Wall Street ha archiviato la seduta odierna con gli indici in lieve calo, nonostante l’assenza di sorprese negative dall’atteso meeting della Federal Reserve sui tassi d’interesse. Il Dow Jones ha chiuso piatto (-0.01%) a 10385 , l’S&P500 ha ceduto lo 0.10% a 1163 e il Nasdaq e’ arretrato dello 0.43% a 2035.
L’avvenimento principale della giornata riguarda la decisione del Fomc di alzare il costo del denaro Usa di 25 punti base al 2%. Si tratta del quarto aumento consecutivo dei tassi dall’inizio dell’anno. Il primo e’ stato deciso nel meeting del 30 giugno.
Nel testo ufficiale che accompagna la decisione, il presidente della Fed Alan Greenspan ha confermato il termine “measured”, per descrivere il passo con cui intende procedere sulla via dei cambiamenti alla politica monetaria accomodante.
La manovra di oggi, ampiamente attesa dagli operatori, ha sortito un’immediata fiammata dei corsi azionari, ma il rally non ha avuto lunga durata. A prevalere sono state le preoccupazioni di un nuovo aumento dei tassi nel meeting di dicembre, soprattutto se il prossimo rapporto sull’occupazione dovesse rivelarsi molto positivo. Al momento i future sui fed funds scontano che la probabilita’ di una nuova stretta creditizia sono all’ 80%.
Ulteriori pressioni sui mercati Usa le ha esercitate il petrolio, tornato a salire dopo i ribassi segnati nelle ultime giornate. Dopo essersi spinto fino a $49 al barile, alla chiusura delle contrattazioni il prezzo del greggio si e’ attestato a quota $48.86 (+$1.49). A favorirne l’apprezzamento, gli ultimi dati forniti dal Dipartimento dell’Energia sulle scorte settimanali di distillati e gasolio, in calo piu’ del previsto.
Passando alla cronca societaria, le vendite si sono concentrate sui titoli tecnologici. Sul settore hanno pesato i risultati non brillanti di Cisco Systems, pubblicati nell’after hour di martedi’, e i downgrade emessi di una banca d’affari su Hewlett-Packard e Dell.
Giornata da dimenticare, in particolare, per il settore dei semiconduttori, colpito dalla nota negativa di Morgan Stanley. Non e’ stata risparmiata dai “sell” neanche il colosso dei chip Intel, nonostante l’azienda abbia annunciato un piano di buyback di 500 milioni di azioni e un aumento dei dividendi trimestrali.
Sul fronte economico, a luci e ombre i dati pubblicati in giornata. Nel mese di settembre la bilancia commerciale Usa e’ scesa a $51.6 miliardi. Al buon risultato dell’indicatore, pero’, ha contribuito in modo significativo il calo dell’import di petrolio dovuto agli uragani che hanno colpito il Golfo del Messico.
Migliori delle attese, invece, i numeri dal mercato del lavoro. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione la settimana scorsa sono salite di 2.000 unita’ a quota 333.000. Gli analisti si aspettavano in media un valore di 340000.
Sugli altri mercati, hanno chiuso in lieve ribasso i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ al 4.24% contro il 4.22% della chiusura di martedì. L’oro ha ceduto $1.70 a $434.50, dopo il record di 16 anni stabilito ieri. Il dollaro, infine, nel tardo pomeriggio a New York viene scambiato a 1.2888 contro l’euro. Nel corso della giornata il cambio tra le due valute ha raggiunto quota $1.30.