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Wall Street assediata su tutti i fronti

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Chiusura pesante per il mercato azionario americano, che ha pagato le paure su piu’ fronti, geopolitico, economico e fiscale. Non ha certo dato una mano il rafforzamento del dollaro, mentre le cifre sul fronte immobiliare sono state piu’ negative del previsto.

Il Dow Jones ha ceduto l’1.27% a quota 11037.13, il Nasdaq l’1.45% in area 2495.18, mentre l’S&P 500 ha lasciato sul campo l’1.43% a 1180.71 punti. Tra le blue chip la lettera si e’ abbattuta su Chevron, Exxon Mobil e DuPont. Presi di mira dai ribassisti anche i titoli di S&P 500 e Nasdaq, mentre l’indice VIX di volatiltia’, considerata misura attendibile del grado di paura che aleggia sui mercati, ha fatto un balzo notevole, superiore al 14%, in prossimita’ di quota 21. Tutti i settori hanno chiuso in ribasso, ma ad essere venduti sono stati sopratutto energia, materiali di base e finanziari, con le banche che hanno bruciato circa l’1.5% del loro valore, nonostante le trimestrali convincente pubblicate di recente.

Debolezza ancora piu’ accentuata in Europa, dove le principali borse hanno subito cali pesanti, scivolando per la seconda seduta consecutiva. Il CAC 40 francese ha ceduto il 2.5%, la borsa di Dublino ha perso quasi il 3%, mentre Madrid il 3.1%. Piazza Affari, da parte sua, ha archiviato la giornata nera per le borse di tutto il mondo, anche asiatiche, con un rosso dell’1.94% sotto i 20000 punti.

In una giornata ricca di spunti i fattori positivi in Usa sono stati: la crescita dell’economia piu’ alta del previsto nel terzo trimestre e il miglioramento degli utili delle banche. Dalle minute dell’ultima riunione di politica monetaria della Fed e’ emerso che i partecipanti hanno preso in considerazione la messa a punto di misure di allentamento monetario persino piu’ aggressive dei 600 miliardi in tante tranche da 75 miliardi al mese annunciati a inizio novembre. La banca centrale ha inoltre rivisto al ribasso le prospettive su occupazione e crescita economica per l’anno in corso e quelli successivi sino al 2013.

C’e’ pero’ da dire che l’azionario aveva aperto le contrattazioni in rosso ben prima di conoscere l’aggiornamento sulla vendita di case, penalizzato dalle notizie di un conflitto nelle due Coree e dalle rinnovate preoccupazioni riguardanti i problemi fiscali irlandesi.

In ottobre le vendite di case esistenti sono scese del 2.2% a un tasso annuale di 4.43 milioni di unita’ dalle 4.53 milioni di settembre. Principali problemi riscontrati: il ritardo nelle procedure di pignoramento e gli standardi creditizi restringenti.

Buone notizie invece per il settore bancario: gli utili sono scesi di circa $7 miliardi nel terzo trimestre, ma sono risultati piu’ alti dell’anno prima.

A base del movimento degli indici e’ sopratutto la paura del contagio della crisi del debito sovrano dei paesi periferici dell’area euro e la presa in atto delle condizioni finanziarie dei PIIGS stessi, con la moneta unica che e’ scivolata sotto l’area $1.34 nei confronti del dollaro. Il conflitto tra le due Coree non ha fatto che esacerbare tale tono negativo.

Anzi che rilassarsi e chiudere posizioni in occasione del Thanksigiving, che cade giovedi’, gli investitori decidono di vendere, inquieti per gli sviluppi geopolitici in Corea – c’e’ stato uno scambio di bombardamenti tra i due paesi confinanti, e per la situazione fiscale fragile di piu’ di un paese nell’area euro.

Secondo Pyongyang il Sud ha fatto fuoco per primo, mentre per Seul l’attacco di Pyongyang e’ stato “intenzionale e pianificato” e costituisce una “chiara violazione dell’armistizio” tra le due Coree, ha detto il ministero degli Esteri sudcoreano. La tesi della Corea del Nord e’ che il bombardamento dell’isola di Yeonpyeong e’ avvenuto in risposta al fuoco dell’esercito sudcoreano, che “ha sparato per primo”.

Intanto il mercato si interroga su quale sara’ il prossimo paese dell’area periferica dell’euro a capitolare: Portogallo o Spagna? Il governo di Dublino nel frattempo traballa, con possibili nuove elezioni a gennaio. In pratica il piano di salvataggio dell’Irlanda ha intensificato, anzi che alleviato, la crisi del debito sovrano dei PIIGS. Il netto balzo del rendimento dei titoli di stato spagnoli a breve nell’ultima asta rispetto a quella precedente, rispecchia l’impatto che la crisi del debito irlandese sta avendo sugli altri paesi dell’area periferica dell’euro piu’ a rischio. Gli spread tra il rendimento dei titoli di Stato dei PIIGS e i bund si sono cosi’ allargati.

A nulla sono servite le buone notizie giunte prima dell’avvio dal fronte economico Usa: stando alla seconda lettura del PIL, la crescita dell’economia nel terzo trimestre e’ stata superiore al previsto, cosi’ come lo sono stati consumi, investimenti aziendali e esportazioni. Ma il rialzo e’ ancora troppo moderato, sottolineano gli analisti, per poter sperare in un calo dei preoccupanti – anche se stabili – livelli di disoccupazione.

Sempre sul fronte prettamente macro alle 20 italiane si conoscera’ il contenuto delle minute della Fed sull’ultimo incontro di politica monetaria.

In ambito societario, i titoli di Hewlett-Packard si muovono in controtendenza dopo che l’impresa di computer ha riportato risultati fiscali molto incoraggianti/a> e emesso un outlook migliore delle attese.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico, i futures sul petrolio con consegna gennaio sono in flessione dello 0.5% a quota $81.36 il barile. Il derivato con scadenza dicembre dell’oro segna +1.5% a $1377.60 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro e’ sceso ai minimi di due mesi in calo dell’1.3% a quota $1.3372. Quanto ai Treasuries i prezzi sono saliti per la terza seduta di fila, con il rendimento che si e’ attestato a quota 2.76% in contrazione di 5 punti base.