Gli indici di borsa americani hanno proseguito sulla strada dei ribassi, incapaci di trarre beneficio dai positivi dati economici comunicati in mattinata. Il Dow Jones ha ceduto lo 0.29% a 10805, l’S&P500 lo 0.02% a 1259, il tecnologico Nasdaq e’ arretrato di un modesto 0.01% a 2222. A contribuire alle vendite e’ stato il progresso del petrolio, accompagnato dalla convinzione, piu’ o meno diffusa, che il “classico” rally di fine anno si sia gia’ verificato, e concluso, nel mese di novembre.
I mercati azionari sono in una condizione di ipervenduto, e dati i recenti movimento dei listini e la mancanza di catalizzatori nel breve termine, e’ molto imrpobabile che gli indici riescano a mettere a segno una nuova corsa entro le prossime due settimane.
A differenza di quello che si era pensato in apertura, a causa dello sciopero dei trasporti pubblici ancora in atto nella citta di New York, il trading si e’ svolto regolarmente ed i volumi di scambi si sono attestati nella media.
Positive le notizie giunte dal fronte economico. Il dato di novembre sui prezzi alla produzione e’ risultato in calo dello 0.7%, contro le attese di una decremento dello 0.5%. Si tratta della maggiore flessione mensile dall’aprile del 2003. In crescita di un modesto 0.1% il dato “core”, ovvero l’indicatore depurato dalle componenti piu’ volatili come cibo ed energia. Anche in questo caso il dato si e’ rivelato migliore delle previsioni (+0.2%).
Continua, intanto, il boom del mercato immobiliare che si conferma comparto “hot” del momento. Sempre a novembre, i nuovi cantieri edili sono cresciuti del 5.3%, a un valore annualizzato e destagionalizzato di 2.123 milioni di unita’. Gli economisti si attendevano in media un valore di 2.020 milioni di unita’. In crescita anche le licenze di costruzione: il dato e’ aumentato del 2.5% a 2.155 milioni di unita’.
Nel comparto energetico, dopo aver chiuso ai minimi di tre settimane in avvio di settimana, il prezzo del greggio e’ rimbalzato riguadagnado terreno. I contratti futures con scadenza gennaio, oggi nel loro ultimo giorno di contrattazione, hanno archiviato la seduta in rialzo di 64 centesimi a quota $57.98 al barile. Domani verra’ rilasciato il consueto dato settimanale sulle scorte. Le previsioni sono per un calo delle riserve di greggio.
Passando alla cronaca societaria, sotto i riflettori General Motors. Prosegue il periodo critico per il colosso dell’auto, confermato dal calo del titolo ai minimi di 18 anni. GM ha chiuso la sessione in calo del 5.46% a $19.90, risultando la maglia nera del Dow Jones.
Tra le altre blue chip che hanno chiuso in rosso si distinguono Pfizer, Walt Disney ed Alcoa. Bene, invece, American Express, Boeing ed Honeywell.
Tra i finanziari, brilla Morgan Stanley, in progresso di quasi il 2%, forte della buona trimestrale rivelatasi superiore alle attese degli analisti. Sia gli utili netti che i ricavi del quarto trimestre si sono collacati ad un livello superiore alle stime di Wall Street.
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Sugli altri mercati, in discesa libera l’euro. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ a New York il cambio tra la valuta europea e il dollaro e’ a quota $1.1860. In netto calo anche l’oro. Il futures con scadenza febbraio ha chiuso a quota $497.10 all’oncia, in ribasso di $9.10. Si tratta della prima chiusura al di sotto dell’importante livello dei $500 dal 30 novembre scorso. In ribasso, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 4.46% dal 4.44% di lunedi’.