Svanita l’euforia della seduta precedente, originata dalla decisione estrema della Federal Reserve di ridurre drasticamente il costo del denaro ai minimi storici, sul mercato azionario americano e’ tornata a prevalere la cautela. Il Dow Jones ha ceduto l’1.12% a 8823, l’S&P500 lo 0.96% a 904, il Nasdaq ha perso lo 0.67% a 1579. Volatile il settore finanziario dopo la cattiva trimestrale di Morgan Stanley, in forte calo il petrolio dopo il rilascio delle scorte settimanali e la decisione dell’OPEC di tagliare drasticamente la produzione giornaliera.
“Seppure la reazione iniziale degli operatori alla recente operazione della Banca Centrale sia stata positiva, la decisione evidenzia la situazione disastrata in cui versano mercati finanziari ed economia” hanno affermato alcuni analisti in mattinata a New York. Oltre ad abbassare i tassi d’interesse in una forchetta compresa tra lo 0.00% e lo 0.25% a seconda delle necessita’, la Fed ha anche annunciato che “fara’ uso di tutti gli strumenti disponibili per ripristinare la crescita economica e garantrire la stabilita’ dei prezzi”.
E’ chiara dunque la certificazione di una condizione senza precedenti, in cui saranno utilizzate misure straordinarie per evitare un aggravarsi della crisi in atto. Ma gli operatori sono preoccupati dal fatto che nel caso di un ulteriore deterioramento delle condizioni, la Banca Centrale abbia a disposizione poche armi per cercare di ripristinare il trend di recupero dell’attivita’ economica. “Dobbiamo ancora pagare pegno per gli sbagli commessi negli ultimi anni” ha dichiarato a Bloomberg Warren Koontz, responsabile degli investimenti di Loomis Sayles & Co.
A polarizzare l’attenzione degli investitori nell’arco della seduta e’ stato il comparto energetico, particolarmente volatile con gli operatori impegnati a digerire i dati sulle scorte settimanali(risultate nuovamente in rialzo) e la decisione del cartello petrolifero di ridurre di 2.2 milioni di barili la produzione giornaliera nel tentativo di risollevare le quotazioni dell’oro nero, in ribasso del 73% dal picco di $147.27 segnato a luglio. Lo scetticismo sull’attuazione del taglio e le deboli prospettive sulla domanda in un contesto economico che resta critico hanno pero’ spinto al ribasso il prezzo del greggio ad un nuovo minimo di quattro anni, sotto i $40 al barile; la chiusura si e’ attestata infine a $40.06, per un ribasso giornaliero dell’8%.
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A livello societario, il comparto finanziario e’ risultato particolarmente volatile, dopo la trimestrale di Morgan Stanley che, come nel caso di Goldman Sachs, e’ risultata nettamente peggiore delle attese degli analisti. La societa’ ha riportato una perdita fiscale nell’ultimo trimestre pari a $2.24 per azione, contro le attese degli analisti che erano per una perdita piu’ ridotta ($0.34). Il titolo della banca e’ comunque riuscito ad avanzare dopo essersi spinto in ribasso di oltre 6 punti percentuali nel preborsa.
Sul fronte hi-tech, nuove pressioni stanno interessando Apple: il CEO Steve Jobs non sara’ presente nell’annuale conferenza MacWorld che si terra’ a San Francisco il prossimo mese, rinnovando le preoccupazioni sullo stato di salute del fondatore. Secondo alcune fonti Usa, pero’, Apple vorebbbe solo distanziarsi da MacWorld, una manifestazione gestita e organizzata da terzi estranei all’azienda californiana. Il titolo ha lasciato sul terreno il 6.57%.
Tra gli altri titoli, bene ConAgra grazie alla conferma delle stime sui risultati del prossimo anno fiscale. Il produttore di cereali General Mills ha riportato un calo dei profitti ma ha battuto le attese. Tonfo di Newell Rubbermaid a causa del profit warning giustificato con il difficile ambiente macro e il calo della domanda.
Sugli altri mercati, sul valutario, euro nuovamente in rally nei confronti del dollaro a quota 1.4388 (max intraday 1.4433). In progresso l’oro a $868.50 l’oncia (+$25.80). In rialzo i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 2.1900%.
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