Buone notizie dalle aziende americane e allentamento delle tensioni sul debito sovrano europeo (grazie a una possibile discesa in campo del Giappone nell’acquisto di titoli di stato), ha permesso a Wall Street di chiudere la seduta con il segno piu’.
Il Dow e’ riescito a guadagnare lo 0,30% a 11.672 (+35 punti), l’S&P 500 ha messo a segno un +0,4% a 1.274,49 (+5 punti), su dello 0,3% il Nasdaq a 2.716,83.
Non e’ mancato uno sbandamento dei listini americani alle 13:13 (le 19:13 in Italia) tanto che il pochissimo tempo il Dow ha lasciato sul terreno 40 punti con volumi molto sostenuti. L’unica motivazione plausibile e’ – dicono dal floor del Nyse – un grosso ordine sull’S&P 500. Gli operatori pero’ hanno impiegato poco per ritornare a puntare sui Buy.
A livello settoriale, bene energetici (+1,6%) e materi prime (+1,35%). Su le banche (+0,65%) e gli industriali (+0,55%) mentre hanno perso terreno solo i titoli telecom (-0,84%).
Per quanto riguarda le storia societarie, ieri sera a mercati chiusi e’ iniziata la stagione delle trimestrali con il colosso dell’alluminio Alcoa, tornato all’utile. La catena Sear e i negozi di gioelleria Tiffany hanno invece rivisto al rialzo le proprie previsioni. Il colosso dell’hi-tech HP ha registrato i maggiori guadagni sul Dow.
A tenere banco sono state comunque le aste di titoli di stato, al di qua e al di la’ dell’Oceano.
Il Tesoro Usa ha effettuato l’asta da $32 miliardi di titoli a tre anni: il rendimento si e’ attestato all’1,027% (era atteso all’1,034%), con una domanda superiore di 3,06 volte l’offerta (era stata di 2,91 volte quella dell’asta precendete mentre la media per i Treasury a 10 anni e’ di 3,16 volte.
Il Wall Street Journal spiega che, fino a quando le tensioni legate al debito sovrano Ue non verranno allentate, a beneficiarne saranno gli Stati Uniti: gli investitori potrebbero essere sempre piu’ propensi a favorire le emissioni considerate piu’ sicure. Aspetto che potrebbe aiutare proprio Washington ad assorbire l’ondata di debito che verra’ riversata sul mercato fino a venerdi’. Il rendimento del Treasury decennale e’ passato al 2,5% di agosto al 3,3% circa attuale. Uno degli elementi che verra’ guardato sara’ il livello di partecipazione degli investitori esteri alle aste Usa: a novembre era stato raggiunto il 43% per poi scendere al 21% il mese scorso.
La Grecia ha venduto 1,95 miliardi di titoli a 6 mesi con un rendimento del 4,90% (contro il 4,82% dell’asta precedente) con un rapporto tra domanda e offerta pari a 3,4, meno del 5,15 dell’ultimo appuntumento con il mercato per il medesimo tipo di bond.
L’Italia ha venduto 7 miliardi di titoli a 1 anno con un rendimento del 2,067% (massimo del dicembre 2008) e un bid to cover ratio di 1,63. I due dati si confrontano rispettivamente con il 2,014% e con una domanda superiore all’offerta di 2 volte osservati nell’asta precedente.
L’attenzione resta sulle numerose aste in calendario nei prossimi giorni, non solo in Usa. Lisbona domani tentera’ di vendere 1,25 miliardi di titoli a 5 e 10 anni. La domanda cruciale e’: a quale costo? Il rendimento del decennale e’ passato in un anno da sotto il 4% a oltre il 7%. Giovedi’ tocchera’ alla Spagna.
Sullo sfondo poi ci sono ancora le tensioni sul debito sovrano europeo, oggi allentatesi. Il merito va a due fattori. Il primo: il Giappone, come la Cina, si e’ detto pronto a scendere in campo per comprare titoli di stato dell’Eurozona. La volonta’ e’ quella di comprare circa il 20% dei bond che verranno emessi nel mese in corso. “E’ opportuno per il Giappone, in quanto una delle principale economie, compri bond europei per sostenere la fiducia” in Europa, ha riferito a Dow Jones Newswires il ministro giapponese delle finanze Yoshihiko Noda.
Il secondo: il primo ministro portoghese, Jose Socrates, ha negato che Lisbona abbia bisogno di un salvataggio e lo ha fatto fornendo dati preliminari sul deficit di bilancio 2010, inferiore a quanto promesso alle autorita’ di Bruxelles. Il deficit 2010 sembra essersi attestato sotto il target del 7,3% del Pil. Il che significa che il paese ha tagliato il suo deficit di oltre il 2% dai massimi 2009, pari al 9,3%.
La conseguenza e’ stato un restringimento degli spread tra i rendimenti dei titoli di stato dei paesi periferici e il Bund tedesco. Intanto i governi dell’Unione Europea starebbero pensando a incrementare il fondo di salvataggio da 440 milioni di euro, segno che il fondo stesso potrebbe rivelarsi troppo piccolo se la crisi dovesse esplodere dalla Grecia e Irlanda anche alla Spagna. Nessuna decisione – riferisce il Wall Street Journal – e’ stata ancora presa e difficilmente si giungera’ a una conclusione nell’incontro dei ministri delle finanze Ue della settimana prossima.
In tutto questo gli operatori si interrogano: ma cosa sta facendo la Bce?
Ecco la sintesi della giornata sulle borse europee. Il FTSE a Londra ha segnato +1,0%, +1,2% per il DAX a Francoforte, su dell’1,6% per il Cac a Parigi, rialzo dell’1,5% per l’IBEX a Madrid, sugli scudi il PSI porteghese: +2,4% mentre il FTSE/MIB a Milano ha messo a segno +1,40%.
Sugli altri mercati i futures sul petrolio con consegna febbraio del petrolio sono saliti del 2,1% a $91,15 complice ancora una volta la situazione di una conduttura petrolifera in Alaska. Il derivato con scadenza febbraio dell’oro ha registrato +0,6% a $1.384,30. Sul fronte valutario, l’euro chiude in rialzo dello 0,20% a $1,2977. Quanto ai Treasury, i titoli a dieci anni mostrano un rendimento al 3,3410% contro quota 3,304% di ieri.