Società

Wall Street chiude male sui minimi intraday per le tensioni con Israele

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La prima giornata del nuovo mese si conclude all’insegna della volatilita’. Dopo una partenza con il segno meno (ma con flessioni piu’ contenute rispetto a quanto facevano presagire i futures), Wall Street ha repentinamente invertito rotta, e’ risalita per l’effetto di voci su un intervento massiccio della Bce per sostenere l’euro salvo poi accelerare di nuovo al ribasso negli utlimi minuti della sessione. Lo dimostra il Vix, in costante aumento nel corso della giornata (chiude in rialzo del 10.82% a 35.54).

Tra i motivi del brusco peggioramento sul finale, la AFP cita le tensioni geopolitiche in Israele all’indomani dell’attacco contro la flottiglia filo-palestinese al largo di Gaza: il Libano avrebbe attaccato un aereo israeliano. Wall Street teme l’escalation in Medio Oriente. Il Dow Jones lascia sul terreno 115 punti a 10023 (-1.13%), il Nasdaq ha perso l’1.54% a 2222 (-35 punti), giu’ dell’1.43% l’S&P 500 a 1074 (-16 punti).

L’entusiasmo culminato a un’ora dall’avvio delle contrattazioni, sembrava esser semplicemente legato alla voglia di ricoperture da parte degli operatori, che sembravano aver trovato un valido appiglio all’Ism manifatturiero di maggio che, per quanto in calo, e’ stato leggermente migliore delle stime. A cio’ si e’ aggiunto anche il dato sulla spesa per le costruzioni ad aprile, crescita del 2.7%, sui massimi dal 2000.

Il vero motivo e’ stato un improvviso, disperato e massiccio intervento della Banca centrale europea (ancora non confermato ufficialmente ma dato per scontato dai trader del forex) aiutata da altre banche centrali del G8. Cio’ ha fatto impennare in verticale l’euro che stava crollando a candela con conseguenza troppo serie per l’Europa tanto che anche i listini del Vecchio Continente hanno ridotto le loro perdite. La reazione immediata: il petrolio aveva ritrovato quota $74 salvo poi tornare a flettere il 2% intorno a $72 mentre i prezzi deuìi treasury hanno subito una momentanea frenata.

I trader, insomma, sembravano intenzionati ad accantonare la delusione, arrivata dall’andamento del settore manifatturiero cinese e il conseguente peggioramento dell’umore tra gli operatori in generale sulla ripresa economica globale. Senza dimenticare che, per quanto riguarda le borse, per il Dow, maggio e’ stato il peggior mese dal 1940.

Poi pero’ il mercato si e’ lasciato nuovamente andare alle vendite, appesantito dal settore delle materie prime (-3%), da quello delle utilities e degli industriali (-2%), calo dell’1.6% per i finanziari, giu’ anche i tecnologici (-0.65%), piatti i consumi discrezionali (-0.11%).

Tra le storie del giorno, flessione di quasi il 15% per BP dopo il fallimento della soluzione “Top Kill” per arginare la marea nera che sta colpendo il Golfo del Messico dal 20 aprile. Da allora il titolo ha perso un terzo della sua capitalizzazione ($67 miliardi). Il costo della crisi e’ salito a $990. Intanto il presidente americano Barack Obama spinge per nuove regole del settore affinche’ un caso simile non si ripeta piu’ e avvia un’azione legale contro la societa’.

Sullo sfondo restano le preoccupazioni del docente della New York University Nouriel Roubini; riferendosi al caso Cina, ma non solo – l’alert riguarda infatti i paesi emergenti Bric – Roubini ha infatti avvertito sui rischi di un surriscaldamento dell’economia anche in Brasile ed India.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio cambiano rotta. I futures con consegna giugno segnano un calo di $1.80 attestandosi a quota $72.20 al barile (-2.43%). Sul valutario la moneta unica recupera quota a $1.2234 (-0.58%). L’oro sale di $12 (+1%) in area $1227. Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 3.2960% dal 3.3010% di venerdi’.