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WALL STREET ARRETRA MA IL TRIMESTRE E’ DA FAVOLA

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Gli indici americani hanno chiuso la seduta in calo, sviluppatosi nell’ultima mezz’ora di scambi, archiviando pero’ l’intero semestre con performance di tutto rispetto che non si vedevano da diversi anni. L’indice industriale, inoltre, si e’ avvicinato ad un soffio dal record storico in apertura, con un massimo intraday di 11741, per poi ritracciare. Il Dow Jones e’ arretrato dello 0.34% a 11679, l’S&P500 ha chiuso in ribasso dello 0.25% a 1335, il Nasdaq ha guadagnato lo 0.51% a 2258.

Negli ultimi tre mesi, gli operatori hanno assistito ad un flusso di notizie che hanno testimoniato ancora la forza dell’economia Usa, fatta eccezione per il comparto delle case. Cio’ lascia pensare ad un moderato rallentamento della crescita, che non avra’ l’effetto di danneggiare l’occupazione e i profitti aziendali. Da luglio a settembre, il Dow Jones e’ avanzato del 4.7%, l’S&P500 del 5.2% e il Nasdaq e’ del 4%.

A caratterizzare il trading giornaliero sono stati principalmente i contrastati dati macroeconomici e il nuovo calo del greggio. Nel mese di agosto, la spesa dei consumatori e’ cresciuta in misura inferiore del reddito personale, avanzando dello 0.1%, contro un rialzo dello 0.3%. A suonare il campanello d’allarme e’ stata pero’ la componente relativa ai prezzi al consumo, cresciuta dello 0.2%, portando il tasso annuale al 2.5%, ben sopra il tetto massimo di “sicurezza” stabilito dalla Federal Reserve.

Al momento sembra improbabile un ritorno della Banca Centrale ad una politica monetaria restrittiva, ma, nel caso di un forte incremento della crescita economica associato ad un’accelerazione delle pressioni inflazionistiche, non sarebbe da escludere la ripresa degli aumenti del costo del denaro.

Dagli altri dati in calendario, e’ emerso che a settembre l’attivita’ dei business dislocati nell’area di Chicago e’ cresciuta al maggior tasso dell’anno, attestandosi al 62.7% contro il 55.7% atteso e il 57.1% del mese precedente. In rialzo anche la fiducia Michigan, schizzata ai migliori livelli da aprile, a quota 85.4 punti (consensus 85).

Relativamente all’andamento dei singoli titoli, in evidenza la societa’ di infrastrutture network, nota per la tecnologia Blackberry, Research In Motion. Dopo aver riportato risultati trimestrali superiori alle attese, il titolo ha effettuato un rally del 20% circa, che ha spinto numerose banche d’affari a migliorare il rating sul gruppo e rivedere al rialzo il target price.

Sempre nel comparto hi-tech, luci accese sul colosso informatico Hewlett-Packard, avanzato di oltre due punti percentuali grazie agli sviluppi nel caso giudiziario in cui e’ coinvolto il management per la diffusione di notizie riservate. Molti analisti ritengono che la situazione del gruppo tornera’ alla calma e alla regolarita’ nei prossimi giorni, con gli investitori meno preoccupati per l’accaduto.

Sotto i riflettori anche il comparto dell’auto, oltre che per i nuovi modelli presentati all’Auto Show di Parigi, anche per l’annuncio di ristrutturazione interna di Ford Motor. La societa’ ha annunciato che tagliera’ due mila posizioni ai colletti bianchi della divisione americana, chiudera’ 16 impianti e ridurra’ la forza lavoro (30 mila posti) nel tentativo di ridurre i costi dell’azienda.

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Sugli altri mercati, nel comparto energetico petrolio in leggero rialzo, sulle speculazioni che Nigeria e Venezuela potrebbero tagliare l’output a partire dalla prossima settimana nell’intento di risollevare il prezzo dell’oro nero. I futures con scadenza novembre sono avanzati di 15 centesimi a $62.91 al barile, archiviando la settimana in progresso del 3.9% e il mese in calo del 12%.

Sul valutario, debole l’euro rispetto al dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di $1.2679. Riprende a scendere l’oro. I futures con scadenza dicembre sul metallo prezioso sono arretrati di $6.70 a quota $604.20.