Società

WALL STREET
IN GINOCCHIO: MINACCIA
DA TRE FRONTI

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Continuano a spingersi al ribasso i listini azionari americani, pressati dalle rinnovate tensioni sull’industria del credito, dalla difficile situazione del comparto immobiliare e dal forte avanzamento del greggio. A meno di due ore dalla chiusura l’S&P500 arretra del 2.44% a 1481, il Nasdaq cede il 2.38% a 2585.

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SI SCHIANTA TUTTO (apocalypse now)

Il forte ribasso intraday ha causato una violazione di importanti supporti tecnici per i tre listini principali; al Nyse e’ addirittura scattato il blocco delle vendite computerizzate, una misura per frenare l’eccesso di ribasso. E’ la seconda volta che accade nel 2007. Si tratta di una situazione simile a quella verificatasi lo scorso marzo quando i timori sulle conseguenze della crisi dei mutui subprime (i prestiti a individui a rischio di insolvenza) con possibile effetto domino sull’intera economia degli Stati Uniti avevano messo in allerta gli operatori.

Il posticipo dell’operazione di Leveraged BuyOut condotta dal gruppo di private equity Cerberus Capital su Chrysler ([[DCX]]), a causa dell’incapacita’ delle banche d’affari a finanziare il progetto (non si reisce a vendere 12 miliardi di bond con un mercato come l’attuale) ha risollevato gli stessi timori, e cioe’ che il comparto del credito possa costituire una minaccia per gli altri settori, il che ridurebbe il volume di M&A che ha fatto da catalizzatore ai rialzi in borsa fino a questo momento.

Il fallimento dei due fondi gestiti da Bear Stearns ([[BSC]]) particolarmente esposti al business dei mutui subprime, associato alla difficile situazione del comparto immobiliare, evidenziata dagli ultimi dati sulle vendite di case, aggravano la situazione.

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A completare il quadro negativo di oggi e’ il forte avanzamento delle quotazioni di materie prime energetiche, con il petrolio arrivato a “flirtare” con la soglia dei $77 al barile dopo che i dati settimanali di ieri hanno mostrato una nuova flessione delle scorte. I futures con consegna settembre al momento segnano un progresso di 94 centesimi a $76.92.

Ulteriori preoccupazioni giungono dalla trimestrale del colosso petrolifero Exxon Mobil ([[XOM]]) che ha riportato sorprendentemente un deludente bilancio fiscale, il primo da oltre un anno. Il titolo arretra di oltre tre punti percentuali. Tra gli altri titoli del Dow Jones, a riportare forti perdite sono anche Alcoa ([[AA]]) (-5%) e Citigroup ([[C]]) (-4%).

Soffre anche il comparto tecnologico, nonostante i buoni bilanci fiscali comunicati dal colosso informatico Apple ([[AAPL]]) e dalla societa’ di infrastrutture network Qualcomm ([[QCOM]]). Il titolo del produttore di iPod e dell’iPhone e’ in controtendenza e in progresso di oltre il 7%. In buon rialzo anche le azioni della societa’ di software per la protezione dei computer Symantec ([[SYMC]]).

A livello settoriale le migliori performance sono segnate dai comparti: Trucking +1.8%, Computer Hardware +1.6%, Industrial Gases +0.9%, Household Products +0.8%, e Education Services +0.6%. In maggiore ribasso: Tires & Rubber -10.1%, Real Estate Management & Development -6.7%, Aluminum -5.9%, Diversified Metals & Mining -5.0%, e Homebuilding -4.8%.

Alle 12.30 E.T. il volume di scambio e’ di 848 milioni di pezzi al NYSE e 1279 milioni al Nasdaq. I titoli in rialzo contro quelli in ribasso sono 289 a 2962 al Nyse e 493 a 2417 al Nasdaq. I nuovi massimi contro i nuovi minimi delle ultime 52 settimane sono: 10 a 468 al NYSE e 10 a 181 al Nasdaq.

I trader monitorano anche il mercato dei Treasury, dove i prezzi sono in pieno rally a causa del selloff a Wall Street, mentre i rendimenti sono scivolati sotto alla quota psicologica del 5%. Il 10 anni e’ su di 24/32esimi, con uno yield di 4.80%, il T-Bond a 30 anni e’ in rialzo di 30/32esimi, con il tasso al 4.96%.

“In effetti tutte le merger e i buyout in corso sono a questo punto rinviati”, dice un broker di New York, “per cui la liquidita’ sul mercato secondario degli spread si sta prosciugando”. In sostanza i trader lasciano in queste ore la borsa e si rifugiano sui bond del governo americano. Almeno fin quando il mercato del credito non risolvera’ gli attuali squilibri dovuti alla crisi del settore immobiliare.

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