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Wall Street chiude la peggiore seduta da agosto

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New York – Wall Street chiude in forte ribasso, scontando il caos Italia. L’attenzione rimane focalizzata sul mercato dei titoli di stato italiani. Non ha avuto nessun effetto sui mercati americani la nota con cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, preannunciando la creazione di un nuovo governo e affermando di fatto che: “O nuovo governo in tempi rapidi, o Camere sciolte”, dunque elezioni.

In chiusura il Dow Jones cede il 3,20%, a quota 11.780,94 punti, mentre il Nasdaq subisce una flessione del 3,88%, a 2.621,65. GiĂą anche lo S&P 500, che arretra del 3,67%, a 1.229,10 punti.

Sul fronte obbligazionario, rendimenti dei titoli Usa a dieci anni sono in calo all’1,962%, scendendo dunque sotto la soglia del 2%.

Nella giornata precedente l’indice S&P500 aveva assistito a un rialzo dell’1,2% circa, dopo che la promessa del presidente del Consiglio italiano di dimettersi aveva galvanizzato i mercati sulla possibilità che venisse scelto un nuovo leader valido per mettere in atto le nuove misure di austerità e di crescita.

Ma l’entusiasmo si è bruscamente interrotto, in quanto esistono seri dubbi su quanto il premier italiano desidera fare. Berlusconi ha parlato della sua decisione di dimettersi dopo l’approvazione delle misure di austerity promesse all’Unione europea. Tuttavia, molti operatori di mercato temono che alla fine ci vorrà ancora molto tempo prima che il presidente del Consiglio italiano lasci davvero la propria poltrona. Le parole di Napolitano basteranno? Guardando alla reazione di Piazza Affari, non sembra che i mercati abbiano tirato un sospiro di sollievo. Tutt’altro. Inoltre, chi dice che non continuerà a rimanere comunque operativo, magari con un “governo fantoccio”?

I sell off si scatenano soprattutto sui titoli bancari, tecnologici ed energetici. L’indice di riferimento sui titoli petroliferi, il Nyse Arca Oil Indec, è arrivato a cedere quasi il 4%. Tra i tecnologici, Cisco perde quasi il 4% dopo la pubblicazione dei suoi risultati di bilancio.

Gli hi-tech soffrono soprattutto le notizie che riguardano Adobe Systems Inc. (ADBE)-11,1%, che ha annunciato un piano per tagliare 750 posti di lavoro e ha ridotto le stime sugli utili. Di fatto, secondo quanto riporta Bloomberg, i licenziamenti – che avverranno prevalentemente in Nord America e in Europa, costeranno alla società tra gli $87 e i $94 al lordo delle tasse e avranno nel finale un impatto sugli utili netti, che si attesteranno tra i 30 e i 38 centesimi per azione, contro le precedenti attese di una forchetta compresa tra 41 e 50 centesimi.

I finanziari temono poi l’esposizione verso i bond italiani, ora che i rendimenti decennali, superando la soglia del 7%, si trovano di fatto a quello che viene considerato un punto di non ritorno. Irlanda e Portogallo furono costrette infatti ad accettare i piani di salvataggio di Ue e Fmi proprio poco dopo che i tassi sui loro bond toccarono tale livello. I ribassi sono guidati da Morgan Stanley, che accelera al ribasso e cede il 9,01%; molto male anche Citigroup -8,18%, Bank of America -5,67%, JPM -7,08% e Goldman Sachs, che perde l’8,21%.

“I bond italiani si trovano in una situazione veramente pericolosa”, ha detto Alberto Espelosin, a capo della sezione analisi ed investimenti per Ibercaja Gestion SGIIC SA a Saragozza. “Ogni paese che paga più del 6,5% non fa che aumentare i costi e dunque diventa più difficile ripagare i debiti. C’è una forte avversione al rischio e i mercati azionari lo rifletteranno”.

Intanto un allarme è stato lanciato oggi dal direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha avvertito che la crisi del debito in corso in Europa rischia di portare l’intera economia globale verso un “lost decade” (decennio perduto), periodo con la quale si è soliti indicare la crisi giapponese degli anni ’90 a seguito del crollo del mercato immobiliare. Diventa fondamentale dunque che le economie industrializzate riescano a ripristinare le basi fondamentali di crescita e di fiducia per i mercati.

Dal fronte economico, il dipartimento del Commercio degli Stati ha pubblicato le scorte di magazzino all’ingrosso relative al mese di settembre, che sono scese dello 0,1%, contro il +0,5% atteso dagli analisti. Ma in giornate come queste, l’attenzione è tutta rivolta all’Europa.

Sul fronte valutario, l’euro continua a puntare verso il basso e cede circa il 2%, a $1,3541; la moneta unica cede anche contro il franco (-0,45%, a $1,2322), mentre contro lo yen aumenta le perdite fino a JPY 105,12.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio perdono a $95,74 al barile, mentre le quotazioni dell’oro scendono a $1.791,60 l’oncia.