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Wall Street chiude bene, ma BofA stima correzione S&P fino a -10%

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New York – Wall Street ha chiuso in rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,87% e chiuso a quota 13204,62; il Nasdaq e’ cresciuto lo 0,69% a 3050,61 punti. La seduta era iniziata all’insegna del nervosismo, ma poi ha prevalso la ripresa dopo l’ottimo dato relativo alle vendite di case con contratti in corso che, nel mese di marzo, sono balzate di oltre il 4%, ben al di sopra delle stime di un incremento di appena lo 0,5%.

Sullo sfondo, il sentiment rimane improntato alla cautela, sia per il rinnovarsi delle tensioni sul mercato italiano dei titoli di stato , sia per le indicazioni negative arrivate dal mercato del lavoro Usa, con le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, che si sono attestate a un valore vicino ai massimi del 2012.

Si guarda in generale anche ai pessimi dati arrivati dall’Europa, come quello relativo alla fiducia dell’Eurozona , sia ad alcune storie societarie Usa e non: sotto i riflettori a tal proposito il tonfo di Alcatel-Lucent, il fornitore numero uno del comparto tlc francese, le cui quotazioni crollano del 13% dopo la perdita di bilancio riportata dal colosso.

Da segnalare che lo S&P 500 è salito per due sessioni consecutive. Guardando alla stagione degli utili societari, in media l’attivo per azione è salito su base trimestrale del del 9,7%per le 231 società quotate sullo S&P 500 che hanno comunicato i loro conti a partire dallo scorso 10 aprile. I dati di Bloomberg segnalano anche che i risultati hanno battuto le attese degli analisti dell’8,7%.

IL COMMENTO DELL’ ANALISTA DI BANK OF AMERICA

Lo S&P potrebbe perdere fino al 10% rispetto ai livelli attuali, secondo quanto ha detto Mary Ann Bartels, analista di Bank of America,all’interno di un report pubblicato da Bloomberg. Questo, a causa della tendenza tipica dei mercati di rallentare il passo a seguito di una fase di “forte rally”.

Bartels ricorda come l’indice sia balzato del 29% tra il 3 ottobre e il 2 aprile, quando ha chiuso a quota 1.419,04. Da allora, il listino ha perso terreno. “Siamo in una fase di correzione – ha detto Bartels, che è responsabile delle analisi tecniche e di mercato di Bank of America – Stiamo iniziando a vedere segnali di sell sui nostri indicatori”.

“Il mercato si mantiene ancora ben lontano dai titoli ciclici sensibili alle commodities – ha spiegato – E fino a quando questo trend proseguirà, è più probabile che gli indici vadano giù”. Per i titoli condizionati dall’economia, inclusi quelli del settore energetico, industriale e dei materiali, esiste il potenziale di “una flessione ancora più profonda”, che condizionerà l’azionario Usa.

TITOLI A CUI GUARDARE OGGI

Anche oggi, giornata ricca di numeri dal fronte societario. Tra i più importanti, i conti del colosso Exxon Mobil. Il gigante petrolifero ha reso noto di aver assistito a un calo degli utili netti dell’11%, scontando la flessione più sostenuta dal 2008 della produzione dei primi tre mesi del 2012. Di fatto, i profitti si sono attestati a 9,45 miliardi di dollari, o 2 dollari per azione, in calo rispetto ai 10,65 miliardi di dollari, o 2,14 dollari per azione. Il risultato è stato peggiore delle attese, visto che gli analisti avevano previsto un attivo per azione di 2,08 per azione. Titolo -1,80%.

Tra i risultati da segnalare anche quelli del colosso delle bevande analcoliche PepsiCo, che ha comunicato risultati, relativi al primo trimestre del 2012, pari a 1,13 miliardi di dollari. L’utile per azione, pari a 69 centesimi, è stato migliore delle attese degli analisti, che avevano previsto un valore a 66 centesimi per azione. In crescita del 4% il giro d’affari, anche in questo caso superiore alle stime del consensus, e pari a 12,43 miliardi di dollari. Il titolo registra calo dello 0,32%.

Il colosso chimico Dow Chemical ha assistito poi nel primo trimestre a un calo degli utili del 30%, causa il rallentamento della domanda e anche gli oneri dovuti al processo di ristrutturazione. In particolare, le vendite sono scese a 14,72 miliardi di dollari, al di sotto dei 15,2 miliardi di dollari attesi dagli analisti. Titolo -3,30%.

UPS delude anch’essa dopo i risultati di bilancio, con le quotazioni che scendono del 3,81%.

Intanto, gli utili netti di Chrysler sono più che quadruplicati nel primo trimestre del 2012, trainati soprattutto dalle vendite Usa (+40%) e attestandosi a 473 milioni di dollari. I ricavi sono saliti del 25%, a 16,4 miliardi di dollari dai 13,1 miliardi di un anno fa. Le vendite complessive sono aumentate del 33% a 523.000 unita’. Sergio Marchionne sembra potersi consolare negli Usa, dove la situazione è decisamente migliore rispetto a quella europea e italiana.

Tra i titoli finanziari, Bank of America +0,85%, Morgan Stanley +0,72%, Citogroup +0,36%, JP Morgan +1,07%, American Express +0,22%. Tra i tecnologici Intel +0,48%, Apple -0,80%, mentre l’indice generale dei semiconduttori Philadelphia Semiconductor Index sale dell’1,49%.

Nella giornata di ieri, a seguito del due giorni del meeting FOMC (Federal Open Market Committee) la banca centrale degli Stati Uniti ha confermato la fase di miglioramento in atto dall’economia Usa e, mantenendo come precedentemente promesso i tassi eccezionalmente bassi sino alla fine del 2014, ha ricordato con il discorso del timoniere Ben Bernanke che ulteriori aiuti sono sul tavolo, pronti ad essere utilizzati se necessario.

CAMBI E COMMODITIES

In ambito valutario, l’euro torna piatto nei confronti del dollaro con +0,08%, a quota $1,3231. La moneta unica è in flessione contro lo yen con -0,60% a JPY 106,87, mentre il rapporto dollaro/yen è in calo dello 0,66% a JPY 80,78.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio sono in crescita dello +0,09% a quota $104,72 al barile, mentre le quotazioni sull’oro avanzano dello 0,94% a $1.658 l’oncia, beneficiando delle parole di Bernanke sulla possibilità di stimoli alla crescita; l’adozione eventuale di misure di quantitative easing si tradurrebbe infatti in un aumento delle materie prime, indebolendo il dollaro. L’oro acquisterebbe maggiore appetibilità, in quanto inteso da sempre come copertura contro l’inflazione. Quanto ai Treasury, i rendimenti a 10 anni scambiano in flessione all’1,947%.