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WALL STREET:
E’ FINITA
LA FASE LATERALE

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*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Nell’ambito di questa metodologia viene privilegiato l’approccio quantitativo che tende a garantire un prodotto dal contenuto oggettivo e di qualità costante. Tutte le analisi contenute sul sito www.ftaonline.com sono frutto di una elaborazione effettuata da FTAOnLine a partire dallo studio delle quotazioni di mercato.

(WSI) – L’indice S&P 500, dopo aver superato nella seduta del 5 novembre i precedenti massimi del 5 marzo (a 1163 circa) ha accelerato in modo visibile al rialzo, portandosi anche al di sopra dei top di inizio 2002, a 1176, inviando quindi una prima conferma all’ipotesi che la fase laterale disegnata durante i mesi precedenti da inizio anno sia stata superata.

Un metodo molto diffuso, perchè affidabile, utilizzato dai graficisti per ottenere un possibile prezzo obiettivo successivo alla interruzione di un trading range è quello di proiettare l’ampiezza del movimento orizzontale dal punto della sua interruzione. Nel caso dello S&P500 il target così ottenuto si colloca in area 1200 punti, non troppo distante quindi dai massimi già raggiunti nel corso delle ultime settimane.

Quanto è serio il rischio che tale intorno di prezzo si candidi come punto di arrivo per la fase rialzista in corso, non solo quella avviatasi con i minimi di agosto 2004, ma anche quella in atto dai minimi del marzo 2003? In termini di analisi puramente grafica la risposta a questo dubbio sembra essere abbastanza tranquillizzante: portandosi al di sopra di quota 1170/75 infatti l’indice Usa delle blue chip non solo ha superato i massimi di fine 2001/inizio 2002, ma si è anche lasciato alle spalle il 50% di ritracciamento del ribasso dai massimi del 2000, una quota di resistenza alla quale l’analisi chartistica affida grande importanza, dal momento che viene considerata lo spartiacque tra uno scenario correttivo ed uno di potenziale inversione.

In altre parole, se il rialzo fino a quota 1170 poteva essere considerato come un semplice ritracciamento del ribasso visto dai massimi storici, il superamento di questa resistenza fa aumentare le probabilità che il rialzo avviatosi dalla base di area 760/770 sia dotato di dignità autonoma, e vada considerato un trend a se stante, destinato quindi a durare nel tempo, e non una temporanea reazione a quello precedente.

Tali considerazioni sono di buon auspicio non solo per la borsa Usa, ma grazie all’effetto trascinamento che questa esercita sugli altri listini principali, domestico incluso, anche per una crescita generalizzata dei corsi azionari. La convinzione che l’ascesa possa continuare anche oltre i 1200 punti non significa tuttavia che ogni prezzo è buono per decidere di investire in azioni.

Nel breve termine vi potrebbero infatti essere correzioni, ribassi che potrebbero permettere di risalire sul carro delle azioni a prezzi più convenienti degli attuali. L’indicatore RSI (indice di forza relativa) calcolato a 21 giorni ha infatti raggiunto in corrispondenza dei massimi di area 1185 la zona estrema dei 70 punti, quota che nel recente passato era stata raggiunta solo nel giugno del 2003 e nel gennaio 2004.

In entrambi i casi precedenti il mercato per riportare l’indicatore al di fuori della zona di eccesso (ipercomprato) e verso quella neutrale aveva scelto la strada della pausa laterale, e non quella più traumatica del ribasso. E’ quindi del tutto lecito attendersi, in caso di mancata rottura dei 1200 punti, l’avvio di una nuova fase di trading range, presumibilmente con limite inferiore collocato al di sopra dei massimi di settembre/ottobre, quindi in area 1130/1140 punti.

Certo, il rischio di un approfondimento fino a testare la trend line che sale dai minimi del 2003 non si può escludere, e questo significherebbe vedere scendere i prezzi fino a quota 1110 circa. Anche nella peggiore delle ipotesi non si tratterebbe comunque di cali preoccupanti, anzi, come accennato sopra, il realizzarsi di queste discese potrebbero offrire delle interessanti opportunità di ingresso a livelli di prezzo più convenienti degli attuali.

Tralasciando la possibili oscillazioni di breve, il quadro di lungo termine rialzista trova conforto anche dalla osservazione del comportamento del grafico di forza relativa generato dal rapporto tra indice S&P500 ed indice S&P400, quindi tra titoli e larga capitalizzazione e medium cap. Tale curva tende ad avere un andamento inverso a quello della borsa nel suo complesso: quando le blue chip sovraperformano le medium cap usualmente i listini mostrano comportamenti ribassisti.

Dopo una fase di lateralità durata esattamente un anno (i minimi segnati a dicembre 2003 sul grafico di forza relativa hanno quindi anticipato di almeno un mese quelli fatti segnare dal grafico dei prezzi), il grafico ottenuto dal rapporto tra i due indici si è portato a contatto con la base stessa del trading range, lasciando intendere di essere in grado di violarla. Il successo in questa impresa confermerebbe quanto immaginato per la crescita a medio termine dell’indice S&P500 e sulla sua potenzialità di superare anche le resistenze di area 1200, aprendo nel contempo la strada (negli Usa almeno) ad una nuova fase dove i giganti della borsa faticano a tenere il passo con titoli che rappresentano aziende di dimensioni intermedie.

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