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Wall Street chiude in positivo con un bello strappo sul finale

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Wall Street chiude in rialzo una seduta ancora una volta caratterizzata dalla volatilita’. A condizionarne l’andamento, prima l’inatteso calo delle vendite al dettaglio di maggio, poi la fiducia dei consumatori ai massimi del gennaio 2008.

Sono questi i due dati macro che fungono da market mover all’interno di una seduta iniziata in territorio negativo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.38% a quota 10211.07, il Nasdaq l’1.12% a 2243.60 punti e l’S&P500 lo 0.44% in area 1.091. Il paniere delle blue chip ha messo a segno un progresso del 2.8% in settimana. Si tratta della prima ottava positiva in un mese.

Gli operatori sembrano insomma ignorare il quadro comunque contradditorio che trapela dai due risultati: da un lato i consumatori hanno preferito risparmiare piuttosto che fare shopping, dall’altro gli stessi consumatori sembrano essere ottimisti come 2 anni e mezzo fa. In questo scenario si inserisce il dato sulle vendite al dettaglio, appena sotto le attese.

Sul Dow i titoli migliori sono Pfizer, Microsoft e Boeing, sul fondo Home depot, Jpm, P&G. Sul listino tecnologico avanzano Virgin media e Netapp mentre sono venduti Biogen, First solar e Logitech. Sul benchmark di Wall Street invece Anadarko guida i rialzi mentre Regions financial insieme a Biogen sono i peggiori.

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Si torna a parlare di frodi sui mutui. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’Fbi starebbe per avviare un’azione massiccia contro questo tipo di frodi volendo porre la parola fine alle pratiche sul credito che hanno contribuito al collasso del mercato immobiliare durante la crisi. Sarebbero centinaia gli arresti pronti a scattare negli Stati Uniti a partire dalla settimana prossima. L’accusa: aver gonfiato le valutazioni sui prezzi delle case, di avere incoraggiato i mutuatari a falsificare i dati sul proprio reddito per richiedere un mutuo e di avere spinto chi erogava il prestito a dare informazioni svianti sui programmi per evitare i pignoramenti.

Tornando ai mercati, Wall Street ha condizionato i listini europei, reduci dalle indicazioni arrivate ieri dal numero uno della Bce, Trichet. Oltre ad aver lasciato il costo del denaro all’1% (mentre l’economista Roubini sostiene che dovrebbero essere portati a zero), ha rivisto al rialzo il Pil nel 2010 (valore medio del range 1% da 0,8%), mentre sono state ridotte quelle del 2011 (1,2% da 1,5%).

Permangano comunque i timori sul debito sovrano del Vecchio Continente, tanto che sono il molti a credere (come riporta Bloomberg) che il fallimento della Grecia sia solo questione di tempo.

Giungono con un perfetto tempismo le dichiarazioni di Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce. In un discorso preparato per il meeting del Consiglio per gli Stati Uniti e l’Italia, l’esperto ha detto che l’uscita dalla zona euro di un paese in difficolta’ o la riorganizzazione dell’Unione monetaria in un club per le sole nazioni piu’ stabili avrebbe costi molto elevati per tutti, paesi creditori inclusi.

Sul tema, per una volta c’e’ una buona notizia che riguarda le banche europee. Riferendosi a trenta istituti su cui ha condotto un proprio stress test, l’agenzia di rating Moody’s ha affermato infatti che l’esposizione ai debiti dei paesi Pigs è gestibile, allentando le tensioni ben presenti sui mercati e relative al rischio di una forte crisi del sistema finanziario Ue.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio segnano il primo calo da giorni. I futures con consegna luglio cedono $1.49 attestandosi a $73.99 al barile. Sul valutario la moneta unica quota $1.2108 (-0.12%). L’oro ha chiuso invariato a 1220.80. Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si e’ attestato al 3.2160% al 3.1870%.