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WALL STREET DICE GRAZIE AI FINANZIARI

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Wall Street consolida i rialzi a margine della brillante performance del settore finanziario.

Attualmente l’indice rappresentativo del settore, il BIX, segna un rialzo superiore dell’11%.

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La ragione di questo ‘exploit’ sta nei buoni risultati di bilancio conseguiti da alcune delle maggiori banche d’investimento.

Fatta eccezione per Merrill Lynch, sia Goldman Sachs sia Lehman Brothers passando per Bear Stearns hanno comunicato risultati conformi se non superiori alle aspettative.

Oggi e’ stato il turno di Morgan Stanley (MWD – Nyse) che nel primo trimestre dell’anno, il suo secondo fiscale, ha riportato utili per $930 milioni pari a $0.82 per azione.

Nello stesso periodo del 2000 la societa’ aveva registrato utili per $1,458 milioni pari a $1,26 per azione.

Il dato ha superato le aspettative degli analisti (First Call/Thomson Financial) che si attendevano utili per azione pari a $0,79 per azione.

Il fatturato netto e’ ammontato a $6 miliardi con una flessione del 15% rispetto a un anno fa.

Contribuisce a instillare sul mercato segnali positivi anche i due dati economici della giornata, il primo relativo ai sussidi settimanali di disoccupazione, il secondo concernente l’attivita’ manifatturiera nell’area di Philadelphia giunto dalla Federal Reserve.

Le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, scese a sorpresa di 34.000 a 400.000 nella settimana al 16 giugno.

Il mercato si aspettava un aumento delle richieste per 2.000 unita’.

Buone notizie anche dalla Federal Reserve.

Secondo i dati dell’organo guidato da Alain Greenspan l’attivita’ manifatturiera nell’area che gravita nel distretto industriale di Philadelphia ha registrato un punteggio negativo di 3,7.

Le aspettative erano tuttavia per un arretramento di 10 punti.

Il colosso informatico International Buisness Machines (IBM – Nyse) contribuisce d’altro canto a frenare il mercato dopo una nota di Prudential Securities, secondo cui il gruppo sara’ costretto ad abbassare le proprie stime di bilancio per il secondo semestre dell’anno.

Prosegue il momento no dei chip. Charles Boucher di Bear Stearns prevede che le societa’ del settore semiconduttori con significativa esposizione al mercato dei PC e dei consumatori si indirizzeranno verso una modesta crescita nel terzo trimestre, mentre quelle legate ai mercati delle infrastrutture e delle telecomunicazioni registreranno ulteriori perdite.

L’analista ha ridotto le proprie stime su Conexant Systems (CNXT – Nasdaq), Linear Technology (LLTC – Nasdaq), LSI Logic (LSI – Nyse) e PMC-Sierra (PMCS – Nasdaq), anticipando la possibilita’ di ‘warning’ sugli utili per il trimestre di giugno e per quello di settembre.

Sotto pressione si trovano tuttavia diverse societa’ del comparto high tech, avvilite da nuovi “profit warning” o da downgrade, come quello di Salomon Smith Barney su Honeywell (HON – Nyse), che ha ribassato il rating sul titolo a “Neutral” da “Buy”, riducendone il target sul prezzo.

A impedire l’avanzata degli indici questa mattina sono state le cattive notizie relative ai “profit warning” di Sanmina Corp. (SANM – Nasdaq) e Transmeta (TMTA – Nasdaq), che non riusciranno a raggiungere gli obiettivi di bilancio precedentemente stimati.

Sullo stato di salute del settore high tech non sono stati risparmiati i commenti.

“La bufera sul settore tecnologico non e’ ancora passata – ha dichiarato Dan Veru di Palisade Capital Management – Tutti pensano che peggio di cosi’ non possa andare, invece non e’ cosi'”.

Diversa invece l’opinione di Mark Beale di New Star Asset Management, che vede opportunita’ di acquisti grazie a “titoli high tech che ora si possono comprare perche’ il loro prezzo e’ attraente, come ad esempio alcune societa’ del settore PC”.

Sempre sul fronte congiunturale, il deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti e’ sceso in marzo a quota $32,17 miliardi.

Un sondaggio condotto dall’agenzia di stampa Dow Jones insieme alla rete televisiva CNBC tra 18 economisti di Wall Street indicava per aprile un deficit contenuto a $31 miliardi.

Il dato di marzo, precedentemente comunicato a $31,17 miliardi, e’ stato rivisto al rialzo a $33,08 miliardi.

Nel mese di aprile le importazioni sono calate del 2,2% a quota $119,09 miliardi, un’indicazione che i consumatori americani stanno dimostrando un interesse ridotto per prodotti stranieri.

Le importazioni di beni come semiconduttori, aerei e infrastrutture per le telecomunicazioni sono scese al livello piu’ basso dal novembre 1999, in calo di $2,76 miliardi a $25,98 miliardi.

Le esportazioni hanno registrato una flessione del 2% portandosi a quota $86,92 miliardi, il livello piu’ basso degli ultimi 12 mesi.

Il deficit con i principali partner commerciali degli Stati Uniti appare per la maggior parte in rialzo nel mese di aprile. Il piu’ grande deficit e’ con il Giappone, in rialzo da $6,23 miliardi a quota $6,43 miliardi.

In crescita anche il deficit commerciale con la Cina, salito da $5,74 miliardi a $6,29 miliardi.

Per quanto riguarda il deficit con i Paesi NAFTA, quello con il Messico e’ sceso a $2,24 miliardi, mentre quello con il Canada e’ salito a $4,59 miliardi.