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WALL STREET APRE IN CALO DOPO LA MOSSA FED

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Partenza sottotono per il mercato azionario americano, che comunque si riprende dopo la batosta subita nell’afterhours di ieri per via della decisione a sorpresa della Federal Reserve di alzare il tasso di sconto dello 0.25%. Il Dow Jones cede lo 0.24% a 10368.04 punti, il Nasdaq lo 0.34% a 2234.14 punti, mentre l’S&P 500 lo 0.38% a quota 1102.50.

La reazione negativa che i mercati hanno avuto ieri sera e che ha visto il dollaro balzare sui massimi plurimensili e’ da considerare naturale, con gli investitori che sono stati afflitti dai timori che le condizioni di politica monetaria inizino a cambiare dopo un anno senza mai un rialzo dei tassi.

La mossa a sorpresa dopo il preavviso lanciato nei giorni scorsi rappresenta l’iniziativa piu’ aggressiva di un inversione di tendenza della strategia di allentamento di politica monetaria, la piu’ accomodante dei 96 anni di storia della Banca centrale.

La Fed ha pero’ fatto di tutto per rassicurare gli operatori, precisando che la decisione non va interpretata come un segnale di un cambiamento della politica monetaria e che l’incremento non avra’ un impatto negativo sulle attivita’ creditizie di famiglie e aziende.

Inoltre alcuni operatori hanno iniziato a considerare la mossa un tacito segnale che il sistema finanziario poggia su basi piu’ solide. Il diffondersi di tali considerazioni ha rallentato inevitabilmente la corsa del biglietto verde, con il Dollar Index che e’ sceso dai massimi plurimensili toccati ieri sera, e ha aiutato i listini a recuperare parte del terreno perso nella primissima parte di mattinata, anche se sembra che la serie positiva di tre sedute sia destinata a essere interrotta.

In ambito macro, la pubblicazione dei prezzi al consumo, saliti meno delle attese in gennaio, ha allontanato la paura suscitata dal rialzo dei prezzi alla produzione. La componente core del PCI e’ calata per la prima volta in 28 anni.

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Per ricapitolare quanto avvenuto ieri, l’azionario ha accusato un sell-off pesante dopo la chiusura dei mercati, quando la Fed ha annunciato che avrebbe alzato, a partire da oggi, il tasso di sconto dallo 0.5% allo 0.75%. Se i titoli azionari hanno imboccato la strada dei ribassi, il dollaro ha invece preso a guadagnare terreno, con il mercato dei futures sui tassi che ora sconta una possibilita’ piu’ alta per un incremento dei tassi guida.

Tuttavia, il nervosismo si e’ placato grazie ai commenti tranquillizzanti di alcuni esponenti della Fed, i quali hanno sottolineato che la decisione non e’ un segnale di un cambiamento di politica monetaria. D’altronde il numero uno dell’istituto centrale, Ben Bernanke, aveva preannunciato il rialzo del tasso di sconto una decina di giorni fa. Sono i tempi ad aver colto di sorpresa il mercato.

Il rialzo del tasso di sconto – quello che le banche devono pagare per ottenere prestiti dall’istituto centrale – e’ arrivato infatti prima di quanto previsto dagli analisti. Da quando la crisi e’ iniziata la Fed ha sempre cercato di andare incontro al settore bancario con tassi estremamente bassi.

Il governatore della Federal Reserve Elizabeth Duke ha precisato che la decisione non rappresenta altro che “una normalizzazione ulteriore degli strumenti creditizi della Federal Reserve”. “Non segnala alcun cambiamento nell’outlook di politica monetaria e non dovrebbe restringere le condizioni finanziarie per aziende e famiglie”. Per le banche si pero’. E infatti il settore e’ tra i piu’ deboli al momento (benchmark XLF -0.35%).

All’interno della sfera societaria deludono i profitti di Dell, che perde terreno nel preborsa (-5%). Il colosso informatico ha invece archiviato il quarto trimestre fiscale con un fatturato in crescita del 10%. Il profitto di JC Penney ha invece battuto le attese di Wall Street, spingendo i titoli in rialzo di oltre il 6%.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico in flessione le quotazioni del greggio. I futures con consegna marzo cedono $0.03 attestandosi a quota $79.03 al barile. Sul valutario la moneta unica arretra a quota $1.3515. L’oro perde $3.80 a quota $1114.90 l’oncia. Quanto ai Titoli di Stato, il rendimento sul benchmark decennale si attesta al 3.800% dal 3.830% di ieri.