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WALL STREET: APRE IN ROSSO, L’INFLAZIONE FA PAURA

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Apertura col segno meno sulle borse USA, con tutti gli indici schiacciati in territorio negativo dalla fiammata dei prezzi al consumo in gennaio.

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Lo spettro dell’inflazione, dopo aver aleggiato sul mercato per tutta la mattinata, alla fine si e’ manifestato nella forma dell’indice dei prezzi al consumo, cresciuto in gennaio in misura maggiore rispetto alle aspettative di Wall Street.

L’inflazione al consumo negli Stati Uniti e’ aumentato nel mese di gennaio dello 0,6%, a fronte di una previsione dello 0,3% e in crescita sulla crescita dello 0,2% di dicembre.

Il ‘core index’, ovvero il dato depurato dalle componenti piu’ volatili, relative al comparto energetico e alimentare, e’ cresciuto dello 0,3%.

I dati sull’inflazione al consumo in gennaio giungono infatti dopo un aumento sistenuto dei prezzi alla produzione USA, che nello stesso mese sono aumentati dello 1,1%.

Molti investitori cominciano a prendere sul serio la possibilita’ che il costante aumento dei prezzi osservato negli ultimi mesi, congiuntamente a un deciso rallentamento dell’econonomia americana, possano prefigurare uno scenario di stagflazione – la situazione cioe’ in cui i prezzi aumentano ma la capacita’ di acquisto dei consumatori diminuisce, in un clima di generale depressione economica.

Ma la Federal Reserve probabilmente rimarra’ concentrata su altri dati, come quelli relativi alla fiducia dei consumatori. Il governatore della Fed, Alan Greenspan, ha infatti ripetuto in piu’ di una occasione che la banca centrale USA e’ piu’ preoccupata della possibilita’ di una recessione che di un aumento dell’inflazione.

L’attenzione del mercato per i dati macroeconomici ha fatto passare in secondo piano anche le cattive notizie giunte dal comparto semiconduttori, uno dei settori piu’ colpiti nelle sedute di martedi e venerdi’.

In un rapporto pubblicato nella tarda serata di martedi’, la Semiconductor Equipment and Material International (SEMI) ha reso noto che in gennaio le imprese nordamericane del settore hanno visto una riduzione degli ordini del 19%.

Un’altra tegola che cade sulla testa dei tecnologici, dopo la pioggia di ‘downgrade’ arrivata durante la seduta di martedi’.

Downgrade che oggi ha colpito Sun Microsystems.

Thomas Kraemer di Merrill Lynch ne ha abbassato il rating sul medio termine da “Accumulate” a “Neutral”, sottolinenando i problemi di Sun nel comparto dell’archiviazione dati.

Intanto molte blue-chip dell’high-tech rimangono ai minimi delle utime 52 settimane. Tra queste: Cisco Systems, Broadcom, JDS Uniphase e la stessa Sun Mirosystems.