Società

Wall Street ancora sotto pressione: impennata del greggio

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Le turbolenze sociali e politiche nell’area mediorientale continuano a rappresentare dei rischi anche per la stabilita’ dei mercati azionari. A meta’ seduta viaggiano in rosso gli indici della borsa americana, all’indomani di un selloff del 2%. Il tutto a causa dei timori legati alle rivolte in atto in Libia, che hanno messo in sobbuglio i mercati. Ieri si e’ trattato anche della peggiore seduta degli ultimi sei mesi per l’indice allargato S&P 500.

Il Dow Jones cede quasi 30 punti, appensantito dalle perdite di Hewlett-Packard. L’indice delle blue chip ha perso circa 180 punti ieri, subendo il calo piu’ marcato dal 16 novembre. Sempre all’interno del paniere delle 30 societa’ a maggiore capitalizzazione, particolarmente prese di mira sono anche General Electric (-2%) e Intel (-2,5%), mentre Chevron (+3,29%) e Kraft (+2%) si muovno in controtendenza.

L’indice di volatilita’ Vix, misura attendibile della paura che aleggia sui mercati, ha fatto un balzo sopra quota 20 punti, dopo il forte rialzo di ieri, il maggiore in una singola seduta da maggio. Tra i settori chiave dell’S&P 500, industriali, tecnologici e tlc sono i piu’ venduti, mentre energia e grandi magazzini riescono ad avanzare nonostante la debolezza generale.

A scuotere i mercati negli ultimi giorni sono in particolare le notizie di instabilita’ giunte dal fronte geopolitco e in particolare mediorientale. Oltre alle rivolte in Libia, ormai sull’orlo della guerra civile, grava anche la decisione dell’Iran di mandare due navi da guerra nel Mar Meditterraneo. ieri le imbarcazioni hanno attraversato il Canale di Suez. Israele ha detto di non poter accettare una simile provocazione e ha invocato l’intervento, per lo meno diplomatico, della comunita’ internazionale. Tutto cio’ ha spinto i prezzi del petrolio su nuovi record. I futures con consegna aprile sul WTI si sono avvicinati ai $97 al barile, mentre i contratti sul Brent sono diretti in area $110. Nel frattempo l’argento e sopratutto l’oro – considerato bene rifugio in tempi difficili – avanzano. Il metallo giallo e’ salito sopra quota $1.400 l’oncia.

Sul fronte valutario il dollaro invece non ha attirato molto interesse e al momento scivola sui minimi di seduta. L’euro avanza dello 0,59% a $1,3732. Quanto ai Treasury, il rendimento sul decennale vale il 3,4630%, in rialzo di 0,2 punti base.

Sul fronte macro, tra i dati in calendario erano previste le vendite di case esistenti. I dati sono risultati migliori del previsto per il secondo mese consecutivo. Nel frattempo i prezzi sono scesi pero’ ai minimi di nove anni.

Dal mese scorso l’indice delle case esistenti (+2%) e l’indice delle direttive d’acquisto sui mutui della Mortgage Bankers (-7,9%) hanno intrapreso direzioni opposte. Normalmente, la combinazione di questi due indicatori ha un’influenza decisiva per determinare il numero di case vendute durante il mese. I redditi sono saliti leggermente e i tassi di interesse sono invece calati di 20 punti base dalla fine di dicembre alla fine di gennaio. Di conseguenza, le vendite di abitazioni hanno continuato a mostrare un rialzo, seppur modesto.

Tra le notizie societarie accusa il colpo H-P, che ieri a mercati chiusi ha emesso previsioni deludenti sulla performance di quest’anno. Sempre restando in ambito tecnologico, prova incolore per la societa’ di navigatori satelittari Garmin in seguito alla pubblicazione dei conti fiscali, che ha evidenziato un calo nell’ultimo trimestre.

Gli occhi saranno puntati anche su Apple, che oggi terra’ la sua consueta riunione annuale con gli azionisti, dopo che ieri sono iniziate a circolare indiscrezioni secondo cui il nuovo modello del tablet iPad verra’ lanciato sul mercato piu’ tardi del previsto, a giugno.