Società

WALL STREET: BLUE CHIP SFRENATE PER LA FED

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’indice Dow Jones e’ arrivato in chiusura dopo un rally ininterrotto, animato dalla possibilita’ che la Federal Reserve riduca i tassi gia’ da domani.

L’euforia e’ coincisa con l’arrivo a Washington di George W. Bush, salutato in gran rialzo.

Il Nasdaq e’ parso invece tutto concentrato sui profitti aziendali, non ha partecipato alla festa e chiude un’altra seduta in rosso.

Il Nasdaq ha chiuso a 2.624,56 (-1,08%), il Dow Jones ha chiuso a 10.645,42 (+2,02%), l’ S&P 500 a 1.322,77 (+0,81%) e il Russell 2000 a 463,25 (+1,14%).

Sono stati i titoli della vecchia economia ad attrarre ordini di vendita e liquidita’ alla vigilia della riunione del FOMC, il comitato direttivo della Federal Reserve che decide le scelte di politica monetaria.

I grandi titoli industriali, quelli delle societa’ che ricorrono essenzialmente al finanziamento bancario, sono infatti particolarmenti sensibili alle variazioni del costo del denaro e sono partiti in quarta sulla possibilita’ che la Banca centrale Usa possa bruciare le tappe e annunciare la riduzione dei tassi subito dopo le 14 (ora di New York) di domani.

L’estrema cautela che ha caratterizzato la borsa nelle ultime sedute e’ stata sopraffatta cosi’ da una diffusa euforia, come se il costo del denaro fosse gia’ sceso rendendo piu’ conveniente l’accesso al credito per finanziare gli investimenti azionari.

L’effetto tassi non ha funzionato invece sul tabellone elettronico del Nasdaq, che ha scontato ancora i ‘profit warning’ della scorsa settimana, in particolare quelli arrivati dopo la chiusura di venerdi’.

La voce di una riduzione dei tassi dal 6,5% al 6,25% prima delle feste di fine d’anno – gia’ circolata nei giorni scorsi sui mercati americani, ha ripreso forza e autorevolezza con la pubblicazione di un articolo sulla prima pagina del Wall Street Journal di oggi.

L’autorevole quotidiano finanziario in realta’ e’ stato molto prudente e, citando fonti anonime interne alla Federal Reserve, riferisce che alcuni membri del comitato direttivo (FOMC) hanno ragione di temere che la frenata dell’economia possa presto trasformarsi in recessione.

Si tratta solo di un’ipotesi, ma sufficiente a creare il timore che tutta la Fed, insieme ad Alan Grenspan, si ritrovi con il cerino in mano, accusata di immobilismo e additata – dai mercati, dai politici e dall’opinione pubblica – quale responsabile del disastro.

Ecco quindi l’intenzione di lanciare “un segnale forte” alle borse e alla nazione al termine della riunione di domani. E’ qui pero’ che le interpretazioni tra gli osservatori della Fed e gli studiosi del ‘Greenspan pensiero’ si dividono in due correnti, sostanzialmente tra realisti e ottimisti.

La prima scuola ritiene che la Fed abbandonera’ la consueta prudenza linguistica per dire senza mezzi termini che al momento non ci sono rischi di inflazione e che finalmente la guardia puo’ essere abbassata. Si tratterebbe in sostanza di “annunciare” la riduzione dei tassi d’interesse, riservandosi di passare dalle parole ai fatti a gennaio.

L’altra corrente e’ convinta invece che Greenspan vorra’ tranquillizzare i membri del FOMC piu’ nervosi, quelli che si sentono sulle spine e quindi domani accendera’ il semaforo verde per un taglio di un quarto di punto percentuale dei tassi. La prima – sostengono – di una serie di riduzioni che nell’arco del 2001 dovrebbero avvicinare il costo del denaro al 5%, un valore adeguato al nuovo passo di crescita dell’economia.

“Tutto e’ possibile – ha osservato un operatore a Wall Street – in queste condizioni non sarebbe certo una mossa avventata alleggerire la pressione sui tassi, tanto vale farlo prima della fine dell’anno. Il problema e’ che non sarebbe nello stile di Greenspan”.

Non e’ mai accaduto infatti che il presidente, sostenitore della politica dei piccoli passi e delle manovre in prevenzione, abbia invertito la rotta di 180 gradi, passando da un atteggiamento restrittivo a una riuduzione dei tassi in due riunioni consecutive del FOMC.

Atteso che il costo del denaro scendera’ comunque, il dibattito sui tempi della Fed non sembra aver interessato i destini delle societa’ raccolte dall’indice Nasdaq.

Le aziende del comparto high-tech, soprattutto quelle piu’ dinamiche e innovative, sono infatti solite finanziarsi attraverso canali e strumenti alternativi rispetto a quelli offerti dal sistema bancario e sono destinate a beneficiare in modo non diretto e difficilmente quantificabile di una riduzione, piu’ o meno imminente, del costo del denaro.

Il presidente eletto, George W. Bush, ha compiuto intanto la sua prima missione a Washington per una serie di incontri al vertice in vista del passaggio delle consegne.

E’ significativo che ad accoglierlo nella capitale, durante una colazione di 40 minuti consumata alle prime luci del mattino, sia stato Alan Grenspan, presidente della Federal Reserve, l’uomo che ha guidato i destini dell’economia americana dai tempi di Ronald Reagan sino a quelli di Bill Clinton e che continuera’ al timone con la seconda generazione di Bush alla Casa Bianca.

Il piano di riduzione fiscale che George W. Bush ha promesso agli elettori, il cui impatto sulle casse dello stato e’ calcolato in circa $1.300 miliardi, ha creato molte aspettative a Wall Street, ma si sa che e’ inviso alla Federal Reserve, favorevole a utilizzare il surplus di bilancio per ripianare il debito pubblico.

L’incontro tra il quasi-presidente degli Stati Uniti e l’arci-presidente della Fed e’ stato all’insegna della riservatezza con cui i grandi banchieri sono soliti trattare gli affari e nessuna indiscrezione e’ trapelata; il comunicato stampa dice solo che Greenspan ha consegnato a Bush un rapporto sullo stato dell’economia americana.

Abbastanza per far concordare gli osservatori americani su un punto: sul mega sconto fiscale il presidente della Fed non ha cambiato idea e lascia che siano i numeri nudi e crudi a parlare.

Gli analisti a Wall Street poi sanno bene che la Banca centrale non e’ l’unico ostacolo: il progetto di ridure le tasse dovra’ affrontare le forche caudine al Congresso, diviso a meta’ tra democratici e repubblicani, dove non c’e’ una maggioranza su cui il 43mo presidente degli Stati Uniti possa contare.

L’ipotesi piu’ probabile e’ che dalla montagna nasca un topolino e che i $1.300 miliardi, mediazione parlamentare su mediazione, accordo dopo accordo, riducano solo in minima parte gli appetiti dell’erario.

Blue Chip e titoli tecnologici hanno mostrato oggi di reagire diversamente anche all’imminente cambio di amministrazione alla Casa Bianca, proprio mentre l’economia americana giunge al capolinea del suo piu’ lungo periodo di crescita ininterrotta.

Un elemento caratterizzante dell’amministrazione repubblicana, oltre alla riforma fiscale, dovrebbe essere infatti una politica di ‘intervento minimo’ del governo nella vita delle aziende e del business in generale.

Una prospettiva che oggi sembra compiacere solo i colossi del Dow Jones: l’industria petrolifera spera si allentino i divieti per trivellare l’Alaska, quella farmaceutica di non avere il servizio sanitario nazionale tra i piedi a discutere il prezzo dei medicinali, Bill Gates di non ritrovarsi a febbraio, durante il processo di appello con il dipartimento della Giustizia Usa, davanti alla pretesa che la sua Microsoft sia spezzata in due.

La frenata dell’economia americana, che nessuno riesce ancora a quantificare, ma che molti temono essere piu’ brusca del previsto, suggerisce tuttavia che gli interessi dei giganti della Vecchia economia possono non coincidere con quelli delle giovani societa’ high-tech, piu’ in balia dei costi di ricerca e sviluppo, che del dipartimento di Giustizia.

Quando la domanda nel settore privato si contrae e la concorrenza incalza dall’estero, anche i manager delle aziende americane mettono infatti da parte lo slogan ‘meno stato – piu’ mercato’ e concentrano i viaggi d’affari su una destinazione: Washington.

Wall Street sa bene che nei momenti di crisi un governo forte serve eccome: commesse per l’industria nazionale, normative sul commercio estero che tengano a bada la concorrenza, per citare solo alcune delle forme attraverso cui puo’ arrivare una ciambella salvagente.

Il Nasdaq ha scontato senza dubbio i ‘profit warning’, ma la persistente debolezza del tecnologico rivela una preoccupazione in piu’: l’incognita su cosa intenda o possa fare il successore di Bill Clinton.

In generale sui listini, hanno mostrato tendenza al rialzo il settore bancario, brokeraggio, sanitario, difesa, alluminio e petrolifero.

Segno meno invece il settore dell’intrattenimento, attrezzature per le telecomunicazioni, bevande alcoliche, giocattoli, calzaturiero, farmaceutico e abbigliamento.

Tra i principali titoli in movimento quest’oggi sulle borse americane:

Nel settore delle assicurazioni sanitarie, Aetna Inc. (AET) ha annunciato in mattinata il taglio di 5.000 posti di lavoro, pari a circa il 13% di tutto il personale, con l’obiettivo di ridurre i costi e concentrarsi nel settore sanitario, in difficolta’ a causa delle forti perdite registrate nella divisione Prudential Healthcare. Il titolo Aetna ha registrato un rialzo di circa l’ 11,5%.
(Vedi Assicurazioni: Aetna taglia 13% forza lavoro)

Nel settore informatico, Sun Microsystems Inc. (SUNW) ha bruciato quest’oggi oltre il 6% dopo che Prudential Securities ne ha ridotto il rating da “Strong Buy” ad “Accumulate” a causa dell’indebolimento della domanda e del tasso di crescita.
(Vedi Informatica: Prudential taglia rating di Sun Micro)

Nel settore del commercio elettronico, Etoys Inc. (ETYS) ha perso il 72,75%. Nella tarda serata di venerdi’, il negoziante di giocattoli online ha emesso un ‘profit warning’ relativo alle vendite per il terzo trimestre del suo anno fiscale. Il fatturato e’ adesso atteso tra i $120 e i $130 milioni, mentre le perdite operative (esclusi oneri straordinari) dal 55% a 65% delle vendite. Entrambi i dati sono ben peggiori delle aspettative di mercato.
(Vedi Borsa: eToys spazzata via da ‘profit warning’, -70%)

Nel settore dei media, Time Warner Inc. (TWX) ha annunciato questa mattina che i dati di bilancio relativi al quarto trimestre saranno influenzati negativamente. La crescita degli utili e’ prevista ora a solo l’11% per l’intero anno 2000. Il titolo Time Warner ha segnato un ribasso di poco piu’ del 13%.
(Vedi Utili: Time Warner prevede di non farcela)

Nel settore Internet, il titolo Amazon.com Inc. (AMZN), la piu’ grande libreria online al mondo, e’ sceso oggi ai livelli minimi degli utlimi due anni influenzato dalle preoccupazioni sull’andamento delle vendite Internet durante le feste natalizie. Il titolo ha perso circa il 13%.
(Vedi Borsa: Amazon torna ai minimi degli ultimi 2 anni)

Nel settore dei prodotti di largo consumo, The Gillette Company (G) ha annunciato questa mattina il licenziamento di 2.700 persone, pari all’8% della forza lavoro. L’operazione, che prevede anche la chiusura di otto impianti, comportera’ un onere starordinario di $572 milioni. Nonostante cio’, il titolo Gillette ha guadagnato il 3%.

Nel settore Internet, la banca d’affari Goldman Sachs ha ridotto il rating su alcune societa’ leader nel settore del commercio elettronico tra cui eToys (ETYS), Ashford.com (ASFD), PlanetRX (PLRXD) , Webvan (WBVN). L’annuncio ha portato in forte perdita Ashford.com e PlanetRX che hanno ceduto rispettivamente il 51,5% e il 10%. In rialzo invece Webvan che ha guadagnato il 6,5%. La banca d’affari ha inoltre abbassato il rating di DoubleClick (DCLK) che tuttavia ha perso circa il 3,5%.

Nel settore della grande distribuzione, Circuit City Stores Inc. (CC) ha chiuso il terzo trimestre del suo anno fiscale con perdite inferiori alle attese del mercato. La catena di grandi magazzini specializzati nell’elettronica di consumo ha registrato una perdita di 32 centesimi per azione, al di sopra dei 26 centesimi avuti nello stesso periodo dello scorso anno. Il titolo Circuit City Stores ha chiuso la seduta praticamente invariato rispetto a venerdi’ scorso.

Nel settore farmaceutico, la britannica SmithKline Beecham Plc (SBH) ha annunciato che le autorita’ americane hanno rifiutato l’approvazione per il farmaco Factive, un antibiotico per le infezioni dell’apparato respiratorio. Via libera invece dell’antitrust Usa per la fusione tra SmithKline e Glaxo Wellcome Plc (GLX). Il titolo SmithKline ha perso lo 0,5%, mentre Glaxo ha segnato un ribasso dell’ 1,5%.

Nel settore automobilistico, DaimlerChrysler AG (DCX) ha perso il 2,5% dopo aver annunciato che la divisione americana Chrysler incorrera’ in una perdita di circa €1,4 miliardi, pari a $1,25 miliardi, nel quarto trimestre dell’anno.

Nel settore editoriale, il gruppo editoriale olandese VNU ha annunciato questa mattina l’acquisizione della societa’ di ricerca americana ACNielsen Corp. (ART) per $2,3 miliardi, pari a $36,75 per azione. Il titolo ACNielsen ha registrato nella seduta di oggi un rialzo di oltre il 46%.

Nel settore dei prodotti di largo consumo, Johnson & Johnson (JNJ) ha fatto sapere nella tarda serata di venerdi’ di non avere intenzione di rivedere le proprie aspettative per il terzo trimestre dell’anno fiscale 2000. La societa’, che si attende un utile di $3,40 per azione, ha inoltre vinto la causa sulla violazione di un brevetto intentata contro Boston Scientific, costretta adesso a pagare un risarcimento danni di $324,4 milioni. Il titolo Johnson & Johnson ha guadagnato lo 0,25%.

Terayon Communication Systems Inc. (TERN) ha bruciato oggi oltre il 61% dopo aver diramato un comunicato secondo il quale utili e vendite relative al quarto trimestre saranno inferiori alle aspettative. La societa’ prevede di chiudere il trimestre con una perdita operativa pro forma tra 46 e 49 centesimi per azione. Gli analisti avevano previsto un utile di 6 centesimi per azione.

Nel settore della telefonia mobile, Sawtek Inc. (SAWS) ha perso oggi quasi il 17,5% sulle preoccupazioni che la nuova tecnologia di Qualcomm Inc. (QCOM) per la conversione dei segnali wireless possa rimpiazzare presto quella sviluppata dalla societa’ della Florida. Qualcomm, secondo cui la sua nuova tecnologia portera’ alle aziende un forte risparmio dei costi, ha guadagnato oggi poco meno del 7%.

Ecco di seguito la lista dei 10 titoli piu’ scambiati
al New York Stock Exchange (dati non ufficiali di chiusura) con
rispettivi volumi, prezzi e variazioni percentuali (verificare chiusure
definitive cliccando sul simbolo dei singoli titoli)
:

SIMBOLO

SOCIETA’

VOLUME

PREZZO (in $)

VARIAZIONE    (in punti)

VARIAZIONE (percentuale)

AOL

America Online

20,314,500

42.500

-6.460

-13.19%

LU

Lucent Technologies  

17,697,600

17.438

-0.375

-2.11%

CPQ

Compaq Computer  

17,767,500

16.550

-0.800

-4.61%

NT

Nortel Networks

16,810,700

36.438

-2.750

-7.02%

EMC

EMC  

16,313,900

65.188

-2.938

-4.31%

C

Citigroup  

15,391,500

49.813

+1.750

+3.64%

GE

General Electric

12,627,800

51.000

+1.188

+2.38%

T

AT&T 

12,631,700

20.250

-0.750

-3.57%

CMB

Chase Manhattan  

11,743,300

44.875

+0.938

+2.13%

ART

ACNielsen

5,045,700

35.938

+11.313

+45.94%

Ecco di seguito la lista dei 10 titoli piu’ scambiati
al Nasdaq (dati non ufficiali di chiusura) con rispettivi volumi,
prezzi e variazioni percentuali (verificare chiusure definitive cliccando
sul simbolo dei singoli titoli)
:

SIMBOLO

SOCIETA’

VOLUME

PREZZO (in $)

VARIAZIONE   (in punti)

VARIAZIONE (percentuale)

CSCO

Cisco Systems 

117,910,900

42.875

-5.281

-10.97%

SUNW

Sun Microsystems 

70,731,500

28.313

-2.125

-6.98%

ORCL

Oracle  

56,986,300

31.688

+3.125

+10.94%

MSFT

Microsoft  

49,755,500

47.500

-1.688

-3.43%

INTC

Intel

34,888,500

33.063

+0.625

+1.93%

WCOM

WorldCom 

32,667,800

16.375

-1.063

-6.09%

DELL

Dell Computer 

28,340,100

19.313

-0.563

-2.83%

JDSU

JDS Uniphase  

27,185,300

58.000

-0.156

-0.27%

TERN

Terayon Communication Systems

17,692,700

5.250

-8.313

-61.29%

BVSN

BroadVision

15,527,200

16.375

-4.000

-19.63%