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WALL STREET CEDE TERRENO, RECORD DEL PETROLIO

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Dopo lo spunto iniziale positivo il mercato azionario ha invertito rotta archiviando la seduta in calo. Il Dow Jones ha ceduto lo 0.77% a 13984, l’S&P500 lo 0.84% a 1548, il Nasdaq ha chiuso con un ribasso dello 0.91% a 2780.00.

Alcune preoccupazioni sono state sollevate dal colosso finanziario Citigroup (C) che ha riportato un calo del 57% degli utili rispetto allo scorso anno a causa della crisi legata al “credit crunch”. La banca ha inoltre espresso pessimismo sul business a reddito fisso che potrebbe continuare a soffrire nei prossimi mesi.


Da un articolo apparso sul Wall Street Journal e’ emerso che alcune istituzioni finanziarie americane, tra cui la stessa Citigroup, JP Morgan (JPM) e Bank of America (BAC), sarebbero impegnate nella creazione di un “superfondo” del valore di $100 miliardi per “ripulire” il comparto del credito dopo il duro colpo accusato nella stagione estiva.

Tra gli operatori c’e grande incertezza in vista della lunga serie di trimestrali che verranno diffuse nell’arco della settimana. Oltre 80 aziende facenti parte dell’indice S&P500 comunicheranno i risultati trimestrali nei prossimi giorni. Sono attesi, tra gli altri, i numeri di colossi come IBM (IBM), Google (GOOG), Yahoo! (YHOO), Bank of America (BAC), solo per citarne alcuni. Le stime sono piuttosto contenute, le analisi di Reuters riportano una crescita degli utili di appena il 3.2% rispetto allo scorso anno.

Non mancano tuttavia i commenti piu’ ottimisti di alcuni analisti secondo cui molte societa’ americane beneficeranno delle operazioni in Europa e in Asia dove la domanda e’ risultata in forte crescita grazie alle condizioni del mercato valutario. Inoltre, le difficolta’ mostrate dalle grosse banche d’affari per via del “credit crunch” non necessariamente dovranno tradursi nella conclusione del trend rialzista dell’intero comparto azionario.

Ma a rappresentare un’altra minaccia per i listini e’ il forte rialzo del greggio, schizzato oltre la soglia degli $86. I futures con consegna novembre sono arrivati a toccare un massimo intraday di $86.22 al barile sul floor del Nymex; la performance giornaliera e’ pari ad un progresso di $2.44 a $86.13.

Per Marc Pado, U.S. market strategist at Cantor Fitzgerald, l’aumento del prezzo del greggio e’ tollerabile quando originato da una crescita della domanda o da un’accelerazione dell’economia; nel caso in cui sia legato ad una riduzione delle scorte, allora diventa preoccupante.

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Ad offrire la spinta iniziale agli indici era stato il dato macro sull’area manifatturiera di New York, schizzato ai migliori livelli di oltre tre anni. Il NY Empire State Index si e’ infatti attestato a quota 28.8 punti, nettamente al di sopra del consensus.

Sul fronte M&A, luci puntate su Tektronix (TEK) dopo l’offerta di acquisto avanzata dalla conglomerata industriale Danaher (DHR) che si e’ detta disposta a pagare $2.8 miliardi per rilevare l’azienda. Nel settore biotech Biogen Idec (BIIB) e’ schizzato del 18% dopo aver annunciato di considerare la possibile vendita dell’azienda ad un gruppo di azionisti tra cui il raider miliardario Carl Icahn.

Tra i tioli del Dow Jones i milgiori rialzi sono stati registrati da Exxon Mobil (XOM) e Intel (INTC); a soffrire maggiormente e’ stato General Motors (GM) in calo di oltre il 4%, seguono Citigroup (c) con -3.55% e American Express (AXP) con -2.69%.

Sugli altri mercati, sul valutario, in lieve recupero l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ a New York il cambio tra le due valute e di 1.4215. In forte progresso anche l’oro: i futures con consegna dicembre sono avanzati di $8.40 a $762.20 all’oncia. In progresso infine i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.6730% dal 4.6870% di venerdi’.