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Wall Street barcolla sotto i sell. Indici in correzione: e’ gia’ -10% dal top di aprile

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E’ stato il peggior calo del Dow Jones in un anno. Diventano cosi’ sei le sedute consecutive di ribassi con S&P 500, Dow e Nasdaq che hanno fatto il loro ingresso ufficiale in una fase di mercato orso (-10% dai massimi). Le perdite sono massicce e la Borsa Usa e’ ormai in preda al panico, con l’indice di volatilita’ VIX (noto anche come indice della paura) che ha fatto un balzo del 30%, ai massimi di 12 mesi.

L’inatteso incremento delle richieste di sussidio di disoccupazione ha esacerbato il nervosismo che ormai da tempo caratterizza gli scambi sull’azionario Usa, per via dell’incapacita’ dell’Europa di risolvere con tempismo e decisione i problemi fiscali. L’euro intanto ha recuperato fino a $1.2493. Alcune materie prime come rame, platino e palladio sono in forte calo.

Il Dow Jones ha ceduto giovedi’ il 3.6% a 10068.01 punti, l’S&P il 3.9% a 1071.59, mentre il Nasdaq lascia sul campo il 4.11% a 2204.01. Il paniere delle blue chip e’ arrivato a toccare punte di ribasso proprio sul finale, fattore che e’ stato attribuito anche alla fuga in massa verso i Titoli di Stato Usa, considerati l’asset piu’ sicuro in tempi di turbolenza. Il prezzoo dei bond e’ schizzato e il rendimento sul decennale del Tesoro Usa e’ scase a 3.2%, minimo dell’anno, con aumento del nervosismo tra i gestori sull’azionario.

L’indice VIX del CBOE, che viene considerato il miglior modo per misurare la paura che aleggia nei mercati, e’ arrivato a mettere a segno un rialzo del 30% oltre quota 45, il livello piu’ alto da oltre un anno.

Tutte e 30 le componenti del DJIA hanno perso quota, a cominciare da Caterpillar, Alcoa e General Electric (i colossi americani che esportano in Europa penalizzati da un euro debole e dollaro forte), che hanno accusato cali compresi tra -4% e -6%. Per il benchmark si e’ verificata una rara evenienza negativa, con 497 delle 500 azioni dell’indice in ribasso.

L’S&P 500 – ma anche gli altri due maggiori indici azionari – e’ ora entrato in una fase “formale” di correzione, in calo di quasi -11% dai massimi del 23 aprile scorso. Il paniere allargato ha inoltre bucato la media mobile di 200 giorni, secondo la maggior parte dei sistemi di analisi tecnica, un chiaro segnale di “sell” a lungo termine. Stessa sorte anche per il Dow e per il Nasdaq, che accusano ambedue flessioni di circa -10% dai massimi di aprile. Alcuni settori hanno accusato perdite anche piu’ pesanti, come i finanziari, gli energetici e i materiali, crollati ciascuno -15% dal recente top. Tutti i listini americani comunque sono destinati a registrare il peggiore mese da febbraio 2008. E’ proprio il caso di rispolverare il detto “sell in may and go away”.

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Anche i dati macro hanno confermato che la ripresa economica Usa zoppica, e in certi casi arretra invece di avanzare. Lo si e’ visto dopo la pubblicazione del dato sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, tornati a crescere per la prima volta in un mese. Il risultato delude le attese degli analisti. Male anche il Superindice relativo ad aprile, che con un calo dello 0.1% segna la prima battuta d’arresto dopo 12 mesi consecutivi di rialzi. Cresce invece piu’ del previsto l’indice Fed Philadelphia, dimostrazione che la manifattura tiene.

Questi elementi vanno ad aggungersi alle tensioni in Europa, al persistere di timori sul debito dei paesi europei, ai greci nuovamente in piazza per protestare contro misure di austerita’ “lacrime e sangue” necessarie per risollevare l’economia locale e rendere il paese capace di onorare gli impegni nei confronti della Ue scesa in soccorso (ieri la Grecia ha ripagato i debiti in scadenza grazie alla prima tranche di finanziamenti Ue-Fmi incassati il giorno prima). Il tutto all’indomani di una scelta (quella di Berlino che ha optato unilateralmente il divieto di vendite allo scoperto per lottare contro le speculazioni) mentre echeggia ancora la eco di dichiarazioni allarmanti sul futuro della valuta europea da parte del cancelliere tedesco Angela Merkel su cui oggi ha avuto da ridire il ministro francese Lagarde.

Sono questi gli elementi con cui gli operatori hanno a che fare a Wall Street mentre le borse del Vecchio Continente hanno chiuso tutte con cali intorno ai 2 punti percentuali.

Intanto il Portogallo ha fatto sapere che sta onorando alle scadenze sui titoli di stato di questa ottava mentre nel corso della prossima settimana mettera’ all’asta bond il cui valore andra’ tra i 500 milioni e il miliardo di euro con scadenza a ottobre 2015. Il rendimento del Bund decennale ha nel frattempo toccato i minimi del 1990, come riferito da Bloomberg, che ricorda anche che i Treasury con stessa scadenza si sono portati ai minimi di un anno.

Piu’ che guardare all’economia a stelle e strisce gli esperti continuano a guardare al di la’ dell’oceano all’indomani per altro di un monito arrivato dalla Fed per mezzo delle Minute. I verbali della riunione del 28 aprile scorso dimostrano come alcuni membri del braccio di politica monetaria della banca centrale americana abbiano preso in considerazione un contagio seppur le stime di crescita Usa siano state viste al rialzo.

Sec e Commodity Futures Trading Commission, l’agenzia di supervisione degli scambi dei future delle materie prime, auspica nuovi circuit breaker (meccanismi per fermare o rallentare gli scambi quando i movimenti del mercato sono sproporzionati). La Consob americana, in particolare, ha suggerito un piano pilota che prevede uno stop alle contrattazioni di cinque minuti per ogni titolo che abbia registrato un calo del 10% nei precedenti cinque minuti.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio restano in calo. I futures con consegna giugno segnano una flessione di $1.86 attestandosi a quota $69.01 al barile (-2.66%). Sul valutario la moneta unica si attesta a $1.2478 (+0.57%). L’oro scivola di $4.80 a $1187.80 (-0.4%). Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si attesta al 3.2640% dal 3.590% di ieri.