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Wall Street debole, petrolio volatile. Gheddafi scappa e brucia i pozzi?

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New York – Si ripete il solito ritornello a New York: seduta difficile per l’azionario americano se in un contesto di rincaro del petrolio, mentre giornata serena quando prezzi si allontano dai massimi di due anni e mezzo toccati la settimana scorsa.

Alle 18,30 italiane il Dow Jones guadagna lo 0,05% a quota 12.221,04, mentre il Nasdaq lascia sul campo lo 0,53% in area 2.751,23. L’S&P 500 – che ha guadagnato bel il 95% negli ultimi due anni, cede lo 0,19% a 1.319,59 punti, con il valore dell’oro nero subisce un calo moderato in una seduta altamente volatilte. Il paniere dei tecnologici cede terreno piu’ degli altri indici e per fortuna che la buona prova di IBM sta aiutando a limitare le perdite.

La borsa pare dunque intenzionato a seguire l’andamento dei mercati energetici, in particolare dopo che l’Opec ha precisato di non avere intenzione di indire una riunione straordinaria per discutere di un eventuale incremento dei livelli di produzione.

Il petrolio e’ tornato a correre dopo che e’ stata lanciata dalle agenzie di stampa la notizia di tre nuvole di fumo nero avvistate ad As Sider, in un terminale petrolifero della Libia, paese ancora alle prese con una guerra civile. Anche lo stabilimento di raffinazione di Ras Lanuf e’ stato colpito durante gli scontri tra i ribelli che chiedono le dimissioni del colonnello Muammar Gheddafi e le forze filogovernative. Ma al momento e’ sotto la parita’ e sta cercando di stabilizzarsi in area $104 al barile.

Secondo alcuni osservatori si potrebbe ripetere lo scenario gia’ visto nella geo-politica del passato: quando Saddam Hussein lascio’ il Kuwait dopo l’invasione e l’intervento “punitivo” da parte della coalizione militare guidata dagli Stati Uniti – presidente George W. Bush – il dittatore iracheno mise a fuoco i pozzi petroliferi del Kuwait, che bruciarono per settimane, mandando il prezzo del petrolio alle stelle.

Con l’attacco di oggi delle truppe di Gheddafi ad As Sider, uno dei terminali petroliferi della Libia, sembra si ripeta lo stesso copione. E’ da mettere in conto dunque che gli Stati Uniti saranno “costretti” a varare con l’Onu e la Nato una “no-fly zone”, preludio di un’invasione di truppe via terra. Il che sarebbe un errore grave con un solo esito sicuro: la destabilizzazione dell’intero Medio Oriente e i prezzi del petrolio a $200.

Il gruppo dei paesi esportatori di greggio sta decidendo se vale la pena passare a misure di emergenza per far fronte alle carenze libiche sul fronte delle scorte. Tripoli e’ il sesto maggiore produttore di oro nero al mondo. La paura e’ che anche l’Arabia Saudita, la terra piu’ ricca di risorse petrolifere, venga contagiata dalle rivolte. Ma per ora, a quanto sembra l’Opec e’ convinta che le scorte siano adeguate a rispondere all’elevata domanda mondiale.

Sul fronte macro alle 16 italiane sono state annunciate le cifre relative alle scorte di magazzino all’ingrosso. Questo dopo che le richieste di prestito immobiliare sono cresciute del 15,5% ai massimi livelli degli ultimi tre mesi.

Wall Street tentera’ di estendere i guadagni di ieri, nel giorno in cui la borsa americana puo’ festeggiare l’ingresso nel terzo anno della fase rialzista. Rally partito il 9 marzo 2009 dopo che i listini avevano toccato i minimi di 12 anni, il 5 marzo. L’indice S&P 500 raggiunse il bottom di 676,53 quando gli Stati Uniti erano ancora in piena crisi creditizia. “Da allora – dice Deutsche Bank in una nota – se si prendono periodi della stessa durata, e’ stato uno dei piu’ positivi degli ultimi 80 anni”. Il paniere allargato ha accumulato guadagni pari al 95% in due anni.

Le borse dell’area Asia e Pacifico hanno chiuso nel complesso in rialzo, con l’indice Nikkei giapponese che ha guadagnato lo 0,6%. Le piazze finanziarie europee, fatta eccezione per Milano che chiude positiva, pagano l’esito preoccupante della disastrosa asta portoghese di titoli di stato.

Nel frattempo i trader continuano a tenere d’occhio i movimenti sul mercato energetico. Dove i futures con scadenza aprile del greggio scambiano in calo di $0,08 a $104,94 il barile, allontanandosi leggermente dai massimi di due anni e mezzo. I contratti con scadenza aprile dell’oro sono invariati a quota $1.426,9 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro ha virato in rosso nei confronti del dollaro, in area $1,3889 (-0,1%). Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,533%, in ribasso di 1,1 punti base.