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WALL STREET ARRETRA MA EVITA IL ‘PANIC SELLING’

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La seduta di borsa di Wall street si e’ chiusa con gli indici in territorio negativo, ma ben distanti dai minimi giornalieri toccato subito dopo l’apertura. Il panico del preborsa, sulla scia del forte calo delle piazze asiatiche ed europee originato dai rinnovati timori di recessione globale, aveva spinto i futures sui listini ai minimi livelli consentiti, in ribasso di oltre 6 punti percentuali. La tensione si e’ poi allentata durante gli scambi, permettendo al comparto azionario di arginare le perdite. Il Dow Jones, in calo di oltre 500 punti al bottom intraday, ha ceduto il 2.47% a 8476, l’S&P500 il 2.52% a 885, il Nasdaq e’ arretrato del 2.40% a 1565. Insomma, ribassi quotidiani di 300 punti del Dow oggi sembrano i 30 punti di qualche tempo fa, tanto e’ amplificata la crisi.

La volatilita’ resta estremamente elevata, nell’arco della seduta l’indice VIX e’ schizzato ad un nuovo picco storico oltre gli 89 punti a conferma della forte preoccupazione che domina tra gli investitori. Date le critiche circostanze le sale trading si apettano un ulteriore taglio di mezzo punto percentuale ai tassi d’interesse nel meeting della Fed previsto per la prossima settimana. Il Segretario al Tesoro Usa Henry Paulson, il cui intervento e’ atteso agli inizi della prossima settimana, ha manifestato la volonta’ d’investimento in banche regionali, come parte della nuova manovra prevista dal piano di salvataggio e anche in compagnie di assicurazione sottocapitalizzate (cio’ ha dato il via al parziale recupero dei listini).

Per Ben Halliburton, CIO di Tradition Capital Management, “siamo passati dalle paure sulla crisi del credito ai timori sulla crisi economica e nessuno ancora e’ in grado di stabilirne con esattezza l’impatto”. “E’ da mesi che vengono lanciati allarmi sulla recessione, adesso e’ arrivata per davvero” ha commentato a mercati aperti Scott Fullman, responsabile delle strategie d’investimento di WJB Capital Group a New York. “E’ ormai evidente che diversi fondi sono in difficolta’, non mi sorprenderei nel leggere notizie di fallimenti nei prossimi giorni” ha continuato Fullman.

Le news circolate nelle primissime ore nelle sale trading di Manhattan, imputavano il forte ribasso iniziale proprio alle vendite forzate degli hedge funds (che devono far fronte a valanghe di riscatti, per cui si crea un circolo vizioso di ribassi) e alla consapevolezza, ovviamente, che la recessione sta diventando globale e impattera’ pesantemente i consumi e il mercato del lavoro ovunque nel mondo. Gli analisti storici hanno anche fatto notare che il 24 ottobre 1929 fu il giorno in cui a Wall Street inizio’ il crash che diede il via alla Grande Depressione.

Circa i consigli degli “esperti” su cosa fare dei propri investimenti, la verita’ comincia ormai ad affiorare. “Dire ai propri clienti che e’ troppo tardi per vendere, dopo che alcuni fondi hanno gia’ fatto incassare agli investitori un ribasso di -40% da inizio anno, perche’ non hanno fatto una gestione intelligente, mi sembra un consiglio assolutamente inutile a questo punto” ha scritto Rev Shark su TheStreet.com. “Vi hanno dato fin qui indicazioni di investimento terribili e vorreste credergli ancora, quando adesso vi dicono di tenere e di non vendere”?

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Alcuni segnali di ripresa sono emersi dal fronte immobiliare, con le vendite di case esistenti cresciute del 5.5% a settembre, ad un livello migliore delle attese. Sul fronte societario, invece, le ultime trimestrali aziendali hanno continuato ad alimentare preoccupazioni su una brusca frenata dell’economia nei prossimi mesi. Nell’ultimo anno le societa’ facenti parte dell’S&P500 hanno sempre diffuso risultati inferiori all’anno precedente. Per il quarto trimestre le stime degli economisti sono per una crescita media del 19.2%; per il 2009 le prospettive sui profitti sono per una crescita del 15.2%.

Il colosso tecnologico Microsoft ha battuto le attese degli analisti sugli ultimi numeri fiscali ma ha emesso un outlook inferiore alle stime. Il fatto ha contribuito alla debolezza generale del comparto tecnologico forzando il Nasdaq a violare brevemente il supporto tecnico dei minimi dello scorso 10 ottobre in avvio. Tra i Big del settore, Apple, Nokia e Google hanno chiuso in territorio negativo.

Nel comparto dell’auto, male General Motors arrivato a segnare una perdita superiore al 13% per poi recuperare sul finale. A pesare sul titolo sono state le rinnovate tensioni sullo stato di salute dell’azienda; vendite anche su Daimler, e Ford; Chrysler ha annunciato un taglio del 25% della forza lavoro. Negli Stati Uniti per via della crisi nessuno compra auto nuove, il mercato e’ al collasso.

Deboli i titoli finanziari, con ribassi vicini ai 7 punti percentuali per Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup. La banca regionale National City (su cui piu’ volte sono circolate voci di bancarotta) e’ stata rilevata a sconto da PMC: il titolo ha ceduto il 22%. In ribasso anche il gruppo assicurativo AIG, rivoltosi nuovamente alla Federal Reserve per nuovi prestiti.

Sugli altri mercati, in calo il petrolio. I futures con consegna dicembre sono arretrati di $3.69 (-5.4%) a $64.15 al barile. La perdita settimanale e’ pari a -11.1%. Sul valutario, in forte calo l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.2611. In recupero l’oro. I futures con consegna dicembre sul metallo prezioso hanno guadagnato $15.60 a $730.30 l’oncia. Arretrano infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.6990% dal 3.5340%.

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