rappresentato pero’ un’eccezione l’indice di Shanghai, che ha chiuso in progresso dell’1,8%, alimentato dalle politiche economiche messe a punto dal governo cinese nel fine settimana.
Sul fronte macro Usa, il calendario era scarno di appuntamenti di rilievo con i soli dati sul credito al consumo in agenda. Le cifre hanno mostrato un rialzo (tra l’altro superiore alle previsioni) per il quarto mese di fila. In ambito societario Western Digital si prepara ad acquistare Hitachi Global Storage Technologies, divisione controllata per intero da Hitachi, in un’operazione in contanti e azioni del valore di circa $4,3 miliardi. In totale oggi messe a segno operazioni di acquisizione e fusione per $15 miliardi.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico i futures con scadenza aprile del greggio hanno chiuso in rialzo dello 0,98% a $105,44 dopo aver superato i $107 al barile, Si tratta ad ogni modo dei massimi di 29 mesi. Anche l’oro ha guadagnato terreno, ma lontano dai massimi di seduta. I contratti con consegna aprile sul metallo prezioso sono avanzati dello 0,4% (+$5,9) a $1.434,5 sul Comex. In precedenza raggiunto il picco intraday di $1.445,70.
Sul fronte valutario l’euro vanifica una giornata che era stata per gran parte positiva. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ la moneta unica scivola in area $1,3969, da $1,3991 della chiusura di venerdi’. Il rendimento sul decennale ha segnato un rialzo di mezzo punto base in area 3,4970%.