Società

Wall Street ancora su. Dow: 7 sedute positive di fila

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Gli investitori hanno snobbato la seconda stretta monetaria in Cina in appena poco piu’ di un mese cosi’ come una serie di trimestrali deludenti in American, permettendo al Dow Jones di infilare la settima seduta positiva consecutiva dopo i massimi di due anni e mezzo raggiunti ieri. L’S&P 500 ha registrato un progresso dello 0,41% a quota 1.324,42, mentre il Nasdaq ha segnato un +0,45% in area 2.796,52.

Il paniere delle blue chip ha guadagnato lo 0,59% a quota 12.233,45, spinto al rialzo da McDonald’s e General Electric. Vendite invece su Intel, ExxonMobil e Cisco. L’indice di volatilita’ VIX, ritenuto misura attendibile della paura che aleggia sui mercati, e’ scivolato in area 16 punti.

Una serie di annunci di M&A, cui si sono aggiunte previsioni rosee da parte di alcune societa’, aveva alimentato la fiducia degli investitori nel mercato con il Dow e l’S&P che hanno raggiunto i massimi di meta’ 2008. Tra i settori chiave, figurano beni al consumo discrezionale e finanziari, mentre energetici e utility hanno ritracciato.

Anche se l’annuncio della banca popolare cinese di aumentare di 25 punti base il costo del denaro, la terza volta nel giro di 5 mesi, non e’ una sorpresa, per un breve momento ha spinto qualche trader a vendere. La Cina e’ il vero motore della ripresa mondiale e si teme che la nuova misura finira’ per strozzare la crescita economica. Le autorita’ cinesi stanno cercando in tutti i modi di impedire un rincaro dei prezzi al consumo.

Contestualmente, la banca centrale cinese ha alzato di 25 punti base sia il tasso dei depositi a un anno sia il tasso sui presisti a un anno. L’ultima stretta di questo tipo era stata annunciata sotto Natale.

Ma una misura di questo tipo non ha colto i mercati troppo impreparati, in quanto i timori sul fronte dell’inflazione sono noti da tempo e molti si aspettavano una misura di questo tipo gia’ sotto le feste del capodanno cinese. La borsa di Pechino e’ ancora chiusa, ma potra’ reagire alla decisione quando riaprira’ i battenti domani dopo una pausa di cinque giorni.

Appena sono iniziate a circolare indiscrezioni secondo cui la banca centrale di Pechino avrebbe alzato i tassi di interesse di altri 25 punti base, i listini hanno accusato il colpo, per poi riprendersi. La terza stretta monetaria da ottobre giunge in concomitanza con le prospettive per una crescita dell’inflazione al tasso piu’ elevato degli ultimi 30 mesi.

Difficile che l’ottimismo prevalga quest’oggi, anche in considerazione di una serie di report fiscali societari poco entusiasmanti. Il calendario macroeconomico americano e’ relativamente scarno. In gennaio l’indice NFIB sull’ottimismo dell’attivita’ delle PMI ha registrato una crescita dell’1,5% a 94,1 punti, ai massimi di tre anni.

In ambito aziendale, Toyota ha chiuso l’ultimo trimestre con un calo del 47,6% degli utili, penalizzata dal rafforzamento dello yen e dall’andamento debole del business in Giappone. Nel frattempo ArcelorMittal, nonostante abbia annunciato una perdita trimestrale, ha detto che il 2011 sara’ un anno migliore del precedente.

Beazer Homes scivola di oltre il 4% dopo che il gruppo costruttore di case ha registrato un rosso piu’ amplio del previsto, citando bassi livelli di acquisti di nuove case. Da parte sua Sara Lee ha riportato un utile trimestrale inferiore alle attese di un centesimo, con l’euro debole che ha compromesso in parte il fatturato.

Sul fronte delle notizie positive, la catena di fast food McDonald’s ha annunciato un aumento del 5,3% delle vendite nel mese di gennaio nei ristoranti aperti da almeno 13 mesi: si tratta di un risultato superiore alle previsioni. Coventry Health Care ha archiviato il trimestre con un utile in rialzo del 38% a quota $150,3 milioni, ovvero $1,01 per azione.

Passando all’Europa, le piazze finanziarie europee hanno vissuto giornate alterne, l’idice Stoxx Europe 600 ha perso lo 0,06% a quota 288,56, interrompendo cosi’ la serie di cinque sedute positive consecutive. Lunedi’ ha guadagnato l’1% ai massimi da settembre 2008.

Sugli altri mercati, i futures con scadenza marzo segnano un ribasso dello 0,6% a $86,94 il barile. I contratti con scadenza analoga dell’oro guadagnano $1 a $1.364 l’oncia, sui massimi di tre settimane. Sul fronte valutario l’euro avanza dello 0,36% in area $1,3634. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale 3,725%, in rialzo di 8,1 punti base rispetto alla chiusura di ieri.